La Nuova Sardegna

L’evento

Silvia Melis: «Dopo il sequestro ingabbiata nel ruolo di ex rapita»

di Massimo Sechi
Silvia Melis: «Dopo il sequestro ingabbiata nel ruolo di ex rapita»

L’imprenditrice vittima dei banditi tra i protagonisti del TEDx di Sassari

27 giugno 2024
4 MINUTI DI LETTURA





Sassari «Ero sola al buio, c’era una candela, sentivo il rumore delle campane della chiesa di San Giuseppe. Una nuova prigione la casa delle spine. Compare la catena, mi dispero. Poi il cespuglio stellato nel mese di agosto e infine quello che ho chiamato l’ultimo campeggio, una tenda. La fuga, il ritorno alla libertà. L’incontro con mio figlio». Era lei l’ospite più attesa di questa edizione del TEDx di Sassari. Silvia Melis, l’imprenditrice ogliastrina vittima di un terribile sequestro nel 1997, non ha deluso le aspettative: ha ripercorso quei 265 giorni in mano ai banditi, ma soprattutto ha raccontato il suo ritorno alla vita. E le sue gabbie. «Quando esco creo la mia prima gabbia, creo un personaggio, quella della sequestrata. Parlo con tutti non mi nego a nessuno. Chiudo la sofferenza in un cassetto. Oggi qui dovrei dirvi di non badare ai giudizi della gente ma non è vero perché io non ci sono riuscita e soffro ancora quando sento parlare della Sardegna terra di sequestratori. Il mio però è uno degli ultimi sequestri e questa è una delle cose più belle per il popolo sardo».

Silvia Melis è stata l’ultima a parlare in una serata da giorni sold out. Il tema erano appunto le gabbie. Le gabbie che hanno tante forme, sono ad esempio quei pregiudizi e quegli stereotipi che in qualche modo ancora persistono nella società, quella concezione di inferiorità o minorità femminile che è l’origine culturale della violenza di genere. «Di questo siamo tutti responsabili e contro questi pregiudizi, queste concezioni abbiamo tutti il dovere di fare rumore». La professoressa Liliosa Azara ha aperto con il suo intervento il TEDxViaCavour 2024. Un silenzio esaustivo ha accompagnato le sue parole. Il pubblico del nuovo teatro dell’ex Ma di Sassari ha seguito con un’attenzione profonda le sue parole e quelle degli altri speaker che si sono alternati sul palco, presentati da Andrea Sini. Don Paolo Pala è il parroco di Palau. Il suo tema “Ingabbiati dal niente. La potenza di un (in) certo modo di pensare” non è stato “un pippone storico filosofico” ma la descrizione di «una gabbia che non percepiamo immediatamente, che non ha sbarre da cercare di allargare per uscirne ma un sistema di pensiero che ha una radice nichilista. Quel buio che mette in discussione tutto, che porta a fare scelte che diventano irreversibili. Un buio che nasce dal non riuscire a vedere l’oltre. C’è un analfabetismo emotivo. La nostra comunità che non riesce più a convergere in valori condivisi. L’unico valore attuale sembra essere il mercato il profitto o il consumismo. Un valore che presta il fianco alla rete e alla globalizzazione. Ma se Dio è morto come possiamo contrastare l’avanzare di questo nichilismo? Intanto ricordarci che dio è morto ma è anche risorto. Per contrastare l’avanzare dell’odore della morte bisogna riscoprire il profumo di un giardino dove c’è stata una resurrezione. Allora possiamo vedere una gabbia con delle feritoie dove passa ancora la luce. C’è ancora speranza».

Gabriel Spanu è uno sviluppatore, i social media sono strumenti che per lui sono stati utili, nel suo lavoro, ma non solo. Il suo intervento ha descritto come gli algoritmi modellano la nostra società. «Ci preoccupiamo, giustamente dell’abuso di utilizzo dei social, ma quella è solo la punta dell’iceberg di un vero e proprio problema sociale. Social come Facebook non sono a pagamento, eppure proprio Facebook ha guadagnato solo nell’ultimo anno 110 miliardi di dollari dalla pubblicità. Questo è possibile grazie a quegli algoritmi che controllando quello che facciamo consentono di propinarci tutto quello che ci piace. Ci chiudiamo noi stessi in gabbie di cui noi solo abbiamo le chiavi. Gabbie che rischiano di farci mancare il pensiero critico, che ci chiudono nelle cosiddette bolle di filtraggio. Da anni si parla di quanto sono pericolosi i social media. Cerchiamo di imparare a utilizzarle al meglio. Facciamo leggi per regolamentarli. Lavoriamo nelle scuole, con i bambini per un confronto. Impariamo ad utilizzare al meglio questi strumenti». E poi le gabbie della musica che come ha spiegato Michelangelo Lentini, sono quelle regole ferree che consentono però di poter suonare la musica liberamente. Gianluigi Tiddia (@insopportabile) e il suo dialogo con il turismo che nasce dall’esigenza di conoscenza e di esplorare luoghi e persone. «Oggi è sempre più impattante. Ora è un collezionismo di esperienze. Viviamo per certificare di esserci stati, non per viverle ma certificarle con gli strumenti digitali. Un consesso di selfie ambulanti. Inneschiamo una transumanza umana di pascolo in pascolo, ingabbiati dentro ovili instagrammabili».

Marco Angius ha portato invece l’esperienza di Axel Mittbauer, il campione di nuoto della Germania dell’Est che per un problema di salute non ha potuto essere presente al TEDx. La sua fuga a nuoto. Quei 22 chilometri percorsi nella notte per raggiungere la libertà nella Germania dell’Ovest. Tutto questo è TEDx, un evento che grazie all’impegno di un gruppo di imprenditori, professionisti, docenti e animatori culturali ha conquistato un posto speciale tra gli eventi in città. Uno spazio oramai irrinunciabile che la città dovrà riuscire a mantenere e valorizzare ancora di più nei prossimi anni.

In Primo Piano
Rapina

Sassari, l'assalto: via dalla Mondialpol con 20 milioni di euro, è caccia ai banditi

di Luca Fiori
Le nostre iniziative