La Nuova Sardegna

L’intervista

Franco Cuccureddu: «Occorre studiare i flussi turistici per creare un’offerta equilibrata e sostenibile»

di Andrea Sini
Franco Cuccureddu: «Occorre studiare i flussi turistici per creare un’offerta equilibrata e sostenibile»

L’assessore regionale al Turismo: «Il problema è mondiale»

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Sassari «Il problema della sostenibilità sociale dei flussi turistici non riguarda solo la Sardegna, è un tema di rilevanza mondiale che nei prossimi anni diventerà ancora più pressante. Per questo è necessario iniziare a ragionarci, tutti insieme». Franco Cuccureddu, assessore regionale al Turismo, da amministratore ha lavorato a lungo per attrarre flussi di viaggiatori, ma non ha mai sposato il concetto di turismo di massa.

Assessore, i turisti li dobbiamo attrarre o respingere?

«Se parliamo del cosiddetto “overtourism”, la lente va posta sui picchi: per troppo tempo la Sardegna ha lavorato soltanto o in gran parte con l’obiettivo di incrementare le punte massime di afflusso. Questa a mio avviso è una strategia che va messa in discussione».

Da chi?

«Da tutti noi. Dalla politica, dagli operatori turistici, dai vettori. Serve un coordinamento tra gli assessorati e i privati. È evidente che il problema esiste, nel momento in cui emerge la necessità di regolamentare i flussi turistici con ordinanze da parte dei sindaci, come è avvenuto a Stintino, Dorgali, San Teodoro. Da questo punto di vista vedo che le sindache hanno più coraggio, non a caso si sono mosse per prime con azioni che hanno ripercussioni nell’immediato».

Quest’anno gli aeroporti della Sardegna stanno facendo registrare cifre record. Si sta andando troppo oltre?

«Tendo a non parlare sulla base di sensazioni. I dati dei vettori sono positivi, ma non si riflettono in automatico sulla ricettività, perché anche i sardi viaggiano e tanti emigrati tornano. Quando avremo i dati definitivi, e potremo incrociare quelli legati agli arrivi con le cifre sulle presenze nelle strutture, potremo fare un ragionamento».

Essere un’isola è sempre stato considerato un handicap, ma può essere anche una difesa.

«L’ovetourism è un fenomeno mondiale, il problema della gestione flussi si pone ovunque, da Barcellona alle Canarie, alla Thailandia. Si prevede che entro il 2040 la metà degli abitanti del mondo viaggerà, mentre ora si sposta per turismo praticamente solo il mondo occidentale. In un’isola è un problema temperato. Il libero mercato nei trasporti voluto dall’Ue tutela solo i residenti e fa sì che sia il mercato a regolare i prezzi delle isole. E vediamo che ad agosto, con qualsiasi prezzo, la Sardegna è sempre piena».

Come si può fare a “spalmare” i flussi?

«Orientare le politiche promozionali e tariffarie. Per esempio non dare incentivi a chi assume a luglio e agosto, ma a chi lo fa ad aprile e maggio. Dobbiamo dare valore ai nostri prodotti, tutti, e dar loro una collocazione sul mercato. Per fare questo bisogna studiare i dati. Per esempio, il terzo flusso più importante di turisti per noi è la Svizzera, che però ad agosto diventa il nono. Sono elementi sui quali lavorare per costruire un’offerta».

In che modo?

«Si può far sì che ogni mese la Sardegna diventi attrattiva per una settimana, sfruttando feste religiose, capodanno, carnevale, eventi etc. Questo, con l’accordo delle strutture, consentirebbe di non sottoutilizzare il patrimonio immobiliare, di favorire l’occupazione e magari di alleggerire il periodo caldo. Serve tempo, ma si può fare».

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