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Il sindaco Giuseppe Mascia: «Una sanità migliore, eventi, cultura: Sassari deve ricominciare a sorridere»

di Giovanni Bua
Il sindaco Giuseppe Mascia: «Una sanità migliore, eventi, cultura: Sassari deve ricominciare a sorridere»

Intervista a tutto campo del primo cittadino: «Bene lo stop temporaneo al nuovo ospedale». Candelieri: «Fischi o applausi? Sarà comunque una festa»

25 luglio 2024
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Sassari Sanità, trasporti, lavoro e cultura. Continuità e cesure. Per far ritrovare a Sassari il sorriso. Parla a tutto campo il sindaco Giuseppe Mascia, intervistato ieri nella redazione della Nuova Sardegna dai redattori della Cronaca a un mese abbondante dal suo insediamento. Pronto a raccogliere la sfida di rilanciare una comunità «che ha in mano tutte le carte per tornare a disegnare da protagonista il suo futuro». E, muovendosi tra centro storico e Predda Niedda, Fiumesanto e Platamona, Sirio e centro intermodale, urbanistica e arene per i grandi eventi, si prepara alla prima “uscita” dal palazzo di città per la Faradda. Fischi o applausi? «Sarà la grande festa di cui la città ha bisogno».

La Regione ha detto che un nuovo ospedale a Sassari non è prioritario.

«Esistono criticità sistemiche nella Sanità, che vanno oltre le nostre possibilità di soluzione, anche se non ci sentirete mai dire che non sono di nostra competenza. La prima riguarda la mostruosa carenza di organici: dobbiamo trovare un modo per attrarre personale e far restare a casa i nostri specializzandi e specializzati. E poi dobbiamo completare e far funzionare al meglio quello che già c’è. Nell’ottica di dare le risposte immediate che servono il nuovo ospedale non è prioritario. Ma è evidente che la città ha bisogno di una nuova struttura, non faraonica e calata in un luogo che richieda rivoluzioni nella viabilità e negli accessi, ma moderna, calibrata, e realizzabile in tempi congrui in un’area vocata come quella già individuata nel nostro piano urbanistico a Piandanna. Avremo modo di parlarne a tempo debito. Ora è il momento di garantire il diritto alla salute dei nostri cittadini con azioni immediate».

Un altro diritto da garantire è quello alla mobilità.

«Aeroporto e porto in questo momento offrono, e nemmeno sempre, un servizio a malapena sufficiente, è evidente che serve di più. Dal punto di vista della continuità garantita e della infrastrutturazione dei collegamenti. E per farlo serve un impegno corale. Come dimostra il bel dibattito che si sta sviluppando intorno al porto in questi giorni. Un gioiello da valorizzare, e da sviluppare insieme alla sua area retroportuale. Ci sono cose da sistemare e decisioni da prendere, ma ci faremo trovare pronti, fiduciosi anche della progettualità della Regione».

Sassari rivendica un ruolo guida nel territorio?

«A ore convocheremo la Rete, tra qualche mese potremmo avere la Città Metropolitana. Sassari è primus inter pares, il punto di convergenza di interessi e progetti che sono e saranno di tutti».

Come è stato l’ingresso nella stanza dei bottoni?

«Siamo consci della enorme responsabilità e pronti a premere sull’acceleratore appena completeremo anche la revisione della macrostruttura dopo l’estate. Ma giunta e commissioni sono già al lavoro, e tutti siamo attenti a trovare il giusto equilibrio».

Cosa intende?

«Ogni giorno ci sono da prendere decisioni. Ma non bisogna farsi schiacciare dal quotidiano perdendo la visione, la direzione comune e prospettica che tutto deve avere».

Ha parlato di continuità amministrativa ragionata. Un esempio?

«Il centro intermodale. È ben avviato e non sarà stravolto, ma ci saranno dei cambiamenti, ad esempio della viabilità di supporto. Non ci piace la soluzione scelta per la rotatoria di Piazza Sant’Antonio».

Nel progettarla ci sono stati problemi con la Soprintendenza.

«Ho avuto già un dialogo molto franco e cordiale con la nuova soprintendente. Rispettiamo assolutamente la necessità di tutela, ma per cambiare davvero a volte serve anche coraggio».

La prima pratica del consiglio è passata praticamente all’unanimità.

«C’è un bel clima in aula, e in città. C’è voglia di fare e la consapevolezza che non si può sbagliare. Ho chiesto a tutti gentilezza e rispetto pur rimarcando le lecite differenze. Per quanto mi riguarda avrò cura di invitare Nanni Campus all’inaugurazione di tutte le opere avviate durante la sua amministrazione. Anche se non mancheranno le “rotture” importanti».

Parla dell’urbanistica?

«Sicuramente l’urbanistica di conflitto che ha caratterizzato lo scorso mandato andrà in soffitta. Si riprende a parlare fattivamente con la Regione di norme tecniche, piano del commercio, zone F4».

Con le zone turistiche si riparte da capo?

«No, ma è evidente che le zonizzazioni vanno riviste, in alcuni casi, come Fiume Santo, pesantemente».

Cosa ne pensa dell’Energy Park?

«Penso che ascolteremo chiunque porti progetti di sviluppo per il territorio».

Immagino che non voglia togliere anche lei Sirio da viale Italia.

«Non scherziamo. Per noi la metropolitana leggera, e in generale il tramtreno, deve essere protagonista nei collegamenti interni ma anche a lungo raggio con porto e aeroporto, dando gambe al piano regionale dei trasporti già in vigore. La priorità ora è portare Sirio a Li Punti, appoggiando la variante che non prevede il ponte sulla ex 131. Avremo modo di discuterne in maggioranza, ma le linee strategiche sono chiare e condivise».

Il mondo della cultura ha avuto un peso importante nella sua elezione. C’è tempo per organizzare Sassari Estate?

«Non nella formula classica. Ma abbiamo contatti con varie realtà e siamo pronti a venire incontro alle loro richieste per organizzare un cartellone di eventi per agosto e settembre, con al centro chiaramente la discesa dei Candelieri».

La sua prima Faradda. Si aspetta fischi o applausi?

«Mi aspetto una grande festa. Quello di cui la città ha bisogno».

Grandi eventi?

«Le grandi manifestazioni faranno parte di un quadro complessivo che vedrà la cultura protagonista del rilancio di Sassari. Magari in un’arena dedicata, un luogo che permetta di ospitare concerti in sicurezza e senza impattare troppo sul diritto al riposo e al decoro della cittadinanza. Stiamo già pensando a un paio di soluzioni possibili. Ma è solo un tassello».

Gli altri?

«Riaprire le piazze, anche con piccoli appuntamenti ma di qualità. Blues, jazz, teatro. Belle iniziative e ben incardinate, non festoni della birra in piazza Tola. E poi mettere a correre le sinergie con realtà come università, accademia, conservatorio, ente concerti. Riaprire strutture come il Carmelo e la ex Tipografia Chiarella. E permettere, grazie al dialogo con partner istituzionali, a uno spazio come il padiglione Tavolara di camminare sulle sue gambe».

Nessuna scoria “elettorale” con il rettore Mariotti?

«Non c’è stata nemmeno durante la campagna. E comunque siamo entrambi molto rispettosi dei nostri ruoli. L’università è un partner fondamentale per il rilancio di Sassari».

Toglierà le auto da piazza Università come le chiede?

«È un obiettivo da raggiungere alla fine di un percorso. Che parte da un dialogo generale da fare con Saba sulla sosta in superficie e sul terzo Silos, dal recupero del posteggio interrato di Cortesantamaria che è una priorità, e da un lavoro generale sulla viabilità».

Come vede Sassari tra cinque anni?

«Io ho grande fiducia nelle risorse e nelle competenze che la nostra comunità è in grado di mettere in campo se marcia unita. Quello che vedo dunque è una città che finalmente ha ritrovato il suo sorriso».

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