La Nuova Sardegna

La storia

Adeline Burus: «Ho chiesto la cittadinanza italiana, mi hanno risposto 7 anni dopo»

di Paolo Ardovino
Adeline Burus: «Ho chiesto la cittadinanza italiana, mi hanno risposto 7 anni dopo»

All’epoca aveva 19 anni, si era trasferita dalla Romania a Olbia quando ne aveva 9: «Adesso la mia vita è altrove»

09 settembre 2024
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Sassari E poi ci sono le storie che fanno rabbia, «ricordo quel momento: odiavo l’Italia e le sue leggi». Quel momento, per Adeline Burus, riporta la clessidra del tempo a quando aveva 19 anni. Stava per terminare gli studi classici al liceo Gramsci di Olbia. Il suo sogno in quel momento era entrare nell’accademia militare. Perciò, insieme ai genitori, si è attivata per ottenere una cittadinanza italiana che, dopo dieci anni vissuti in Sardegna, le sembrava una formalità. E invece la richiesta è stata accettata solo sette anni dopo. Quando l’hanno chiamata per dirle “Venga in tribunale per il giuramento”, Adeline ha chiuso il telefono. Si era già rifatta una vita in Germania, dove ha una figlia e una casa, anche senza cittadinanza italiana.

Sì, è una vicenda estrema, ma è lo spauracchio di ogni ragazzo e ragazza che si appresta a diventare cittadino d’Italia come tutti gli altri. Adeline Burus, 27 anni, si è trasferita dalla Romania a Olbia quando ne aveva ancora nove e la sorella minore Nicole appena sei. La decisione di fare il grande passo è arrivata dopo la maggiore età, quando davanti ad Adeline si è palesato il primo grande ostacolo. «Volevo andare a studiare a Sassari, mi vedevo già all’accademia militare», con l’obiettivo di entrare poi nell’aeronautica. Ancora prima di compiere 19 anni e raggiungere il traguardo del diploma, comincia a muoversi per completare tutte le pratiche necessarie. «Non è stato facile – ricorda –. Servivano diversi documenti da richiedere direttamente in Romania, con tanto di traduzioni, notai, e insomma un viaggio non da poco e tutto a spese mie. Anzi, a spese dei miei genitori che hanno dovuto sborsare 2mila euro».

Poi in mezzo i soliti imprevisti, qualche firma mancante, qualche pezzo di carta che sembrava superfluo e invece è costato un secondo viaggio Italia-Romania e ritorno. Quando sembra tutto pronto, dagli uffici comunali di Olbia inoltra la domanda di cittadinanza a Sassari e l’impiegata la rassicura: «Tempo un anno e sarà tutto fatto». Il liceo finisce, passa l’estate, passano i mesi, «allora ho iniziato a sollecitare spiegando di aver bisogno di velocizzare la pratica, dovevo iscrivermi all’accademia». Niente da fare. «In quel momento ero molto triste, ho odiato l’Italia e le sue leggi». E allora pazienza, Adeline gira pagina, si trasferisce in Irlanda dove studia inglese, poi tappa in Germania. Dove tutt’ora vive. «La chiamata è arrivata nel 2023. Sette anni dopo l’inizio della richiesta». Sembra una beffa: «Al telefono mi dicono “Si può presentare in tribunale per il giuramento, la richiesta di cittadinanza italiana è approvata”. Ho detto che ormai non mi interessava più, mi è stato risposto “guardi che fa male, è un’opportunità che le stiamo concedendo”». E si può intuire lo stato d’animo di Adeline Burus in quei momenti. D’istinto preme il tasto rosso, cancella quel numero di telefono e lo blocca.

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