La Nuova Sardegna

L’intervista

Luca Zaia: «L’autonomia differenziata sarà un’occasione di progresso»

di Giuseppe Centore
Luca Zaia: «L’autonomia differenziata sarà un’occasione di progresso»

Il presidente del Veneto parla a tutto campo: la sua vita, l’ultimo libro e i temi caldi del dibattito politico nazionale ed europeo

21 luglio 2024
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Cagliari Luca Zaia, da 14 anni presidente, sempre riconfermato con percentuali schiaccianti, della Regione Veneto, oggi presenta al Cue di Lisca di Vacca il suo ultimo libro “Fa presto, vai piano. La vita è un viaggio passo a passo”. Chi pensasse al solito libro del politico in auge, magari scritto dal ghost-writer, infarcito di luoghi comuni, buono solo per una distratta lettura sotto l’ombrellone, commetterebbe un errore. Zaia è alla sua sesta opera, la più impegnativa, perché parla della sua vita, della sua maturità e delle sfide che col tempo ha dovuto affrontare. Eppure questo è forse il libro più politico, in senso alto, con citazioni dotte e riflessioni approfondite su come vada vissuta la vita. «Un libro dedicato a chi è giovane, e si pone, giustamente, tanti perché», ammette Zaia. Con l’autore abbiamo parlato del libro ma anche dei temi caldi del dibattito politico nazionale ed europeo. Zaia è stato confermato alle ultime elezioni con il 77 per cento dei voti e con un consenso per la sua lista del 44 per cento. Il prossimo anno ci saranno le regionali in Veneto. Ci sarà un quarto mandato per Zaia? Oppure sarà costretto a lasciare palazzo Balbi a Venezia, sede della presidenza della Regione?

Presidente, perché ha scritto questo, il terzo in tre anni? Non le basta guidare con successo della locomotiva del nord, prima regione italiana per crescita del Pil?

«Intanto perché mi piace scrivere, lo faccio quasi tutti i giorni. Questo libro non è un amarcord, ma un’occasione, spero, di parlare ai giovani, raccontando le storie di tre 18enni nel viaggio, con una Due Cavalli dal Veneto a Marbella, in Spagna che li apre alla vita. Ecco, il libro è una scusa per parlare di amicizia, sogni, rispetto e soprattutto futuro, da assaporare con calma, senza fretta. C’è un capitolo del libro dove parlo di Seneca e della sua riflessione sul tempo: non è vero che ne abbiamo poco, semmai ne perdiamo tanto. Pensiamo alla superficialità dei nostri incontri, ad un mondo digitale che rende tutto rapido, ma vuoto. Ai nostri “amici” sul web che in realtà non conosciamo. È questa la vita che volevamo? Credo di no».

Dal libro alla politica. Se fosse stato parlamentare europeo avrebbe riconfermato Ursula von Der Leyen alla presidenza della Commissione?

«No. Faccio fatica a capire le dinamiche dei gruppi al Parlamento europeo, non mastico quel tipo di politica, ma da lei, in questi anni mi aspettavo qualcosa di più su due temi: sulla guerra e sull’immigrazione. Dando per scontato che in Ucraina c’è un aggressore e un aggredito, possibile che l’Europa, con la sua storia e il suo prestigio non riesca a mettere sul campo una azione diplomatica forte che aiuti a finire questa guerra? Vogliamo veramente che questa ferita duri decenni e diventi un nuovo Afghanistan, ma sul nostro uscio di casa? Ripeto ci sono aggrediti e aggressori, ma le guerre, per fortuna finiscono. L’altro tema è l’ immigrazione. Non vedere Lampedusa come il confine dell’Europa è stato un errore. E lo dico da presidente di regione che ha l’11 per cento di residenti stranieri, 600mila immigrati che cerchiamo di integrare. Non possiamo accogliere indistintamente chi fugge da una guerra e chi invece cerca un futuro diverso infrangendo le regole».

Autonomia differenziata. Il Veneto è stata la prima regione a chiedere di aprire il confronto per il trasferimento di nove competenze statali alla Regione.

«Vediamo cosa risponde il governo, le trattative e gli accordi si fanno in due. Vorrei però spezzare una lancia a favore di chi ritiene l’autonomia differenziata una grande occasione di progresso per il nostro paese: è una questione di responsabilità e vicinanza ai cittadini. E voi sardi lo sapete bene». Prego. «Pensiamola con un altro nome, quello vero. Si tratta di un grande progetto di decentramento amministrativo che fa chiudere tanti “uffici complicazioni affari semplici” ancora aperti. Lancio una sfida ai contrari. Vediamo come riusciremo a declinare la legge in Veneto. Sono sicuro che ci copieranno. E ne sarò ben contento».

Ma anche una sua regione confinante, come l’Emilia-Romagna si è pronunciata contro l’Autonomia differenziata. Non sono solo le Regioni del sud a criticare la legge.

«Distinguiamo i punti. L’Emilia prima si era pronunciata a favore. Adesso è contro. Non vorrei che alla base ci fossero valutazioni ideologiche che con la legge c’entrano poco. Il secondo punto riguarda le regioni del sud e la Sardegna. L’isola, che amo, ha diritto per ragioni oggettive ad avere la sua autonomia nei confronti dello Stato. Non mi vedrà mai contrario. Voi siete un popolo, non una Regione, anche solo per questo vi invidio».

Transizione energetica. Il Veneto ha tanto fotovoltaico e abbastanza idroelettrico. Ne dovrà installare poco meno della Sardegna da qui al 2030. Come avete gestito il confronto con le popolazioni locali?

«Facendo un piano regolatore che chiarisse subito cosa fare e dove. Quando mi sono insediato nel 2010 ho dovuto affrontare un mega progetto di impianto di fotovoltaico da 180 ettari. Abbiamo risposto vietando i grandi impianti e favorendo il vero agrivoltaico, quello proposto dall’imprenditore agricolo locale. Abbiamo i tetti delle case, degli edifici pubblici, delle imprese. Prima di bruciare suolo, pensiamo a queste opzioni. Il nostro terreno agricolo è sacro, non va sprecato con megainsediamenti».

Un presidente di Regione che scrive un libro ricco di citazioni di Seneca e Freud. Ma lei cosa voleva fare da grande?

«Non lo sapevo. A 18 anni avevo già la partita Iva (Zaia, laureatosi in scienze della produzioni animale, per 12 anni ha fatto il Pr nelle discoteche del Veneto, ndr). È successo tutto per caso, forse per la mia indole fatalista. Non volevo fare il ministro (Politiche agricole, ndr) e l’ho fatto per due anni con grande energia e soddisfazioni, pensavo di fare un solo mandato come presidente del Veneto e sono qui da 14 anni. Di certo fare l’amministratore, non il politico di professione, è l’attività che più mi appassiona: vicino alla gente, sempre».

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