La Nuova Sardegna

La rabbia degli agricoltori

Il movimento dei trattori blocca il porto di Cagliari: «Basta con le prese in giro»

di Andrea Sini
Il movimento dei trattori blocca il porto di Cagliari: «Basta con le prese in giro»

La protesta, Giorgia Meloni non li riceve. Due navi salpano vuote, questa mattina un nuovo presidio sulla Sassari-Olbia

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Cagliari Traffico intasato nelle direttrici che portano a est a nord, traghetti in partenza con le stive completamente deserte e il grido d’allarme verso l’esterno che arriva forte e chiaro. Manca soltanto un tassello: l’incontro con la premier Giorgia Meloni, che non c’è stato e non ci sarà.

La protesta degli agricoltori e dei pastori ieri è salita di tono a Cagliari, dove un centinaio di manifestanti (ma nel corso della giornata se ne sono alternati almeno il doppio) hanno mantenuto saldo il presidio permanente al porto, davanti al varco Dogana, e che contemporaneamente hanno manifestato anche all’ingresso della città.

Il risultato è stato la quasi completa paralisi del traffico all’altezza di via Roma e lungo la strada che va in direzione Pula, con forti rallentamenti e code di diversi chilometri ben oltre il centro abitato.

Due delle navi in partenza dal porto di Cagliari sono salpate praticamente vuote, dato che il blocco del porto è stato “alleggerito” per consentire l’accesso alla banchina di pochissimi mezzi.

L’obiettivo principale della giornata, però, non è stato centrato: «Abbiamo chiesto che una nostra delegazione venisse autorizzata a incontrare la presidente del Consiglio Meloni», spiega Fabio Pitzalis, agricoltore di Guasila, rappresentante sardo del drappello del movimento dei trattori, che nei giorni scorsi era arrivato a manifestare anche a Sanremo, in occasione del Festival. La risposta? «Non c’è stata, o meglio ci è stato detto di andare alla Fiera. Noi sinora abbiamo fatto una protesta decisa ma corretta – sottolinea Pitzalis – , a certi giochetti non ci stiamo e non accettiamo di essere presi in giro per l’ennesima volta. Alla zona della Fiera non ci siamo neanche avvicinati, così come non abbiamo voluto portare i nostri trattori sino a qui. È chiaro che i rappresentanti della politica, anche ai massimi livelli, sono interessati a venire in Sardegna soltanto per fare campagna elettorale, e non sono disposti ad accettare un incontro istituzionale che sarebbe stato assolutamente necessario, perché dopo 23 giorni di protesta sarebbe davvero il caso di aprire un vero tavolo con noi sardi».

Pitzalis conferma inoltre che il presidio resterà operativo sino al 26 febbraio, il giorno successivo alle elezioni.

Nei giorni scorsi i leader della protesta erano stati ricevuti in Prefettura, dove avevano manifestato il desiderio di approfittare dell’arrivo nell’isola di Giorgia Meloni per provare a essere ricevuti. E nel frattempo, a partire dalla giornata di ieri, si erano schierati anche su via Roma.

«Ci sentiamo presi in giro – dice – la nostra è una vertenza seria che non può finire nel calderone delle solite promesse elettorali. Per questo andremo avanti».

Vanno avanti anche i presidi attivi ormai da giorni negli altri due grandi porti della Sardegna, Olbia e Porto Torres. Questa mattina la protesta avrà il suo fulcro a metà del tracciato della Sassari-Olbia, dove alle 10 i manifestanti si troveranno con i loro mezzi sul cavalcavia che porta al centro abitato di Tula. Da qui il serpentone di mezzi (ne sono annunciati una cinquantina, con almeno 200 tra pastori e agricoltori) si muoverà verso est in direzione di Su Campu: secondo il programma, verranno percorsi alcuni chilometri di strada, per poi tornare indietro e radunarsi nuovamente sul ciglio della strada nei pressi di Tula.

L’obiettivo del gruppo di manifestanti, che in questo caso è coordinato dall’associazione spontanea “Riscatto Agricolo”, è ovviamente quello di mantenere alta l’attenzione su una vertenza nazionale ma che in Sardegna è particolarmente sentita, dato il grande numero di addetti coinvolti tra il comparto agricolo e quello pastorale.

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