Salva-casa e Piano Casa: un mix perfetto per sanare gli abusi nell’isola
Le nuove norme nazionali si incrociano con quelle regionali. Si applicano a verande, sottotetti e volumetrie in eccesso
Sassari Non sarà come attraversare la Porta Santa di San Pietro, ma passare per il combinato disposto di Salva-casa di Matteo Salvini e Piano Casa di Christian Solinas potrebbe comunque garantire a parecchi sardi l’indulgenza. Perlomeno dei “peccati” urbanistico-edilizi.
I due pacchetti di norme viaggiano su due binari distinti ma messi insieme rappresentano un mix esplosivo, anche per situazioni fino a poco tempo fa off limits, come quelle in aree di tutela paesaggistica. Non a caso tra i professionisti sardi, c’è già chi si frega le mani in attesa di accogliere vari gradi di clientela che busseranno ai loro uffici per regolarizzare un mucchio di piccoli e grandi problemi.
Le norme La legge di conversione del Salva-casa è stata pubblicata ieri in Gazzetta ufficiale, mentre il Piano Casa sardo ha superato la tagliola della Corte costituzionale quasi indenne, perdendo per strada soltanto un paio di dettagli. Messe insieme aprono a un ventaglio di possibilità che saranno pienamente esplorate soltanto col tempo. Anche perché non c’è fretta: sono entrambe leggi strutturali senza una scadenza.
Piano Casa Nei giorni è arrivata la sentenza della Corte Costituzionale, la 142 del 23 luglio, che ha valutato il ricorso del Governo contro le modifiche introdotte al Piano Casa dal vecchio consiglio regionale. L’impianto principale delle novità, introdotte sotto spinta dell’allora assessore all’Urbanistica Aldo Salaris, ha resistito all’attacco. Il Piano Casa perde giusto tre possibilità poco sostanziali: la prima è che non si applica agli immobili condonati; la seconda è che nel riutilizzo dei sottotetti non si può derogare agli indici volumetrici stabiliti dalle norme comunali (ma si possono superare i limiti di altezza, che non è poco). E la terza, sono le pergole bioclimatiche, che in sostanza erano state inserite tra gli interventi di edilizia libera ma che la Corte ha ritenuto di stralciare.
Mix esplosivo L’incrocio delle due norme apre a possibilità anche molto creative. I due provvedimenti, infatti, sono sovrapponibili e si potrà, per fare un esempio, sanare situazioni con la legge nazionale per poi usufruire del Piano Casa. Un effetto moltiplicatore che potrebbe, per fare un esempio, consentire di regolarizzare una veranda (costruita magari in difformità all’autorizzazione edilizia rilasciata 10, 20, 30 anni fa) per poi sfruttare le norme del Piano Casa per chiuderla e trasformarla in una, o due stanze in più. Questo perché il Piano Casa agisce sul concetto del riutilizzo dell’esistente, e una veranda abusiva può “resuscitare” dopo il passaggio sotto al Salva-casa. E quindi i passaggi saranno più o meno questi: sanatori con accertamento di conformità, in procedura semplificata anche per le “difformità sostanziali” grazie alla novità inserita nel Salva-casa nazionale, per poi aprire una pratica di Piano Casa per chiudere la veranda e farla diventare a tutti gli effetti un’estensione della casa, ma fuori dal concetto di incremento volumetrico. È l’arte del legiferare, bellezza.
Paesaggistica Altro capitolo del Salva-casa, potenzialmente molto impattante nell’isola, è la parte delle difformità sui volumi in area sotto tutela paesaggistica. Per la prima volta, infatti, la norma nazionale apre alla possibilità di avviare un accertamento di compatibilità paesaggistica anche nel caso in cui si siano realizzati volumi e/o superficie in più rispetto all’autorizzazione.