Le Olimpiadi dei sardi, dal primo oro del leggendario Francesco Loy una storia di delusioni e grandi imprese
Dal 1912 a oggi la Sardegna ha portato a casa 15 medaglie. Le ultime a Tokyo 2020
Sassari C’è un filo che unisce le Olimpiadi del 1912 a quelle di Parigi del 2024: da allora, e per 26 edizioni dei Giochi, in lizza c’è stato sempre almeno un sardo con la sola eccezione di Amsterdam 1928. In totale sono stati oltre 100 gli atleti isolani che hanno vestito la maglia azzurra alle Olimpiadi mentre il bottino è stato esiguo anche se racconta le imprese di personaggi leggendari dello sport. Sette le medaglie d’oro, tre gli argenti e 5 i bronzi. Il primo oro arriva addirittura all’esordio di un sardo alla rassegna a 5 cerchi a Stoccolma 1912: Francesco Loy, ginnasta cagliaritano trionfa nel concorso a squadre. Loy conquista la medaglia, poi va in guerra, con la Brigata Sassari, viene anche decorato. Ritorna allo sport nel 1920 ad Anversa (i Giochi non si disputarono nel 1916 a causa della Grande Guerra). E in Belgio Loy vince ancora l’oro a squadre, insieme a un altro cagliaritano e amsicorino, Michele Mastromarino.
Ma per rivedere l’oro i sardi dovranno aspettare Tokyo, prima l’edizione del 1964 e poi quella del 2021. La storia racconta che nel 1924, giusto 100 anni fa proprio a Parigi, c’è l’esordio del primo sassarese alle Olimpiadi, il giavellottista della Torres, Carlo Clemente. Primatista italiano, soccombe però nelle eliminatorie. Saltata l’edizione del 1928, i sardi si presentano in forze nel 1932 a Los Angeles, dove arriva ancora una medaglia, stavolta di bronzo, con il canottiere di Santulussurgiu Francesco Cossu, nel 4 senza. La medaglia, ma d’argento, arriva anche ai Giochi del 1936 di Berlino. Proprio per accontentare la fame populista del Terzo Reich, i giudici rubano nel pugilato l’oro al peso mosca Gavino Matta, torresino che supera quattro turni in scioltezza e domina anche la finale contro il tedesco Willi Kaiser. Ma i giudici ribaltano l’esito assegnando l’oro al tedesco. Sempre a Berlino, l’altro sassarese, Renzo Bonivento, arriva lontano dal podio nell’equitazione.
A Londra 1948 i sardi sono tre, e le medaglie due. Una di bronzo per il mitico Tonino Siddi, velocista sassarese con la staffetta 4x100. Argento nel pugilato peso gallo con Gianni Zuddas. Cinque convocati ma nessuna medaglia ai Giochi di Helsinky del 1952. Quattro anni dopo sei atleti, fra cui il pesista nuorese Sebastiano Mannironi, che parteciperà a tre edizioni vincendo anche il bronzo a Roma 1960. In Australia medaglia d’argento per Salvatore Oppes nel salto a squadre di equitazione. A Roma 1960 il record: 14 sardi presenti. Grazie al fatto che ben 9 atleti fanno parte della squadra di hockey su prato (8 dell’Amsicora e 1 del Cus Cagliari). Le medaglie sono due: oltre al bronzo di Mannironi, anche quello di Tonino Oppes , concorso a squadre di equitazione. Nel 1964 in Giappone l’exploit: 5 atleti in gara e due ori. Sul gradino più alto del podio salgono il pugile di Ales Fernando Atzori nei pesi mosca, tuttora l’unico sardo a vincere un oro olimpico individuale, e il cavaliere cagliaritano Paolo Angioni nel concorso completo a squadre di equitazione. Nel 1968 a Città del Messico la spedizione è composta da 7 atleti, fra cui Mario Medda, pentathleta che disputerà tre Olimpiadi. Sette sardi anche a Monaco 1972. Si scende a 4 presenze a Montreal. A Mosca due convocate, ma sono le prime due donne sarde ai Giochi: la quattrocentista cagliaritana Daniela Porcelli e e la cestista sassarese Nunzia Serradimigni. A Los Angeles 1984 due sardi mentre a Seul 1988 si sale a 4. A Barcellona ’92 c’è una sola atleta. Ad Atlanta 1996 4 presenze, con tre dell’atletica. Un solo atleta a Sidney, ad Atene e a Pechino. Poi la ripresa: 2 a Londra, 6 a Rio. Sino al botto di 11 convocati a Tokyo. E il Giappone riporta anche le medaglie: l’oro della 4x100 con Filippo Tortu e Lorenzo Patta e il bronzo nel doppio pesi leggeri di canottaggio per Stefano Oppo.