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Sos siccità, emergenza infinita tra dissalatori e autobotti

di Serena Lullia
Sos siccità, emergenza infinita tra dissalatori e autobotti

Sindaci costretti a penalizzare le campagne per salvare la stagione turistica. Martino Sanna, Torpè: «Pianifichiamo il 2025». Salvatore Ruiu, Posada: «Disastro agricoltura»

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Sassari Una estate in trincea, un autunno in prima linea contro il nemico che pietrifica le campagne, incenerisce le colture e trasforma l’acqua in un lusso. I sindaci di Torpè e Posada continuano la lotta contro l’emergenza idrica, gli occhi verso il cielo avaro di pioggia. In questi mesi hanno dovuto scegliere se dirottare le autobotti nelle campagne per dare sollievo alla campagna cotta dal sole e dalla siccità. O dare da bere alla preziosa industria del turismo. Scelte difficili. Che hanno inevitabilmente penalizzato la prima in favore della seconda. Ora però bisogna pianificare il futuro. La Sardegna dovrà imparare a convivere con la siccità.

Autobotti tampone «I disagi non sono ancora finiti – commenta il sindaco di Torpè Martino Sanna con la voce di chi sente il peso di una estate vissuta in trincea –. Abbiamo adottato soluzioni temporanee, con due autobotti impegnate tutto il giorno per portare l’acqua dove non arrivava. E inevitabilmente abbiamo dovuto dare priorità alle attività turistiche. Ma le aziende agricole, sacrificate questa estate e in attesa degli aiuti economici della Regione, non possono essere penalizzate ancora. Senza acqua non hanno subito danni solo le colture estive. Non è stato possibile preparare i campi e avviare le produzioni per l’inverno».

Condotta sul Liscia Sanna racconta l’estate in trincea. «Abbiamo affidato il servizio di autobotti con procedura di urgenza come consentito dalla Regione. 110mila euro che abbiamo anticipato e che ci verranno rimborsati dalla Regione. Più 40mila euro per sistemare le strade di campagna e consentire ai mezzi di raggiungere le aziende agricole. L’appalto era fino al 31 agosto, ma il servizio prosegue perché non piove e l’emergenza resta. Dal momento che il turismo garantisce posti di lavoro importanti e l’acqua serve per usi civici prioritari come lavarsi, abbiamo dovuto privilegiare il settore turistico. Le aziende agricole hanno subito danni gravi, aspettano le compensazioni che la Regione ha promesso. E speriamo che arrivino in tempi rapidi perché si rischiano conseguenze sociali pesanti». Il sindaco di Torpè ha le idee chiare sul futuro. «Il clima non cambierà, gli studi scientifici confermano che la siccità non sarà più una condizione eccezionale quindi servono interventi strutturali – sottolinea –. Per quanto riguarda il nostro territorio l’unica strada è che la Regione investa risorse importanti per portare l’acqua dall’invaso più vicino, quindi dalla diga del Liscia, realizzando una condotta di collegamento in un anno, con procedure di emergenza». La stessa preoccupazione del primo cittadino di Torpè è nelle parole del collega di Posada, Salvatore Ruiu. Con l’aggravante che solo la pioggia potrà curare il suo territorio a secco da mesi.

Campagne in ginocchio «L’emergenza non solo non è finita ma sta per cominciare – afferma preoccupato –. Abbiamo iniziato a giugno, abbiamo vissuto dieci giorni infernali dal 16 al 27 agosto e aspettare le piogge di aprile è impensabile. I piovaschi dei giorni scorsi non hanno portato un solo millimetro di acqua nella diga. Per tutta l’estate un’autobotte ha lavorato a pieno ritmo per portare l’acqua dove non arrivava. Ma abbiamo dovuto sacrificare le campagne, dove abbiamo potuto garantire solo il benessere animale e quindi l’acqua per abbeverare il bestiame. Ma i campi sono stati desertificati. Niente produzioni estive e niente produzioni invernali. Un vero disastro».

La salvezza Due le opzioni della salvezza. Una arriva dall’alto, la pioggia. Quasi un miraggio. «L’altro aiuto potrebbe arrivare dal dissalatore di Budoni – conclude il sindaco Ruiu –. La prossima settimana ci vedremo con i sindaci. Dobbiamo agire subito».

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