La Nuova Sardegna

Sanità

Carenza medici di base, ma c’è chi dice sì: «L’ambulatorio nei paesi, esperienza bellissima»

di Michela Cuccu
Carenza medici di base, ma c’è chi dice sì: «L’ambulatorio nei paesi, esperienza bellissima»

Alessandro Albano, la scelta coraggiosa di un giovane: Trentotto anni, originario di Santa Giusta presta servizio a Solarussa, Zerfaliu e Siamaggiore

25 ottobre 2024
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Solarussa «Fare il medico nei piccoli paesi è bello». Alessandro Albano è un giovane medico di famiglia che ha fatto una scelta in controtendenza: «Non mi interessava lavorare in città o in ospedale. Il lavoro del medico di famiglia è certo duro e pieno di responsabilità. Ma il rapporto di fiducia che si instaura con i pazienti e la rete di conoscenze sulle quali puoi contare le trovi solo in queste realtà».

Trentotto anni, originario di Santa Giusta, sembra davvero non pesargli il fatto di macinare chilometri sull’automobile per doversi spostare in tre paesi diversi pur relativamente vicini tra loro: Solarussa, Zerfaliu e Siamaggiore, dove vivono i suoi pazienti. «Ho sempre voluto fare questo lavoro e non me ne sono pentito», afferma. Racconta di aver indossato il camice subito dopo la laurea, lavorando per anni a sostituire i titolari degli ambulatori che magari andavano in ferie. Lui era sempre disponibile e sempre pronto ad ascoltare i pazienti e ovviamente, a curarli.

Dice: «In questi paesi ho intessuto relazioni umane importanti. Conosco i miei pazienti, ormai da molti anni. Ho instaurato con loro un reciproco rapporto di fiducia e rispetto. Inoltre, ho un ottimo rapporto con le amministrazioni locali, il che è altrettanto importante». Quando parla della sua scelta la definisce come «un percorso lineare perché quando ricevetti l’incarico lavoravo qua già da cinque anni. Andar via sarebbe stato come tradire la fiducia che mi avevano accordato i pazienti in tutto questo tempo. Il medico di base è infatti un punto di riferimento importantissimo. Siamo noi che dobbiamo trovare le soluzioni, da soli», dice.

La provincia di Oristano è tra le più colpite dalla carenza di medici di famiglia. Lo scorso giugno, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione regionale alla Sanità, il presidente provinciale dell’Ordine dei medici, Antonio Sulis, aveva infatti indicato in 45 mila il numero dei pazienti rimasti privi di assistenza medica di base. Un numero enorme raffrontato alla popolazione complessiva e di poco superiore ai 151 mila abitanti. In pratica, poco meno di un terzo della popolazione è privata del diritto alle cure mediche. Certo, la Asl in questi anni ha creato la rete degli Ascot per garantire un minimo di assistenza ma il numero degli ambulatori rimasti vuoti è sempre alto. E non solo nei piccoli paesi.

A Terralba, paese di 10 mila abitanti, ad esempio, seimila sono senza medico. Insomma: se Alessandro Albano avesse voluto, avrebbe potuto lavorare in un centro più grosso. «Anche nella stessa Oristano – conferma – io però ho preferito restare qui. Certo, avrei lavorato in un unico ambulatorio, ma contemporaneamente mi sarei trovato a iniziare da capo e il rapporto di fiducia tra medico e paziente non si instaura con uno schiocco di dita».

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