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Gli studenti in campo a favore del docente Federico Zappino: «Attacchi ignobili, l’Ateneo prenda posizione»

Gli studenti in campo a favore del docente Federico Zappino: «Attacchi ignobili, l’Ateneo prenda posizione»

Una lettera firmata da decine di ragazzi e ragazze chiama in causa i vertici dell’Università: «Devono difendere il diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 33»

22 ottobre 2024
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Sassari Una lettera firmata da decine di ragazzi e ragazze chiama in causa i vertici dell’ateneo sassarese sul caso delle Teorie Queer all’università. Di seguito il testo integrale del documento:

Ora tocca a noi student* La scorsa settimana si è svolto un dibattito pubblico che ha riguardato il corso di Teorie di genere e queer tenuto dal docente e filosofo Federico Zappino all’Università degli Studi di Sassari. Tale dibattito non solo si è rivelato diffamatorio nei riguardi del docente, oltre che essere basato su una ignobile fandonia, ma si è anche svolto nella più totale ignoranza dell’opinione delle studentesse e degli studenti del corso. Il deputato della Lega Rossano Sasso ha sollevato una polemica estremamente sterile nei riguardi del docente e del corso e strumentalizzando la presenza, nel programma dell’anno scorso, di un estratto dal celebre Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli, accusato dal deputato di fare “apologia della pedofilia”. Il punto è che per quanto il testo di Mieli sia un riferimento classico per chiunque voglia comprendere le origini del pensiero queer o la storia dei movimenti omosessuali in Italia e nel mondo, non era affatto obbligatorio da leggere per sostenere l’esame di Teorie di genere e queer, bensì una dispensa fra molte altre, a scelta degli studenti e delle studentesse. Un estratto da un saggio, pubblicato dall’editore Feltrinelli, che sarebbe comunque acquistabile in qualunque libreria.

L’attacco che Sasso ha portato avanti nei confronti del corso e del professor Zappino non è solo un attacco vigliacco e squisitamente politico, svolto da parte di un’entità privilegiata e autoritaria – un deputato in un’aula parlamentare- contro un lavoratore qualificato che ha ottenuto i suoi titoli legittimamente, ma è anche un attacco contro tutte le studentesse e gli studenti universitari, e contro chi ha scelto volontariamente di seguire il corso. Riteniamo che la posizione di Rossano Sasso non sia affatto oggettiva, e che sia influenzata da un suo giudizio di valore, espresso pubblicamente, nella quale afferma che “queste cose gli fanno schifo”. Una posizione, dunque, personale, che non dovrebbe influenzare le decisioni su cosa sia lecito insegnare o no. Pertanto, vorremmo ricordare all’onorevole che noi siamo esseri senzienti, maggiorenni e capaci di intendere e di volere- tant’è che abbiamo addirittura il diritto democratico di votare alle elezioni politiche. Abbiamo il diritto di approfondire qualsiasi tipo di studio riteniamo legittimo e abbiamo il diritto di accedere a qualsiasi testo che reputiamo possa far crescere la nostra conoscenza e la nostra coscienza critica. Troviamo che l’attacco subito dal professor Zappino non sia solamente pretestuoso, volto a diffamare uno dei più importanti esponenti del pensiero queer a livello nazionale e internazionale, ma che sia anche un terribile attacco alla nostra dignità di studentesse e studenti, che veniamo considerate dal deputato Sasso come semplici entità passive, incapaci di sviluppare una coscienza critica e facilmente indottrinabili. Caratteristiche, peraltro, volte a censurare la consapevolezza e lo studio di tematiche considerate pericolose o -per usare le parole dell’onorevole Sasso- “schifose”, e volte quindi a far aderire passivamente a determinate idee e principi, togliendo a noi studentesse e studenti i mezzi per far valere la nostra possibilità di critica e di opposizione, principi cardine dei sistemi democratici. Pretendiamo dunque che il deputato Sasso chieda scusa, non solo per le pesantissime accuse mosse nei confronti del professor Zappino, ma anche per l’umiliante e disonesta retorica che ha usato per dipingere noi studentesse e studenti, come prive di dignità e di capacità critiche. Chiediamo anche che i vertici dell’Università di Sassari prendano una posizione netta a tutela del diritto allo studio. Gli attacchi ai quali abbiamo assistito non dipendono dal titolo del corso, definito “poco sobrio”, bensì da posizioni ai limiti della democrazia e della costituzionalità: all’art. 33, la nostra Costituzione sancisce infatti la libertà di insegnamento e di ricerca scientifica.

Seguono le firme degli studenti: Minerva Uzzau; Emanuele Santona; Leonardo Carta; Mattia Uzzau; Eliseo Valente; Teresa Saba; Riccardo Marcetti; Matteo Lepuri; Elena Piazza; Giovanni Tavera; Francesca Randine; Francesca Moro; Andrea Maurizi; Riccardo Vanoni; Camilla Fresu; Sebastian Ledda; Alessia Piga; Nicoll Sechi; Carolina da Silva Porfirio; Elisa Pilo; Ilenia Porqueddu; Antonio Sotgiu; Carla Tiburcio Martinez; Martina Vinci; Elisa Matta; Claudio Cacciarru; Sara Sotgiu; Alberto Pitzoi Arcadu; Ilenia Pisano; Eleonora Cocco; Stefania Piras; Maria Veronica Carta; Giuseppe Denti; Aurora Sechi; Fabio Sotgiu; Elisabetta Bettoni; Viviana Verna.

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