Sindacopoli: nelle intercettazioni le pressioni dei politici sulla Sassari-Olbia
Al tribunale di Oristano nuova udienza del processo sugli appalti pilotati. Imputati per corruzione Antonello Peru, Angelo Stochino e Salvatore Paolo Pinna
Oristano La spartizione sarebbe avvenuta a tavolino, prima ancora che l’appalto venisse assegnato alle ditte che poi l’avrebbero vinto. Sulla realizzazione dei lotti 3 e 8 della strada Sassari-Olbia la torta da spartire era alquanto grossa, forse addirittura di due milioni divisi in varie tranche. La cifra sospetta sarà meglio definita al termine delle udienze del processo che vede imputati per corruzione l’ingegnere desulese Salvatore Paolo Pinna e i consiglieri regionali dell’allora PdL, il sorsense Antonello Peru e l’arzanese Angelo Stochino – i tre sono assistiti dagli avvocati Alessandra Russo, Luigi Esposito, Pasquale Ramazzotti e Angelo Caddori –.
Era necessario fare in modo che i soldi, destinati a quella che proprio un interlocutore dell’ingegner Pinna, intercettato, chiamava esplicitamente «tangente», sparissero dall’importo totale dell’appalto. Impresari professionisti e politici non si spaventarono e studiarono un sistema neanche troppo fantasioso e contorto per evitare l’ostacolo dei controlli sul ruscello di euro che avrebbe preso altre direzioni rispetto al corso principale del fiume di denaro. Andarono così a inventare un intreccio di fatturazioni per lavori mai eseguiti che non avrebbero dovuto destare sospetti.
L’unica volta che invece avrebbero trafficato in contanti, l’avrebbero fatto con il più antico e famoso dei metodi: usando una valigetta che al suo interno conteneva 30mila euro in banconote da 20 euro. A trasportarla da Roma alla Sardegna sarebbe stato lo stesso Salvatore Pinna.
Il gruppo, di cui faceva parte anche una serie di persone uscite dal processo per prescrizione o per precedenti patteggiamenti, inciampò nell’indagine che la procura di Oristano aveva avviato per verificare una serie di collusioni sempre tra l’ingegnere di Desulo e una serie di politici e di professionisti sospettati di spartirsi incarichi, progettazioni e lavori nell’area della Barbagia e del Mandrolisai, indagine poi ribattezzata “La Squadra-Sindacopoli”. Una volta che Salvatore Paolo Pinna venne intercettato si capì che nella pentola bolliva qualcosa di molto più grosso rispetto a uno scandalo di malaffare limitato ad alcuni comuni dell’interno dell’isola. Fu allora che si iniziò a indagare anche sulla madre di tutte le incompiute sarde, la Sassari-Olbia.
La ricostruzione di alcuni di quei dialoghi è stata fatta dall’ufficiale di polizia giudiziaria, il capitano dei carabinieri Giovanni Maria Seu, che seguì le indagini coordinate dal pubblico ministero Armando Mammone. È da quelli che sembrano emergere, intanto, i metodi per la spartizione dei soldi, quindi anche dei dissapori per dei patti che non sarebbero stati rispettati una volta che la macchina dei lavori si mise in moto.
Salvatore Paolo Pinna, ad esempio, si lamentò con l’imprenditore laziale Girolamo De Sanctis per il mancato coinvolgimento di ditte e lavoratori sardi «indicati da certi politici». Lo stesso Pinna, non nascondendo il proprio malcontento, invitava l’ingegnere romano Gianni Zallocco a «non rimangiarsi l’accordo» e quest’ultimo replica: «Quello che dovevamo dare l’avevamo già dato.... Oltre a tutti i soldi delle tangenti state chiedendo anche altro». L’altro sarebbero i subappalti promessi e non affidati a ditte sarde, così come le assunzioni di lavoratori «indicati da certi politici a Cagliari». Quei politici sarebbero per l’appunto Antonello Peru e Angelo Stochino, che oltre che dalle imprese romane – per l’arzanese si è parlato in aula di un bonifico da 520mila euro –, sarebbero stati pagati dallo stesso Salvatore Pinna, il quale avrebbe poi girato dei compensi alla fidanzata del primo e alla sorella del secondo. A incastrare gli imputati, secondo l’accusa, ci sarebbero anche dei documenti ritrovati nei computer in cui si indicavano le cifre e i destinatari. Contemporaneamente, nei bonifici, venivano indicate causali per progetti legati a lavori sulle linee ferrovie del Qatar, della Palermo-Messina e della più vicina Macomer-Nuoro, opere che non sarebbero mai state eseguite.
Poi c’è addirittura un filone di questa vicenda che porta in Serbia. In un conto estero di Belgrado riferibile a Salvatore Paolo Pinna sarebbero transitati 400mila euro, somma per gran parte mai recuperata perché nel frattempo l’inchiesta mandò gambe all’aria il presunto sistema.