La Nuova Sardegna

Il caso

Teorie Queer a Sassari, è guerra tra raccolte di firme, post e liti in Parlamento

Teorie Queer a Sassari, è guerra tra raccolte di firme, post e liti in Parlamento

Non accenna a placarsi il polverone sul corso universitario

22 ottobre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Sassari Da una parte una raccolta di 1175 firme per chiedere al Ministro di bandire “l’ideologia gender” non solo dalla scuola dell’obbligo e superiore, ma anche dall’università. Sul versante opposto una petizione con 3000 intellettuali e accademici schierati a difesa dell’articolo 33 della Costituzione, che dice che le scienze e l’arte sono libere, e libero ne è anche l’insegnamento. Al centro del grande dibattito nazionale e internazionale che si è aperto da alcune settimane, c’è il corso di laurea di “Teorie Queer” tenuto dal filosofo e attivista gender Federico Zappino per l’ateneo sassarese, che dopo il successo di iscritti dell’anno scorso anche quest’anno ripropone lezioni e seminari.

Il titolo del corso ha però attirato l’attenzione del deputato leghista Rossano Sasso, 49 anni, barese, autore della risoluzione approvata recentemente dalla Camera contro l’insegnamento “dell’ideologia gender” all’interno degli istituti scolastici. Il parlamentare ha spulciato anche tra i testi di riferimento del corso e ha notato che tra le dispense era menzionato il libro “Elementi di critica omosessuale” dello storico attivista Mario Mieli. «Lo stesso – ha scritto Sasso sulla sua pagina Fb – che sdoganò la pedofilia con frasi aberranti che tutti ricordiamo con ribrezzo». Il deputato perciò ha chiesto alla ministra dell’Università Bernini di intervenire per fare in modo “che i soldi pubblici non vadano investiti per l’insegnamento di tali indottrinamenti lgbt+”. Dopodiché Sasso ha alzato l’asticella portando il caso Sassari direttamente in aula parlamentare. Dopo il suo intervento si sono susseguiti quelli di numerosi onorevoli sia di maggioranza che di minoranza. Le argomentazioni, come da copione, sono diametralmente opposte. Da parte sua il filosofo Federico Zappino ha rivendicato il valore aggiunto del suo corso: «L’università da due anni è diventata un luogo pubblico nel quale confrontarsi e dibattere su temi importanti come l’omofobia, la transfobia, la teoria di genere, e tutti i temi correlati a 360 gradi che investono ogni ambito della società».

A sua difesa è sceso in campo il capodipartimento di Giurisprudenza, il professor Comenale Pinto, che ha rimarcato la pluralità di pensiero garantita all’interno delle materie insegnate: «Nessun indottrinamento, ma un approccio di ampie vedute». E ha invitato l’onorevole Sasso a visitare l’Ateneo per toccare con mano il lavoro svolto. Invece la Cgil ha chiesto a Sasso delle scuse formali per l’università, il docente e gli studenti. E sono proprio gli studenti ora a inserirsi nel dibattito: con una lettera hanno voluto rivendicare la loro capacità critica, il loro essere persone non per forza passive, ma in grado di esercitare delle scelte di conoscenza.

Primo piano
Vigili del fuoco

Nuoro, violento schianto auto-moto sulla strada statale: muore un 36enne

Le nostre iniziative