La Nuova Sardegna

Elezioni comunali

Nicola Lucchi: «Amo Sassari, merita tanto: la strada imboccata è giusta»

di Roberto Sanna
Nicola Lucchi: «Amo Sassari, merita tanto: la strada imboccata è giusta»

Assessore uscente all’Urbanistica e candidato dei Civici. «A un sindaco serve soprattutto buon senso, non mi riconosco nelle ideologie»

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Sassari «La città di Sassari è sempre stata al centro della mia attività politica. Nel corso degli anni ho avuto più volte la possibilità di spostare il mio raggio d’azione ma ho sempre preferito rimanere qui». Nicola Lucchi racconta così una candidatura che parte da lontano e arriva da una lunga esperienza. Avvocato, 59 anni, studi classici al Liceo Azuni e poi di giurisprudenza nell’Ateneo cittadino, ha abbracciato presto l’attività politica nei partiti tradizionali per poi fare una decisa scelta di campo e passare al civismo. E proprio nella giunta “civica” del sindaco Nanni Campus che ha guidato la città in questi anni è stato uno degli assessori più attivi, assumendo le deleghe prima alle Attività produttive, poi alla Cultura e infine all’Urbanistica.

Il sindaco uscente aveva già detto da tempo che si sarebbe fatto da parte. I “civici” vogliono continuare l’esperienza a Palazzo Ducale: come si è arrivati al suo nome?

«La mia candidatura è il frutto di un sereno confronto interno al gruppo di maggioranza ed è stata una decisione collegiale. Ritengo, in questo mandato amministrativo, di aver fatto un’esperienza molto formativa, sotto la guida di un sindaco di grande competenza nella gestione della macchina come Nanni Campus. Ho girato diversi settori, mi sono confrontato in tante situazioni con i dirigenti e i dipendenti comunali, per giunta anche in momenti difficili come quelli di una pandemia, probabilmente il più grosso evento dopo la Seconda guerra mondiale. Dopo questi cinque anni, sono pronto».

I vostri avversari dicono sempre che il limite del civismo sia il non avere collegamenti diretti con i grandi partiti nazionali.

«Sono arrivato al civismo già nel 2009 con “Sassari è”, questa è stata la terza legislatura e non torno indietro. Ho deciso di abbandonare il quadro dei partiti tradizionali e delle ideologie perché mi sono ritrovato in cose che non mi appartengono, resto convinto che una città si debba governare principalmente col buon senso. La nostra esperienza lo dimostra: il gruppo è sempre stato coeso, nelle riunioni non ci sono state divisioni politiche e si è sempre parlato di quali cose fare e come farle. Se veramente avessimo avuto quei limiti, in cinque anni sarebbero emersi. Per noi parlano i frutti del nostro grande lavoro e che nessun governo politico aveva mai fatto. Molte cose già si vedono, come il recupero del Padiglione Tavolara e dell’Exmà, lo sblocco di grandi opere. I frutti di altre già avviate si vedranno a breve».

La vostra idea è chiara: proseguire nella strada inaugurata cinque anni fa e rinfrescarla.

«In pentola c’è tanto, in tutte le direttrici. La mia volontà è riportare Sassari ad avere un ruolo centrale nel territorio, inteso come città metropolitana. Un ruolo guida reale, che la veda interagire con gli altri Comuni per costruire una coscienza collettiva. E poi all’interno della città e al centro dell’operato dell’amministrazione comunale deve esserci il cittadino, che deve essere seguito dall’inizio alla fine del suo percorso: asili nido, parchi, cultura, mobilità, servizi, il cimitero».

Un argomento che ricorre in questa campagna elettorale è la cultura.

«Non può non esserlo. Noi riteniamo di aver fatto molto e di più, in questi anni, cominciando dall’aver sistemato i luoghi della cultura e averli restituiti alla città. Parlo del Padiglione Tavolara e delle sedi dei Gremi, per esempio, ma non solo questo. Abbiamo stretto un accordo con l’Ente concerti per portare la stagione lirica in piazza e renderla fruibile a tutti i cittadini, abbiamo la collaborazione con l’Accademia di Belle arti, abbiamo organizzato un grande concerto a Capodanno. Tutte cose che adesso vanno messe in rete, vogliamo incrementare i rapporti coi cittadini con uno sportello degli eventi. Avevamo già avviato un tavolo permanente della cultura, bisogna selezionare un certo tipo di eventi e renderli pluriennali con un calendario già pronto e appetibile. Bisogna rivitalizzare il Maggio sassarese, far diventare i Candelieri un vero e proprio brand e trasformarli in qualcosa che duri dodici mesi. Sassari ha un livello altissimo di cultura e deve farlo valere, per questo la mia idea è proporla come capitale della cultura, le condizioni ci sono. E questo ci consentirebbe una serie di azioni di altissimo livello».

Un settore sul quale in questi anni avete subito numerosi attacchi è stato quello dell’Urbanistica, che lei ha guidato nell’ultimo periodo.

«Abbiamo lavorato per dare le direttrici del futuro. Intanto con la revisione totale del Puc, che era già vecchio perché partiva da un’analisi del 2006. Abbiamo chiarito molte situazioni. Intanto la città urbana: basta con le divisioni, era giusto definire le destinazioni e dare a Predda Niedda la sua dimensione vera, produttiva e commerciale. Poi abbiamo eliminato un piano del commercio che era illegittimo e creato una situazione ideale di crescita reale con la possibilità, a breve che possano sorgere in città le medie superfici di vendita e questo, però, riqualificando l’esistente in un discorso di rigenerazione urbana. Parlo anche del Piano dei ruderi che, grazie al Pinqua, vedrà la rigenerazione di molti stabili destinati a un utilizzo collettivo. E poi c’è il discorso delle zone turistiche, con un piano che crea realmente le condizioni per uno sviluppo turistico delle borgate costiere per quello che sono realmente: non abbiamo bisogno di una nuova Porto Cervo, abbiamo dato la possibilità di creare posti letto con i bed and breakfast e gli affittacamere, negozi di generi alimentari. Abbiamo dato la possibilità di nuovi posti letto a Platamona, non va sottovalutato il piano particolareggiato per l’Argentiera. La cubatura per le zone F adesso è di 700mila metri ma deve comprendere l’esistente, il piano della giunta Ganau prevedeva 40mila metri cubi nuovi e non è stato realizzato niente. Poi c’è il discorso di Fiume Santo che non voglio abbandonare, serve una riconversione con le bonifiche fatte dalle aziende».

Altro argomento caldo e di difficile soluzione immediata è quello del centro storico.

«Per il centro storico abbiamo fatto tantissimo, quanto mai nessun’altra amministrazione. C’è sicuramente un problema di sicurezza ma non lo risolvi coi militari, chi dice queste cose non ha capito nulla. Stiamo parlando di un problema sociale e culturale che va affrontato con gli strumenti adeguati, a cominciare dall’integrazione. Tenendo conto che, in questo momento storico, è un problema che hanno tutte le città: lo spostamento nel Mediterraneo delle popolazioni è inevitabile e noi siamo un’isola che è al centro del Mediterraneo. Non possiamo non accogliere nuove popolazioni, dobbiamo lavorare per integrarle. Lo vedo continuamente nel mio lavoro di avvocato, ci sono intere comunità chiuse, che guardano solo i programmi televisivi del loro paese e nemmeno fanno la spesa nei nostri negozi. Bisogna lavorare in questo senso, coi giovani forse un pochino più facile. Il centro, sicuramente, è stato abbandonato dai sassaresi e bisogna prima di tutto ricreare le condizioni per farli tornare. Il Comune ha fatto tanto coi suoi progetti, può fare di più, per esempio, riportando al centro diversi uffici pubblici».

Ha letto le prime dichiarazioni programmatiche degli altri candidati?

«Li conosco tutti e li rispetto. Mi limito a dire che il mio è un programma veritiero e reale: dico quello che si può fare e so quello che non si può fare. Sono sempre stato uno che è andato nella città per parlare con le persone, sentire problemi, trovare soluzioni e continuerò a farlo. Il momento elettorale presto o tardi finirà, arriverà quello delle responsabilità e mi auguro che tutte le componenti della città facciano la loro parte. Mi auguro anche che si possa assistere a una campagna elettorale di livello alto perché Sassari lo merita».

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