Al Brotzu è scontro totale: «Via il direttore sanitario o noi»
L’aut aut di tutti i capi di dipartimento all’assessore Bartolazzi. Senza troppi giri viene chiesta la testa di Raimondo Pinna
Cagliari «La Regione scelga: o lui o noi». Più che rappresentare con decisione la propria sfiducia nei confronti del direttore sanitario del Brotzu, mercoledì scorso all’appuntamento con l’assessore regionale alla Sanità Armando Bartolazzi che voleva capire quali malumori si annidano all’interno dell’azienda, i capi dipartimento di quella stessa Arnas hanno posto un aut aut preciso, in pratica chiedendo senza troppi giri di parole la testa di Raimondo Pinna (il ds, appunto).
E di tornare indietro sui loro passi non vogliono saperne, anzi. Semmai dall’esecutivo guidato da Alessandra Todde si aspettano provvedimenti celeri quanto drastici. «Altrimenti – avvertono – il prossimo step sarà quello di impiegare una mattinata a raccogliere 400 firme in ospedale per poi spedire tutto in Viale Trento. Perché così non si può più davvero andare avanti».
Ma quali sono i motivi di una presa di posizione tanto netta? E che cosa può aver portato tutti i capi dipartimento dalla più grossa azienda sanitaria della Sardegna a criticare in questo modo l’operato del ds Pinna (il quale – va precisato – al momento preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione)? «Tutto – spiegano dal Collegio – deriva dal fatto che da troppo tempo abbiamo a che fare con una persona che vuole essere l’uomo solo al comando e con la sua incapacità di saper creare una squadra di lavoro coesa in grado di mandare avanti un’azienda complessa come può essere l’Arnas Brotzu, che ha il San Michele, l’Oncologico e parte del Microcitemico. Si pensi soltanto che nessuno di noi è stato avvertito del blackout dei giorni scorsi».
Tuttavia dalle parole dei capi dipartimento si evince chiaramente come proprio il blackout che tra il 20 e il 21 luglio scorso ha paralizzato l’ospedale con la chiusura dei due pronto soccorso, delle sale operatorie e della terapia intensiva sia stato soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Figuriamoci – insistono i medici che fanno parte del Collegio – sono quattro anni di incomprensioni e oltretutto di situazioni che hanno portato i clinici a ribellarsi a una situazione non voluta che stava creando problemi all’interno dell’organizzazione e anche ai cittadini che noi dobbiamo tutelare e ai quali abbiamo comunque garantito un’assistenza con la miglior qualità possibile»
Va anche sottolineato che il Brotzu subisce una pressione spaventosa da parte di tutti i pazienti sardi. «Noi siamo tarati per il centro sud Sardegna e non per occuparci della Sardegna intera – precisano dal collegio dei capi dipartimento – e, giusto per fare un esempio, la nostra Ortopedia che ha complessivamente 40 posti letto ha avuto anche 85 ricoverati, cioè oltre il doppio. Le nostre Medicine hanno occupazioni del 120-130 per cento, la nostra Neurologia idem, la Cardiochirurgia, Chirurgia pediatrica, Neuroradiologio e tante altre specialità sono uniche Sardegna. Insomma, è evidente che c’è qualcosa che non va. Qualcuno, che nel frattempo ci chiedeva persino di abbattere le liste d’attesa, si è inoltre dimenticato dei due anni di stop imprevisti dovuti al Covid».