La Nuova Sardegna

Enciclopedia dei nomignoli

L’isola dei soprannomi: a Nulvi “brigadore”, “panza” a Perfugas e “corra” a Sedini

di Mauro Tedde
L’isola dei soprannomi: a Nulvi “brigadore”, “panza” a Perfugas e “corra” a Sedini

Un viaggio tra paesi e città della Sardegna tra sfottò e tradizione: tra gli altri anche Martis, Chiaramonti, Laerru e Bulzi

23 luglio 2024
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Nulvi Chi sarà quell’arguto buontempone (ma potrebbe non essere stato uno solo) che ha coniato i curiosi appellativi con cui spesso vengono aggettivati gli abitanti di paesi dell’Anglona? Sembra evidente però che non sono stati dati a caso, anzi appare chiaro che ci siano delle motivazioni storiche o almeno particolari circostanze che hanno determinato questa singolare bollatura degli abitanti di questa o di quella comunità. Si intuisce subito che nella maggior parte dei casi chi ha creato questi appellativi non sia andato troppo per il sottile e non si è solo basato sulle qualità, le virtù o i pregi degli abitanti dei paesi dell’Anglona (che ovviamente abbondavano) ma anzi ha voluto evidenziare, con sottile ironia se non anche con un pizzico di cattiveria, proprio gli aspetti più squisitamente negativi, le peculiarità più buffe e più in generale i difetti e le pecche dei cittadini di ogni comunità.

Partendo da Nulvi, ma solo perché era in passato uno dei centri più importanti, quasi il “capoluogo” dell’Anglona si scopre subito che per coniare questo appellativo, "Nulvi-brigadore”, ci si sia basati principalmente sul carattere dei suoi abitanti, irruenti, alteri, orgogliosi e persino un po’ permalosi e quindi litigiosi. Sa briga pare fosse un passatempo molto diffuso in questo popoloso centro, soprattutto nei fine settimana e nelle numerose occasioni festive e attorno ai tanti buttighinos del suo vivace centro storico. L’appellativo di brigadore per il nulvese ha avuto una consacrazione ufficiale l’11 maggio del 1947 quando durante la festa campestre di San Pancrazio, nel territorio di Sedini ma a lacana con quello di Nulvi, proprio un folto gruppo di nulvesi si rese protagonista di una gigantesca rissa (pare per un fisarmonicista conteso) nella quale vennero coinvolte centinaia di persone e che proprio per questo ebbe una eco nazionale perché la notizia venne riportata da un giornale nazionale per il gran numero di feriti che determinò.

Non ci scappò il morto per “miracolo” perché i carabinieri avevano preventivamente sequestrato le armi a tutti i presenti e le avevano custodite dentro la chiesa. Nulvi per alcuni decenni era sede dell’Ufficio Leva circondariale e ogni tre mesi veniva visitato dalla meglio gioventù dei centri vicini che doveva “tirare in leva”. Giovani baldanzosi e carichi, spesso alla loro prima uscita fuori dai confini comunali. Delle vere polveriere umane quindi e bastava un niente per accendere le micce con i giovanotti nulvesi che periodicamente ingaggiavano furibonde brighe con i loro coetanei. Essere definito brigadore però per i nulvesi non è offensivo anzi qualcuno ne fa motivo di orgoglio visto che anche un formaggio della locale cooperativa è stato battezzato proprio “Brigadore”.

Meno orgogliosi del loro appellativo, “Martis-traitore”, devono essere i martesi. Una nomea che senza dubbio è scaturita da qualche episodio isolato o da un tradimento particolarmente clamoroso perpetrato da qualche suo abitante. Al mondo dell’abigeato è legato invece l’appellativo dei chiaramontesi, “Tzaramonte-ladru”. In effetti il vasto territorio di questo comune si prestava ad occultare il bestiame rubato e al passaggio notturno dei ladri di bestiame e appena scattava l’allarme abigeato i carabinieri, i barracelli e le vittime del furto puntavano dritti a “sa cantonera de su carralzu”, lungo la strada per Ozieri o alle grotte, “sas concas fraigadas”, di Santa Giusta, luoghi capaci di occultare grandi quantità di bestiame.

Laerru-pompa” è invece l’appellativo coniato per i laerresi. L’aggettivo pomposu nella parlata locale non si discosta molto dal significato italiano. Significa in pratica borioso, altezzoso, forse anche superbo e vanitoso. E anche in questo caso lo si potrebbe attribuire al carattere di qualche importante personaggio di questo centro. Ad un probabile difetto fisico sarebbe invece da attribuire l’appellativo “Peifugas-panza” coniato per gli abitanti di Perfugas. È probabile che gli acquitrini creati dalle piene del Coghinas, poi bonificati nel ventennio fascista, favorissero la diffusione delle malattie malariche e una delle conseguenze era proprio l’addome prominente. Anche se questo aspetto per così dire opulento poteva derivare da una dieta più diversificata e più ricca di verdure rispetto agli altri paesi collinari.

Anche “Bulzi-alente” potrebbe indicare un aspetto caratteriale dei bulzesi. Alente o balente in Sardegna indica una precisa personalità ma non necessariamente attribuibile alla balentìa nel suo significato non sempre edificante. È più probabile invece che l’appellativo identifichi la spiccata laboriosità dei bulzesi e la loro attitudine a primeggiare in diverse attività manuali e artigianali ma a che al loro innegabile talento nel canto e nella poesia. Ma l’appellativo più curioso è quello attribuito ai sedinesi, “Sedini-corra”. Vero è che sa corria è una prodotto artigianale molto usato nel mondo agro pastorale come legaccio per gli scarponi e per altre attrezzature da lavoro e che i sedinesi potrebbero esserne stati in passato dei bravi produttori. Ma è anche vero che se il termine corra si dovesse tradurre come corna l’interpretazione diventa piuttosto difficoltosa anche se piuttosto esplicita. I sedinesi non ne fanno però un dramma anzi commentano simpaticamente questa definizione attribuita al loro paese. Qualcuno anzi lo considera un antico segnale di apertura mentale e di emancipazione rispetto alla cultura piuttosto bigotta ed oppressiva che imperava in altri centri anglonesi.

Segnalate i soprannomi dei paesi mancanti scrivendo una mail a web@lanuovasardegna.it oppure inviare un messaggio Whatsapp al numero 349 2801429.

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