Le meduse dei mari sardi: urticanti solo le pelagie e le quadrifoglio, innocue le cassiopee e i polmoni di mare
I predatori naturali delle meduse sono le tartarughe marine, alcuni pesci e una chiocciola
Sassari I mari della Sardegna sono frequentati da diverse specie di meduse. Non tutte sono urticanti come la Pelagia noctiluca, o pelagia luminosa, tanto temuta dai bagnanti. La Velella velella, per esempio, non è urticante. Le Rhizostoma pulmo, grandi meduse bianche dette anche polmoni di mare, che arrivano a mezzo metro di diametro, non sono pericolose per l’uomo. Così come le Cotylorhiza tuberculata, dette cassiopee mediterranee e che dall’alto somigliano al tuorlo di un uovo, sono del tutto innocue. Una medusa più rara nei mari sardi è la medusa quadrifoglio, Aurelia aurita, che è poco urticante.
«Il ciclo vitale delle meduse è abbastanza rapido - spiega Marco Casu, docente di zoologia a dipartimento di Veterinaria dell’università di Sassari -. La medusa è un animale a crescita veloce. Dal momento in cui si sviluppa la larva, detta planula, al momento in cui viene fuori una medusa di dimensioni decimetriche, si parla di due settimane, più è alta la quantità di cibo, più crescono rapidamente. Il ciclo vitale è veloce e le meduse muoiono dopo la riproduzione. La loro vita può durare tra le tre settimane e un mese. Il loro numero si autocontrolla, perché le nuove meduse trovano meno da mangiare. I predatori principali della pelagia sono le tartarughe marine e alcuni pesci, mentre le velelle hanno come predatore una chiocciolina, che si chiama Janthina: galleggia e si attacca alle velelle, divorandole. L’aumento delle temperature, il cambiamento della piovosità e delle correnti, stanno portando a una crescita delle sostanze nutrienti in mare e nelle lagune, alla base della catena del plancton e poi delle stesse meduse».