Turismo selvaggio nell’isola: «Troppa richiesta da gestire»
Gli effetti dell’overtourism rovinano anche le località più attrezzate. Alla Pelosa arrivano fino a 12mila domande per 750 ticket in spiaggia
Sassari Il termine di questa estate è “overtourism”. Il turismo nella sua accezione più selvaggia possibile. La località per antonomasia di questo fenomeno è Barcellona, che da città turistica è diventata un inferno, e ora i cittadini scendono in piazza e spruzzano con pistole d’acqua i turisti. In Spagna le stanno provando tutte, anche alzando le tasse di soggiorno, imponendo limiti a presenze e consumi. Il sindaco di Siviglia ha annunciato il taglio drastico alle forniture di acqua agli alloggi turistici illegali presenti in città, più di cinquemila.
Eccessi L’overtourism sta cambiando decine di metropoli e a ruota migliaia di località turistiche, che per inseguire una domanda sempre più schizofrenica si deformano e accolgono molte più persone di quelle che sono in grado di gestire. Dall’altra, ci pensano i vacanzieri attratti dal mordi e fuggi.
In Sardegna sono a rischio le bellezze costiere da cartolina. La realtà della promenade di Porto Cervo o della spiaggia della Pelosa di Stintino sono ben lontane, in queste settimane, dalle mete idealizzate. L’estate in Sardegna sta diventando distese di auto in fila nelle strade, distese di ombrelloni nelle spiagge, e centri storici presi d’assalto. Una corsa alla quantità che però ha abbassato la qualità della vacanza. Mancano gli alloggi anche volendoli pagare a peso d’oro. Proprio non è possibile soddisfare le richieste. Mancano gli spazi, mancano i servizi per accontentare le folle che si muovono come sciami, veloci e rumorose.
La più desiderata Il paradigma massimo è la Pelosa di Stintino. Una di quelle spiagge da vedere, fotografare e condividere sui social. E pur di farlo, si arriva alla follia. Si può accedere alla spiaggia solo tramite ticket, ogni giorno l’ingresso è contingentato per un massimo di 1.500 persone. 750 ticket sono prenotabili nel lungo periodo, anche da qui a ottobre, l’altra metà è riservata a quelli dell’ultima ora. «E per avere questi 750 biglietti accedono al portale sino a 12mila persone». La domanda è incredibilmente più alta dell’offerta.
«Sì, è un caso palese di overtourism – osserva la sindaca di Stintino, Rita Vallebella –. Invece se dovessi parlare in generale del turismo nel Comune, non ho visto niente di esagerato. Il fenomeno è condensato lì. Vengono anche da Cagliari per passare qualche ora alla Pelosa e poi andare via». Una parte di Stintino è inarrivabile. Code, parcheggi pieni, strade intasate, e della distesa di sabbia della Pelosa resta una distesa di stuoie e asciugamani. Dall’altra, un Comune ancora vivibile («Sì, attendiamo i dati ma la percezione è di un turismo stanziale che è calato dal 2023»). Sono le esagerazioni senza logica dettate appunto dall’overtourism.
Costa trafficata Il sindaco di Arzachena, Roberto Ragnedda, il fenomeno l’aveva inquadrato già nel 2019 e poi nel 2021, nei bilanci stagionali della Costa Smeralda. Oggi ci ritorna allarmato: «Viene stravolta l’esperienza che gli ospiti desiderano fare nella nostra destinazione, che anche dal punto di vista ambientale non è adatta a numeri così alti. Bisogna cambiare paradigma: non più mero ragionamento di numero, pensiamo alla qualità di quel che offriamo».
Secondo Roberto Ragnedda, va trovato un compromesso «tra tutela e valorizzazione dei nostri posti unici. L’esperienza che si fa ad agosto non è quella di giugno o settembre che il turista immagina, con spazi liberi e spiagge incontaminate». Anzi, anche la lussuosa Costa Smeralda diventa un groviglio con marmitte fumanti una dietro l’altra e attese snervanti. «Abbiamo 88 chilometri di costa e 56 spiagge», i flussi vanno spalmati.
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