La Nuova Sardegna

Il racconto

L’insegnante Costantina Cossu: «Dopo 42 anni di carriera pensione da 2073 euro»

di Luigi Soriga
L’insegnante Costantina Cossu: «Dopo 42 anni di carriera pensione da 2073 euro»

La docente: «Un po’ poco rispetto alla lunga carriera che c’è dietro»

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Sassari In pensione da un anno, sulle spalle 42 anni di insegnamento, il massimo degli scatti maturati in busta paga, ma la cifra in neretto recita: 2073 euro al mese. «Uno stipendio un po’ bassino se consideriamo la lunga carriera che c’è dietro». Costantina Cossu, laureata, docente di scuola secondaria, ha insegnato biologia e tecnologia per tanti anni al Roth di Alghero, per poi chiudere la sua esperienza allo Scientifico Fermi. «Mi fa sorridere il fatto che professionisti che guadagnano anche cinque volte il nostro stipendio, prima di laurearsi sono passati sotto le nostre mani. Non bisognerebbe mai dimenticare il nostro ruolo, la nostra responsabilità e il compito strategico di formare le generazioni del futuro. Credo che quello dell’insegnante sia un mestiere chiave nella società, e per questo sottopagato».

Ci sono le 18 ore settimanali, alle quali si aggiungono quelle di laboratorio, ma soprattutto c’è la formazione che serve per stare al passo con le nuove generazioni: «Chi non lo vive ogni giorno in classe, spesso sottovaluta la complessità del nostro lavoro. Hai a che fare ogni giorno con 27 alunni, cioè con 27 teste una diversa dall’altra, portatrice di interessi, sensibilità, background, educazione, vissuto e soprattutto sogni differenti. E tu devi essere in grado di interagire con ciascuno dei tuoi studenti, senza lasciare nessuno indietro, con l’obiettivo di portare tutti a realizzare le proprie aspirazioni». Riuscirci è un’impresa, ma un buon insegnante almeno ci tenta, e questo richiede tanto impegno e lavoro sommerso, quello che non finisce mai dentro la busta paga: «Oltre alle solite incombenze della correzione compiti e preparazione delle lezioni, con piano A se tutto fila liscio, e piano B se qualcosa in classe va storto, io utilizzavo moltissimo i social per migliorare la didattica. Ad esempio mi confrontavo con i colleghi di tutta Italia chattando all’interno di una community. Tipo: ma voi questo argomento come lo trattereste? Che materiali utilizzate? E grazie ai social avevo un confronto più diretto anche con gli stessi alunni. Senza alcuna demonizzazione, per me sono stati un canale di dialogo utilissimo. Ma assorbivano moltissimo tempo, che io ho sempre “regalato” volentieri».

Duemila euro, dopo quasi mezzo secolo di scuola, per gli insegnanti significa essere sottopagati. «Soprattutto se consideriamo quanto sia aumentato il costo della vita col passaggio dalle lire all’euro. È in quel preciso momento che i nostri salari sono diventati totalmente inadeguati rispetto al carovita». Resta però la passione verso un mestiere che non ha prezzo: «Sono in pensione da poco e già mi mancano i colleghi e gli studenti. Non c’è nulla che ti ripaghi di più del saluto affettuoso di un alunno che incontri per strada. Significa che hai fatto un buon lavoro».

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