A Nuoro in fumo 1500 ettari di bosco: ovili e aziende in ginocchio
Difficile fermare le lingue di fuoco: «Saltavano da un albero all’altro». I pastori: «I cavalli non riconoscono il pericolo, correvano verso il rogo»
Nuoro È una nevicata di fiocchi di cenere quella che ha coperto la città, mentre ardeva il braciere di Sa Serra. Sono 1.500, questa la prima stima del disastro, gli ettari andati in fumo nelle campagne tra Nuoro e Orune. La visione apocalittica sul posto lo conferma. Sono decine le mucche distese a terra. Non hanno la forza di scappare nonostante la presenza dell’uomo e il frastuono di elicotteri e canadair. Stremate e sporche di fuliggine cercano acqua e un po’ di refrigerio.
Un braciere, per la conformazione circolare data dalla natura a quell’area, acceso di proposito dalla mano assassina dei piromani e innescato da quattro, forse cinque focolai distinti che convergevano verso il centro sfruttando la forza del vento. Una ghigliottina sulle bellezze della natura studiata ad arte per ferire e distruggere che ha tenuto la grande macchina regionale dell’antincendio impegnata per oltre due giorni. E il lavoro non è del tutto finito.
Notte di terrore Non sono morti animali, ma aziende e ovili sono stati messi in ginocchio. I pascoli, infatti, non esistono più e diversi allevatori hanno riportato danni alle strutture.
Alcuni ora non sanno dove mettere le mandrie, tanto meno come alimentarle.
«Un incendio difficilissimo – raccontano le squadre di forestali impegnate a Sa Serra, mentre i canadair ancora nel tardo pomeriggio di ieri scaricano acqua sulle sugherete –, che in gergo tecnico si chiama “di chioma”. Le lingue di fuoco saltavano da un albero all’altro seguendo il vento che ha cambiato più volte direzione, indirizzando il pericolo in più aree contemporaneamente. Siamo stremati, abbiamo dovuto percorrere molti chilometri a piedi per poter effettuare un controllo reale in tutto il territorio interessato e intervenire dove era necessario. Abbiamo lavorato senza fermarci. Questo 2024 sta diventando un anno orribile sul fronte incendi».
Transumanza infernale Mentre le lingue di fuoco, approfittando del vento si dirigevano verso la zona industriale di Pratosardo, l’area di Intra ’e montes andava completamente distruggendosi. Nel cuore della notte, anche i pastori si sono impegnati, armati di frasche, a combattere il diavolo. Nel mentre tentavano di salvare le loro greggi. «Siamo riusciti a salvare tutti i nostri animali – racconta Francesco Corrias, allevatore –, ma gli attimi di terrore sono stati tanti. Abbiamo dovuto correre per salvare i nostri cavalli. È un animale che non riconosce il pericolo e che tende a scappare verso le fiamme e a scalciarle. Li abbiamo dovuti tirare fuori uno a uno». E ancora: «Non c’è più un filo d’erba – racconta disperato – e anche se le nostre strutture non hanno subito danni, dovremmo aspettare che la natura faccia il suo corso. Per il momento cercheremo di capire se possiamo far pascolare le mandrie nelle aree vicine. Dobbiamo capire se sono gravate da vincoli o se le possiamo utilizzare».
L’intervento Quattro canadair, due SuperPuma e quattro elicotteri. A terra, 151 uomini e donne del Corpo forestale, dei vigili del fuoco, Forestas e Protezione civile. Una macchina che ha lavorato senza sosta e senza sbagliare un colpo per giorni. Sul posto c’era anche la direttrice del servizio del Corpo forestale di Nuoro, Gonaria Dettori: «Non è morto nessuno dei nostri animali – ha raccontato – e gli ovili sono stati perlopiù preservati. Abbiamo cercato di contenere i due fronti manifestatisi fin dall’inizio. Il fuoco non ha poi minacciato concretamente Pratosardo ma si è fermato a Nurdole e nella sughereta di Intra ’e montes».