La Nuova Sardegna

L’emergenza

Sanità, in Sardegna 400 ambulatori senza medici di base: un’intera generazione verso la pensione

di Luigi Soriga
Sanità, in Sardegna 400 ambulatori senza medici di base: un’intera generazione verso la pensione

Lo scenario attuale vede circa 500mila sardi che non hanno un riferimento assistenziale certo

25 ottobre 2024
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Sassari I numeri raccontano molto bene l’emergenza: 1400 ambulatori in tutta l’isola, circa 400 sedi di medici di base vacanti. Considerando che ciascuno ha mediamente più di un migliaio di assistiti, è facile fare i conti. Circa 500mila sardi non hanno un riferimento assistenziale certo. Questo lo scenario attuale, ma l’isola nei prossimi 6 o 7 anni si appresta a perdere la metà dei medici di base, perché hanno ormai raggiunto l’età pensionabile.

A dire il vero, proprio in Sardegna la vecchia guardia stava diventando una preziosa risorsa per rimpolpare una prima linea sanitaria carente sui territori più disagiati. Nell’ultimo congresso dei medici di famiglia a Villasimius, il sindacato Fimmg, l’Ordine dei medici e l’Empam, avevano lanciato la proposta di allungare l’età pensionabile a 72 anni, e il Governo aveva trovato l’idea interessante. Anche perché su questo fronte la Sardegna aveva già fatto da apripista.

Infatti per cercare di arginare le carenze di ambulatori, la Regione aveva approvato la legge 12 del 2024, permettendo ai medici pensionati di tornare in servizio volontariamente, anche con contratti libero-professionali, in modo da garantire la continuità assistenziale. Ma il Consiglio dei ministri ha recentemente impugnato la legge, sostenendo che viola le competenze statali, poiché la regolamentazione del lavoro dei medici spetta allo Stato e non alle Regioni.

Risultato: i medici pensionati che avevano ripreso servizio nelle aree disagiate della Sardegna, si sono dovuti fermare. Avevano iniziato a lavorare di nuovo quest'estate nell’Asl di Oristano, che si era vista costretta a reclutare quattro professionisti. C’è da precisare che la legge regionale potrebbe restare valida fino al verdetto della Corte costituzionale, ma le Asl hanno prudentemente già deciso di sospendere le iniziative per evitare responsabilità future dei direttori.

Invece per la Regione resta ancora valida la soluzione tampone di ingaggiare circa 180 supplenti temporanei o di coprire le falle nel territorio grazie ai cosiddetti Ascot (Ambulatori straordinari di comunità). Ma non basta, perché i cittadini sopra i 14 anni totalmente privi di medico di famiglia rimangono circa 40mila. Meno filtro sul territorio significa più pressione sui pronto soccorso e sugli ospedali, sui quali si presentano codici bianchi o verdi che potrebbero essere gestiti diversamente. Il caso del Brotzu e gli attacchi ai medici di base da parte di Paolo Siotto, primario di Radiologia del Brotzu, che li addita come i principali responsabili del disastro sanitario, non fa che creare ancora più cortocircuito nel sistema. «È fondamentale affrontare queste sfide con unità e collaborazione e rispetto reciproco – dice Luciano Congiu, segretario regionale dello Smi – queste dichiarazioni rappresentano un attacco diretto ai medici di medicina generale, una categoria che svolge un ruolo cruciale nel nostro sistema sanitario. I medici di famiglia sono il primo presidio sanitario per i pazienti e svolgono un ruolo cruciale. Gli attacchi non sono solo una mancanza di rispetto verso questi professionisti, ma rischiano anche di minare la fiducia dei pazienti. L' invito è a riflettere: perché non ci si chiede come mai attualmente siano sempre meno i medici che vogliono intraprendere un percorso formativo specifico e, soprattutto, perché siano sempre meno i medici che vogliono ricoprire questo tipo di incarichi, persino dopo aver frequentato la scuola di Medicina Generale?». 

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