La Nuova Sardegna

Sanità

Reparti chiusi in tutta l’isola, ospedali vicini al collasso

di Giuseppe Centore
Reparti chiusi in tutta l’isola, ospedali vicini al collasso

Al Brotzu è emergenza: la manager ha scritto anche al prefetto di Cagliari. Troppi i pazienti fuori sede: i posti letto ormai non sono più sufficienti

19 luglio 2024
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Cagliari Martedì mattina si terrà l’incontro in assessorato regionale alla sanità tra l’assessore Armando Bartolazzi (impegnato lunedì nella conferenza socio-sanitaria di Nuoro) e i vertici delle aziende sanitarie, ospedaliere e dei servizi sarde. L’appello che la direttrice del Brotzu Agnese Foddis ha inviato ai colleghi e alla Regione, e ieri anche al Prefetto di Cagliari, denunciando le difficoltà nella cura dei pazienti e il rischio di una «indiscriminata deprivazione dell’assistenza sul territorio» che comporta la «incontrollata e ingovernabile migrazione degli utenti verso il Brotzu».

Che la situazione al Brotzu non sia serena lo dimostrano le cronache di questi mesi, non dei giorni scorsi. Il carico dei pazienti accompagnato da una riduzione del personale ha fatto venire alla luce problemi antichi, rivalità, e disfunzioni previste e inattese che hanno di fatto ridotto la caratteristica di ospedale di Alta Specializzazione e di rilievo nazionale che ancora il Brotzu mantiene.

Disegnare una radiografia delle sofferenze del Brotzu oggi è facile: tutte le figure, le mansioni, i ruoli, sono in deficit. Mancano medici, infermieri, oss, amministrativi, tecnici. Una situazione purtroppo non esclusiva del più grande ospedale sardo ma comune a tutti i territori.

La differenza è che alla fine il Brotzu funziona da collettore finale di pazienti da quasi tutta l’isola a causa delle limitazioni che si verificano in altri ospedali. Tutto ciò avviene da mesi, non da settimane, in misura non omogenea e costante, ma casuale, a seconda dell’afflusso di pazienti nei diversi reparti. I numeri indicano una occupazione di posti letto sempre superiore al massimo consentito e a quello che si può sostenere. Ecco alcuni esempi. Qualche giorno fa, in Medicina d’Urgenza c’erano 49 pazienti, per 38 posti letto. In medicina generale si è andati oltre: 55 ricoverati per un reparto che ne doveva contenere 38. Idem per chirurgia d’urgenza: 36 pazienti presenti a fronte di 26 previsti. Gli ammalati in più vengono messi dove c’è posto. È andata meglio in cardiologia interventista ed emodinamica dove a fronte di 41 posti c’erano “solo” 43 pazienti. Non bene in chirurgia epatobilipancreatica, dove a fronte di 10 posti c’erano 17 pazienti. Problemi anche in ortopedia e traumatologia, nelle due divisioni: 34 posti ma 47 pazienti. Questi dati, e le urgenze che ne conseguono possono cambiare in poche ore: un reparto in sofferenza con tanti ricoverati può “svuotarsi” con una serie di dimissioni, non seguite da ricoveri, e un altro che invece viaggia su valori ordinari può improvvisamente andare in tilt con una inattesa immissione di pazienti. Impossibile programmare gli arrivi, perché dipendono da più motivi. Sicuramente la chiusura di reparti da Nuoro in giù fa ricadere sul Brotzu i ricoveri imprevisti a seguito di incidenti o traumi che vedono coinvolti il servizio del 118. Nel caso specifico la chiusura di Ortopedia del San Francesco lascia come “filtro” prima dell’arrivo a Cagliari solo l’ospedale di Oristano e quello di San Gavino. Entrambi non hanno i numeri per sopportare e gestire il carico di pazienti che nasce dalla chiusura di quel reparto, anche se una parte prende la via del nord Sardegna.

L’allarme della manager del Brotzu nasce quindi da una situazione di esasperazione presente in tutte le strutture sanitarie sarde, che nei grandi poli si riverbera con più forza. A prescindere dalle decisioni che verranno assunte martedì, è evidente che questo stato di cose ha radice che vanno indietro nel tempo e non potrà comunque si intervenga essere risolto in ore, o in settimane. «Ma qualcosa si dovrà fare – ammettono in direzione del Brotzu – così non riusciamo ad andare avanti nella normalità».

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