La Nuova Sardegna

Salute e ricerca

L’otorino di Sassari è al top nel mondo

di Paolo Ardovino
L’otorino di Sassari è al top nel mondo

La clinica universitaria è 24esima tra le eccellenze di Usa, Cina, Brasile e India, Super richiesta per la cura dei tumori al naso: «Dal nord vengono a operarsi nell’isola»

13 giugno 2024
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Sassari Il diretto interessato ci ha messo un po’ per realizzare. Il dottor Francesco Bussu ha aperto e chiuso la pagina del sito web più e più volte, poi si è dovuto arrendere all’evidenza: «Ma allora è vero». Esiste un istituto internazionale, lo Scimago institutions ranking, che dal 2009 è specializzato nella pubblicazione di report e classifiche su vari ambiti universitari da tutto il mondo. E alla voce “otorinolaringoiatria”, la sorpresa: l’Università di Sassari, nella specialità, è 24esima al mondo. Proprio così.

Prima italiana (dietro c’è Milano, al 56esimo posto) e terza europea, in un ranking infarcito di istituti americani – da Harvard a Stanford a Sanit Louis – ma anche da Olanda, Brasile e Cina, India, Australia. Al di là dei numeri, la realtà dice che si tratta dell’unico ambito della Sanità sarda per cui dal resto d’Italia c’è una mobilità attiva di pazienti che vengono nell’isola a operarsi. È quello che accade a chi è alle prese con tumori al naso.

Il risultato Il direttore della clinica universitaria di otorinolaringoiatria è Francesco Bussu, classe 1974, cresciuto a Oristano, famiglia di Ollolai, specializzazioni in Francia, Germania e Usa. Interpellato sul clamoroso 24esimo posto al mondo, risponde: «Francamente non lo so, non conosco i criteri. Sono rimasto sorpreso e anche un po’ imbarazzato dal dato, ovviamente non mi dispiace, ma non so realmente che significato dargli». La branca specializzata nei trattamenti di orecchio, naso e gola, offre un caso unico nell’isola e nel panorama nazionale, che secondo l’istituto dei ranking si confronta con realtà mondiali.

La forza «Sono un docente universitario e un medico e credo che curare i malati migliorando allo stesso tempo lo standard di cura per tutti sia la soddisfazione più grande – commenta Bussu –. È quello che sta succedendo con i tumori della parte anteriore delle cavità nasali, per i quali abbiamo descritto un approccio terapeutico, ormai riconosciuto dalla Società di Otorinolaringoiatria» che lo ha definito come nuovo standard e che consente di evitare l’amputazione del naso. «Il trattamento prevede una fase chirurgica che effettuiamo presso l’Aou di Sassari e una fase radioterapica che, per problematiche strutturali, dobbiamo effettuare al Mater Olbia». Nel 2023 il gruppo di specialisti di Sassari è quello che ha trattato più casi in Europa, con circa l’85 per cento dei pazienti che si sono dovuti muovere da regioni del nord Italia. «La paziente più giovane ha 27 anni, viene da Padova, ha festeggiato di recente un anno e mezzo con il suo naso e senza malattia», racconta il direttore Bussu e non nasconde per niente l’emozione.

Scuola e ricerca Lui è arrivato nel 2017 come primario, un anno dopo la chiusura della scuola di specializzazione, «poi l’ateneo ha creduto e investito, io sono diventato professore universitario, il mio collaboratore Davide Rizzo professore associato e ordinario e di conseguenza nel 2023 la scuola di specializzazione è stata riaperta. Cerchiamo di innovare e diffondere innovazione». Un campo sul quale «stiamo investendo molto e siamo leader in Italia è quello delle procedure diagnostiche sotto guida ecografica, convinti che noi chirurghi abbiamo delle competenze di grande utilità. E infatti gestiamo ed operiamo un gran numero di masse cervicali e soprattutto delle ghiandole salivari che tipicamente devono essere inquadrate prima dell’intervento attraverso procedure ecoguidate».

Procedure che vengono visionate da specialisti da oltremare e dall’Estero, «Egitto, Germania, Turchia, ma anche Stati Uniti». Classifiche a parte, precisa Bussu, un punto di forza innegabile è nelle risorse alla ricerca: finanziamenti per la ricerca: l’otorinolaringoiatria di Sassari, spiega, negli ultimi due anni ha ottenuto sei finanziamenti su bandi, uno dalla Regione, due dal Ministero dell’Università e tre dal Ministero della Salute su fondi Pnrr.

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