Francesco Spanedda: «Salva casa e Piano casa non sono la soluzione»
L'assessore regionale all'Urbanistica: «Stop norme disomogenee, ma ragioniamo sui cambi di destinazione d'uso degli edifici esistenti»
Sassari La rivoluzione urbanistica del Salva-casa di Salvini e il Piano Casa di Solinas è alle porte. Il provvedimento nazionale è andato in Gazzetta ufficiale nei giorni scorsi e le deroghe introdotte a suo tempo dalla vecchia Giunta hanno invece superato quasi indenni il vaglio della Corte costituzionale.
I cittadini sardi si ritrovano quindi un nuovo un ventaglio di possibilità per regolarizzare una serie di abusi urbanistici ed edilizi. Abbiamo parlato dell’avvento di questa novità insieme all’assessore regionale dell’Urbanistica, Francesco Spanedda, che spiega rischi e opportunità della normativa e spiega che non tutte le norme del Salva-casa si applicano automaticamente.
La prima questione che viene da porsi quando si parla del Salva-casa nazionale è questa: è un condono? O meglio, può produrre le “storture” di un condono in piena regola?
«I piani-casa e i condoni sono provvedimenti limitati nel tempo. In questo caso ci troviamo di fronte ad un provvedimento che incide su norme strutturali. Certamente è importante che si ragioni su alcuni aspetti che limitano le possibilità di riutilizzo degli edifici esistenti, come anche sul superamento di certe norme sulle caratteristiche degli alloggi nella prospettiva dei nuovi stili di vita che si vanno affermando. Questo però richiede un ragionamento di ampia portata che non può esaurirsi attraverso una norma dal carattere frammentario e disomogeneo come questa».
L’unione di Salva-casa e Piano Casa sardo, il cosiddetto combinato disposto, è un mix esplosivo. Unendo la “potenza di fuoco” dei due strumenti si può andare molto oltre la disciplina vigente nei Comuni. Lei intravede un pericolo per l’isola dalla somma di queste due norme?
«Le intersezioni tra i due testi normativi possono essere complicate, ma è importante considerare che una parte del cosiddetto “Salva-casa”, non è immediatamente applicabile sul territorio regionale finché la Regione non adegua le sue norme. Per fare un esempio: la parte sulle tolleranze è già regolamentata dalla norma regionale ed è prevalente. Inoltre, alcune delle disposizioni del Salva-casa non sono di facile interpretazione o richiedono assunzioni di responsabilità piuttosto pesanti da parte dei professionisti che hanno già espresso perplessità. Ci può essere un pericolo derivante dal combinato disposto delle due norme, ma il primo problema sarà certamente quello dell’interpretazione da parte delle amministrazioni e dei professionisti.
C’è qualche parte del Salva-Casa che invece reputa positiva per i sardi?
«Anche a causa dello spopolamento, abbiamo un patrimonio edilizio da riutilizzare attraverso cambiamenti di destinazione d’uso e ragionamenti sulle possibilità di adattamento. Questo tema è molto sentito dalle amministrazioni comunali ed è una parte dell’agenda del prossimo futuro. In questa chiave un ragionamento sulle caratteristiche dimensionali degli edifici che permetta una maggiore flessibilità nel riutilizzo sia del tessuto storico sia nell’adeguamento degli edifici recenti, non sempre costruiti con estrema precisione, è importante. Questa riflessione deve però essere accompagnata da un’attenzione alle caratteristiche tipologiche, alle condizioni di comfort e di benessere ambientale, e alla dignità dell’abitare».
Al di là di questo quadro normativo che vi siete ritrovati già preconfezionato, state lavorando all’ipotesi di una nuova legge urbanistica o comunque di una riforma di quella in vigore?
«La legge urbanistica è nelle linee programmatiche della presidenza, e uno degli argomenti più importanti nell’agenda dell’assessorato che mi è stato affidato».