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Commercio col segno meno in Sardegna, due chiusure al giorno: i più colpiti gli alimentari

di Silvia Sanna
Commercio col segno meno in Sardegna, due chiusure al giorno: i più colpiti gli alimentari

Calo di vendite e fatturati, i piccoli gettano la spugna. Il Sassarese la zona con i dati peggiori. Giù gli acquisti anche di tabacchi e bevande alcoliche

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Sassari Più 2 per cento, meno 2 per cento: le imprese in Sardegna crescono, quelle del commercio invece vanno giù. E nel segmento dell’alimentare la grande e grandissima distribuzione piglia tutto, mentre la media e la piccola annaspano. Il dato parla da solo: 2 chiusure al giorno, che nel mondo variegato del commercio riguardano prevalentemente il supermercato tra i 300 e i 600 metri di superficie, il market di quartiere e la bottega. Più sei piccolo minori possibilità hai di sopravvivere, soprattutto se non sei affiliato a un grande marchio o sei fai l’azzardo di combattere il gigante sullo stesso terreno: offerta simile, prezzi inevitabilmente diversi, inflazione galoppante alla quale è impossibile resistere.

I numeri del commercio Sono 36mila in totale, circa il 25% appartiene al comparto alimentare. Gli addetti del commercio sono tanti quanti un comune di dimensioni medio grandi: 28mila. Il 2023 non è stato un anno brillante. Al contrario, il generale e timido balzo in avanti dell’economia, ha visto il commercio fare un passo indietro, con calo dei fatturati e delle vendite, riduzione delle imprese e conseguente taglio degli addetti. La percentuale regionale del -2% è così distribuita: -2,9 in provincia di Sassari, -2,2 nel Cagliaritano, -0,5% nel Nuorese e nell’Oristanese.

L’inflazione Il rincaro dei prezzi ha colpito in modo particolare il settore degli alimentari e l’inflazione al 6,4% si è tradotta in maniera praticamente immediata in un calo delle vendite del 3,5%. Gli altri segmenti, come le bevande alcoliche e i tabacchi, sono stati segnati da una inflazione tra il 2,5 e il 2,6 e le vendite sono diminuite dal 2,3 al 3% su base annua. All’interno del settore alimentare, ha mostrato segni di vitalità il comparto discount, grazie alla politica dei prezzi più bassi. Il carrello della spesa è cambiato, meno carne e meno pesce, più maiale e meno vitello o filetto.

Le chiusure Sopravvivere, dopo la tempesta Covid, seguita dai rincari dell’energia, del carburante e delle materie prime, con i prezzi schizzati allo scoppio della guerra, è stato veramente un’impresa da giganti. E chi gigante non lo è mai stato, si è dovuto arrendere. Con un effetto a lungo termine: le chiusure continuano, a ritmo più o meno incessante. Chi “balla” da solo, senza un grande marchio a fare da paracadute, difficilmente sopraggiunge nella giungla della concorrenza. Ce la fa chi abbatte i prezzi, accontentandosi di un guadagno minimo, oppure ritagliandosi un posto nel mercato di nicchia, proponendo ciò che dagli altri non si trova.

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