Il Cannonau perde appeal ma vince la sfida contro i cambiamenti climatici
Il vino rosso al centro del “Likeness International”: «Serve approfondire gli studi genetici e adottare nuove tecniche agronomiche»
Cagliari L’emergenza climatica come elemento non più derubricabile tra le eventualità, la crisi del vino rosso come fatto acclarato, da affrontare e superare rinunciando, se necessario, ad alcuni dei capisaldi del proprio credo. Il mondo del Cannonau prova a proiettarsi nel futuro prendendo coscienza sino in fondo delle criticità del presente e delle nuove esigenze di un mercato in costante evoluzione.
Raccontato in tutte le sue espressioni territoriali, in un confronto con le diverse tipologie nazionali e internazionali, il vitigno è stato al centro della seconda edizione di “Cannonau Likeness International”, che per un intero weekend ha portato a Cagliari e hinterland dibattiti, laboratori e degustazioni con esperti (e cantine) di livello internazionale.
L’evento, ideato da Davide Gangi, fondatore di VinowayItalia e organizzato in collaborazione con Assoenologi Sardegna guidato da Mariano Murru, ha rappresentato “un’occasione per dar vita a una costruttiva comparazione con vitigni affini – ha sottolineat lo stesso Gangi – quali Gamay del Trasimeno, Alicante, TaiRosso, Granaccia e Grenache marchigiano, Grenache francese e Garnaccia spagnolo». Tra i momenti di confronto più interessanti, quelli i contributi di Riccardo Cotarella, presidente mondiale degli enologi, Stevie Kim, direttrice Vinitaly international, Yves Zier, co-fondatore e direttore del Concorso Grenaches du monde, Michel Blanc, direttore Consorzio Châteauneuf-du-Pape e Charly Arturaola, considerato uno dei migliori sommelier del mondo.
«C’è una consapevolezza diffusa del calo dei consumi di vino rosso – ha detto Pierluigi Zama, vice presidente nazionale Assoenologi – ed è evidente la necessità di una maggiore attenzione a quel diffuso atteggiamento salutistico, con un consumatore attento anche al contenuto alcolico. Sarà dunque necessario intervenire sui contenuti di zuccherina, renderli più bassi per vini meno alcolici. Non meno importante l’aspetto identitario, il cannonau è uno stile come altri grandi vini italiani. I Cannonau rappresentano il vino rosso del futuro nel mondo ma è necessario avvicinarsi ai giovani. Tra i giovani al di sotto dei 30 anni è solo un 20% che beve vino”. Stevie Kim, managing partner di Vinitaly e fondatrice di Italian Wine Podcast, ha suggerito qualche accorgimento: «Per rendere più accattivante il vino, dalla temperatura di servizio per una più piacevole sensazione di freschezza come quella trasmessa dai vini bianchi. Alcuni accorgimenti forse potranno far storcere il naso agli esperti del settore ma adeguarsi a tendenze e modalità di consumo differenti può essere una delle soluzioni».
«La prima presenza certificata del Cannonau in Sardegna risale al 1594 – ha fatto presente – afferma Gianni Lovicu di Agris –. In questo vasto lasso di tempo il Cannonau ha attraversato e resistito a diversi cambiamenti climatici, dimostrando una grande adattabilità e resilienza. Una adattabilità al terreno e una resistenza ai patogeni». «La grande variabilità annuale delle produzioni – ha detto Andrea Porceddu, docente dell’Università di Sassari – dovrà portare a sviluppare nuove tecniche in viticoltura. Ogni annata è differente, e solo la ricerca e l’esperienza potranno contenere gli effetti negativi della modificazione del clima». Sarà dunque fondamentale approfondire lo studio della genetica delle piante e di nuove tecniche agronomiche, attingendo dalla differenziazione genetica per sviluppare adattabilità.
«Un’edizione di Cannonau Likeness perfettamente riuscita – rimarca Mariano Murru, presidente sardo di Assoenologi –, con una interessante anteprima dedicata al mondo femminile nelle sue varie declinazioni, dal vino all’arte, alla cucina, svoltasi nella bellissima sede dell’Accademia Epulae. Il tutto seguito da ben cinque masterclass dedicate alluniverso cannonau-Grenache-Garnacha in tutte le sue varianti e con ospiti di grande rilievo».