La Nuova Sardegna

La storia

«Io, figlia di un allevatore, vado a Scuola di pastorizia»

di Andrea Sini
«Io, figlia di un allevatore, vado a Scuola di pastorizia»

L’esperienza di Maria Pileri, 35 anni e due figli, allevatrice di Chiaramonti. «Da mio padre ho ereditato passione e saperi, oggi serve anche la teoria»

27 agosto 2024
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Sassari «Ci sono cose che non si possono insegnare, e la prima è la passione per questo mestiere e per questa vita. Ma per tutti gli altri aspetti un po’ di teoria può essere di grande aiuto». Maria Pileri ha 35 anni, due figli da crescere e tantissime pecore da accudire tra le colline di Chiaramonti.

Di mestiere fa l’allevatrice e fa parte del gruppo di allievi che hanno frequentato la prima edizione della Scuola Sarda di pastorizia istituita lo scorso anno dal Gal Anglona Coros.

A fine settembre scade il termine per presentare le domande per il nuovo ciclo di lezioni, ma nel frattempo la sua esperienza dimostra come anche in un mondo come quello agropastorale, che si basa da sempre su pratica ed esperienza sul campo, anche la teoria può avere un ruolo chiave.

Una vita in campagna «Sono cresciuta in campagna e conosco bene questo mondo – racconta Maria Pileri – perché sono figlia di un pastore, di quelli che trascorrevano tutto il loro tempo a occuparsi delle bestie e raramente salivano in paese. Insomma, per me pecore, mucche e maiali non hanno mai avuto segreti». Non un incontro casuale, dunque, ma una naturale full immersion nel mondo agropastorale che però non necessariamente porta a ereditare passione, competenze e voglia di proseguire il percorso tracciato dai padri.

«Miei fratelli per esempio hanno scelto di fare tutt’altro – dice la giovane allevatrice –. Io stessa per un periodo mi sono allontanata dalla campagna. Ho preso la maturità scientifica, avevo pensato di iscrivermi alla facoltà di Agraria ma nel frattempo la maternità e il matrimonio mi avevano un po’ rallentato da questo punto di vista. Poi mio padre è stato male e allora mi sono decisa e ho preso in mano tutto».

Tra teoria e pratica Esperienza e pratica non le mancavano. Perché allora un anno fa ha deciso di iscriversi alla Scuola sarda di pastorizia? «Come dicevo, avere interrotto gli studi aveva frenato il mio interesse per tutto ciò che ruota attorno a questo mondo. Ho approfittato dei corsi per approfondire argomenti sui quali non ero riuscita ad arrivare a un buon livello di apprendimento. E ho trovato tutto davvero interessante, oltre che estremamente utile per fare questo mestiere. Pur con un numero limitato di ore di teoria e di formazione esperienziale credo di avere imparato tanto. Con questa scuola non si diventa un agronomo o un veterinario – sottolinea Maria Pileri – ma ci sono materie che meritano di essere approfondite anche con lo studio». Quali sono le cose più utili che ha imparato? «Innanzitutto ho avuto modo di capire le ragioni per le quali certe cose si fanno nel modo in cui le ho sempre fatte. E poi ci sono interi mondi che si aprono: per esempio ho scoperto che l’alimentazione non è solo “dare il mangime”. Sapere alimentare gli animali con le giuste dosi e i giusti ingredienti è alla base di tutto e fa la differenza».

Nuovi orizzonti Una donna che lavora in campagna può fare ancora sensazione. Ma una donna, figlia di pastore, che passa dalla pratica alla teoria può far storcere il naso in un ambiente decisamente conservatore. «Qualcuno tra i miei colleghi storce il naso, non c’è dubbio, sostiene che quello che bisogna fare lo si impara solo sul campo. Ma c’è anche chi mi ha incoraggiato. Di certo la passione non si impara nei corsi. Questo è un mestiere faticoso, che non ti da giorni liberi e nel quale c’è un socio indomabile, che è il meteo. Come vanno le annate non lo decidi tu – conclude Maria Pileri – e devi essere pronto a tutto. I mi alzo ogni mattina e so cosa devo fare perché l’ho visto da mio padre e per la mia esperienza. Ma sapere perché lo fai e avere più risposte alle tue domande per me rappresenta un grande arricchimento dal punto di vista professionale».

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