La Nuova Sardegna

Curiosità in orbita

Astrobiologia, alghe e cous cous, i segreti per vivere nello Spazio

di Alessandro Mele
Astrobiologia, alghe e cous cous, i segreti per vivere nello Spazio

Il distretto Dass dall’isola a Delhi per rafforzare la collaborazione internazionale Nella dieta gli strumenti per mantenere gli astronauti in piena salute

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Sassari La distanza tra la Sardegna e Delhi è meno siderale di quanto ci si aspetti se si parla dei segreti del mantenimento della vita umana nello Spazio. È l’argomento che ha ridotto a zero gli anni luce geografici tra i continenti e che ha portato nel cuore dell’India il meglio dell’isola tra gli esperti delle esplorazioni nell’universo. Il merito è stato tutto del programma “Living in space”, che ha condotto all’ambasciata italiana a Delhi più di cento tra studenti e docenti universitari, insieme ai direttori generali delle due principali associazioni indiane di industriali del settore. Il tutto con l’obbiettivo di sottolineare ancora una volta la collaborazione tra i due paesi in tema di universo aerospaziale.

Tanti gli argomenti all’ordine del giorno. Plinio Innocenzi, Alessia Manca e Andrada Pica, ad esempio, hanno fatto il punto su materiali aerospaziali, avionica, astrobiologia e analisi delle prestazioni umane in situazioni di gravità simulata. Ciò che è emerso è che in condizioni di esposizione ad ambienti dalla gravità alterata, l’astronauta può essere portato a estremi cambiamenti fisiologici. Plinio Innocenzi, inoltre, ha introdotto lo studio di materiali autosterilizzanti avanzati in grado di contrastare le contaminazioni negli ambienti delle navicelle spaziali.

Parlando delle eventualità di colonizzazione di ambienti come quello di Marte o della Luna, Innocenzi ha poi affermato che anche negli ambiti maggiormente controllati e caratterizzati da microgravità, elevati livelli di Co2 e radiazione solare elevata, i microorganismi occupano una fascia di nicchia unica nel suo genere. In tema di mantenimento della vita umana nello Spazio, è indispensabile parlare di alimentazione.

Tra le curiosità del gemellaggio Sardegna-Delhi, l’assaggio del cosiddetto “cibo dello spazio”. Una proposta nuova della Eat freedom, start-up fondata da Sara Rocci Denis, cucinata in diretta dallo chef Stefano Polato. Si è trattato di tre ricette veloci da preparare e già brevettate per gli astronauti. Tra questi piatti che bilanciano componenti nutrizionali, varietà e gusto c’era anche il cous-cous a base di miglio indiano.

L’incontro è stata anche l’occasione per Antonella Pantaleo di illustrare ancora una volta le potenzialità della coltura in navicella dell’alga spirulina. L’elemento nutritivo, conosciuto anche come oro verde, ha infatti dei grandi valori nutrizionali oltre che essere capace di ridurre l’anidride carbonica all’interno delle strutture. È stato poi Shashi Kunar, responsabile del ramo di Delhi dell’Icgeb di Trieste, a raccontare la possibilità di coltivare microalghe in atmosfera a gravità zero. L’iniziativa sardo-indiana, come confermato anche dall’incaricato scientifico dell’ambasciata, Sergio Ledda, tra i principali promotori, ha coinciso con la giornata nazionale dello Spazio.

È stata anche l’occasione per presentare il distretto aero spaziale della Sardegna (Dass), tra le realtà in prima linea per la promozione della candidatura del sito minerario di Sos Enattos, a Lula, ad ospitare l’Einstein telescope, lo strumento per lo studio delle onde gravitazionali dell’universo. Ma ciò che è emerso in termini di preservazione della vita nello spazio ha messo in rilievo degli aspetti determinanti anche a livello clinico. Tra questi, il fatto che la disfunzione cardiovascolare nello spazio, può portare all’atrofia cardiaca ma anche ad alterazioni vascolari. Invece, per quanto riguarda i tessuti muscolari, l’atrofia potrebbe causare una riduzione delle dimensioni fino al 10 percento e fino al 20 percento della forza. 

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