Quando c’era l’Alghero-Cagliari-Tunisi
Storia ed evoluzione del traffico a cavallo della Seconda guerra mondiale
Sassari Triangolazioni tra la Sardegna e la Penisola, un asse consolidato con gli scali di Roma e Milano e un mercato in forte espansione. Che, nel caso del collegamento Cagliari-Fiumicino, vantava una cadenza trigiornaliera.
Settantacinque anni fa, con la Seconda guerra mondiale appena messa alle spalle ma con l’Italia ancora tutta da ricostruire, la Sardegna si trovava improvvisamente più vicina al “Continente” grazie ai collegamenti aerei. Un dopoguerra estremamente promettente che non avrebbe però rispettato le premesse e, anzi, avrebbe visto per molti decenni i sardi raggiungere la Penisola non per via aerea ma quasi esclusivamente attraverso le terrificanti navi di linea messe allora a disposizione dalla Tirrenia.
Nell’ultimo trimestre 1949, secondo i dati ufficiali pubblicati dalla Nuova Sardegna, a Cagliari erano stati registrati 3.719 passeggeri in arrivo e 3.788 in partenza. Ad Alghero (che veniva chiamato “aeroporto di Sassari”) 732 arrivi e 798 partenze. Su base annuale, il traffico complessivo registrato dalla Sardegna era di 9.027 passeggeri. Un movimento che valeva il 10% dell’intero traffico nazionale (94.472 passeggeri).
E Olbia? In quell’anno Vena Fiorita, nato come aeroporto militare, non era ancora collegato con la Penisola attraverso voli di linea continuativi, ma al porto dell’Isola Bianca, connesso con Civitavecchia, transitavano in media oltre 10 mila passeggeri al mese. Eppure la prima linea aerea regolare tra la Sardegna e il continente fu aperta al traffico il 21 aprile 1928, proprio sul percorso Roma-Olbia(allora Terranova)-Cagliari, per uno sviluppo complessivo di 510 chilometri e una frequenza dei viaggi passata in poco tempo da settimanale a giornaliera.
Negli anni che precedettero il conflitto, secondo lo studio realizzato dal Benito Spano nel 1952, nell’isola si contavano tre linee in attività :la Roma-Cagliari, la Roma-Alghero (P. Conte)-Cagliari e la Genova-Alghero-Cagliari-Tunisi. «Allo scoppio della guerra – riporta Spano – questa rete subì progressive decurtazioni sino all’annullamento, avvenuto nella seconda metà del '43. Da allora si ebbero, intervallati da lunghi periodi d’inattività e, per la Sardegna, di completo isolamento se coincidenti con l’inefficienza dei collegamenti per mare, i soli viaggi dei cosiddetti aerocorrieri militari, ai quali era rimasto il compito di continuare, sia pure su scala ridotta, i servizi civili, fra cui principalissimi quelli postali».
Nell’immediato dopoguerra Alghero vide spuntare collegamenti diretti con Venezia, Padova, Milano, Torino, Napoli e Palermo, ma già nel 1952, la situazione sui cieli della Sardegna si era ulteriormente evoluta, e non in senso positivo. L’ampia rete, che si sviluppava per oltre 4000 chilometri, venne conservato soltanto il tracciato essenziale tra Cagliari, Alghero e Roma. Su queste rotte venne progressivamente aumentata la frequenza, inizialmente trigiornaliere sul Cagliari-Roma e trisettimanale sulll’Alghero-Roma, e a partire dall'ultimo bimestre del '52 trisettimanale sulla Cagliari-Alghero-Pisa-Milano.