La Nuova Sardegna

Ambiente e nautica

Le boe intelligenti diventano green: blocchi di granito ricoperti di posidonia

di Serena Lullia

	Una boa intelligente Bettybuoys e Luca Rovere
Una boa intelligente Bettybuoys e Luca Rovere

Il progetto di Luca Rovere con il Cnr: «Basta disseminare il mare di basamenti di cemento. In questo modo gli ormeggi diventano anche case per i pesci»

06 ottobre 2024
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Sassari Intelligenti, ospitali e super informate. Il futuro delle boe di ormeggio è turistico ma green. Finisce l’era dei corpi morti in cemento, i blocchi ficcati sui fondali per consentire in superficie l’aggancio in sicurezza delle barche.

Luca Rovere, origini di Oristano e una vita di lavoro tra Cannigione e la penisola, ha pensato di sostituire il cemento con un materiale presente in natura, il granito, e farne le basi su cui agganciare le boe. La roccia si presta a essere foderata di piantine di posidonia e cystoseira diventando così la futura casa degli abitanti del mare.

Nautica e natura Il progetto “Nautica e natura – Insieme per la creazione di oasi marine” nasce in collaborazione con il Cnr di Oristano e Palermo e i biologi dell’università di Genova. Duplice la finalità delle boe di nuova generazione. Rendere facile e intuitivo l’approdo ai diportisti, ma anche salvaguardare i fondali, troppo spesso arati dalle ancore degli yacht. Il binomio nautica-ambiente convive nel sistema di ormeggio brevettato e certificato “Bettybuoys”.

Ormeggio sicuro «Ho una barca a vela e navigando ho imparato a conoscere anche le esigenze dei diportisti – spiega Rovere –. Uno tra tutti è un ormeggio facile in ogni punto del mare, sia che tu non sia più giovane o navighi da solo». Le boe di Betty, che è poi la tartaruga mascotte del progetto, hanno un perno di ormeggio che consente al dispositivo galleggiante di sollevarsi a due metri dall’acqua una volta “chiamata” attraverso app e individuata attraverso gps. Per poi scomparire. «Viene localizzata dal diportista dallo smartphone e diventa funzionante attraverso un codice che solo chi l’ha prenotata ha – spiega Rovere –. Quando va via, la boa si chiude e diventa accessibile a un altro diportista con il suo codice. Se qualcuno cerca di agganciarsi con una cima, come una boa tradizionale, lei capisce dopo una manciata di secondi che il movimento non è dato da un’onda e va in allarme». Le boe sono state pensate come punti di approdo itineranti nel Mediterraneo, per imbarcazioni dai 15 fino ai 250 metri. «L’obiettivo è mettere in condizioni il diportista di navigare ovunque, in sicurezza ma nel rispetto dell’ambiente – aggiunge – . Ecco perché questo tipo di boe potrebbe essere scelto da parchi e amp in tutto il mare di Sardegna».

Boe ospitali Rovere insiste sull’aspetto della tutela dei fondali. «I campi boe sono una realtà ovunque, ma non si può pensare di disseminare il mare, ancor di più nelle aree protette o con equilibri fragili, di centina di corpi morti. Sono quindi andato alla ricerca di una soluzione scientifica che superasse questo problema. Mi sono confrontato con i biologi dell’Aquario di Genova, poi con il Cnr di Oristano e Palermo e abbiamo messo su un progetto che avesse come principale finalità quella di preservare i fondali marini».

La rotta del futuro è la riduzione degli spazi di ancoraggio tradizionali. E la presenza dei corpi morti fa sollevare le barricate da più parti. «I corpi morti di Bettybuoys in realtà sono vivi – precisa Rovere –. Sono basamenti fatti con materiali presenti in natura, granito appunto, perfettamente ecocompatibili, che si prestano a essere innestati con piantine di posidonia oceanica e cystosoria. Vengono quindi ricoperti di vegetazione naturale diventando così rifugio per altre forme di vita marine, con la possibilità quindi di rinaturalizzare quei fondali in cui le ancore hanno strappato la posidonia». Una operazione monitorata con censimento periodico, cinque volte all’anno. «Dati scientifici preziosi per la ricerca ma anche per tenere sotto controllo lo stato di salute del mare».

Il premio al salone nautico Le boe di Betty sono state brevettate nel 2022 e al Salone nautico di Genova sono state premiate con il Design innovation award.

Dati scientifici «Ogni corpo morto, che poi è vivo viene censito 5 volte all’anno per verificare che la piantumazione abbia avuto esito positivo e nel caso in cui alcune piantine non abbiano attecchito vengano sostituite – aggiunge Rovere –. Per 50 boe vengono fatti 300 video e 10.500 foto. Dati scientifici che vengono poi studiati dal Cnr».

Memoria turistica Le boe sono anche dotate di una memoria straordinaria. A disposizione degli utenti informazioni sui fondali, meteo, attività a terra, negozi, feste, eventi. «Il diportista non sempre entra in una marina, riceve consigli o suggerimenti su eventi o iniziative in zona – conclude l’imprenditore –. Se sceglie di restare per mare ha a disposizione solo il cellulare. Anche se non ha mai prenotato una boa ma si è solo registrato all’app, riceverà dal territorio in cui naviga notifiche e informazioni su eventi, iniziative, spettacoli, musei, siti archeologici della zona in cui sta navigando».

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