La Nuova Sardegna

Divieti e salute

Vent’anni fa stop al fumo nei locali: la novità epocale raccontata dai gestori

di Paolo Ardovino

	Pulp Fiction di Quentin Tarantino
Pulp Fiction di Quentin Tarantino

Inizialmente la legge Sirchia fu osteggiata: era normalissimo accendere le sigarette al bar, al ristorante o al cinema

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Sassari «Qualche cliente voleva fumare e quando dicevo di no mi rispondeva “Allora non ci torno più”. E fate come volete, rispondevo. Oggi dico che quella è una conquista». La conquista è la legge Sirchia che dal 10 gennaio 2005, quindi esattamente vent’anni fa, ha vietato il fumo all’interno dei locali. Silverio Nanu della storica trattoria “Il rifugio” di Nuoro, non ha dubbi: «Sì, una vera conquista».

No smoking L’applicazione non è stata facile, «c’erano avventori fumatori abituali e che da antipasto a dessert erano capaci di accendersi anche cinque sigarette». Ma col tempo «anche chi fuma mi ha ringraziato. E direi che è stato un passo in avanti, senza più cattivi odori». Per proprietari di attività e gestori di bar, ristoranti e locali notturni, fu una svolta. Un cambio drastico alle abitudini. Il 10 gennaio di vent’anni fa entrava in vigore la legge Sirchia, che prendeva il nome dal Ministro della Salute Girolamo Sirchia. La legge, nata due anni prima, da quel momento è stata applicata in tutto il territorio nazionale. «Non so come abbiamo fatto fino a quel momento, sembrava una cosa così normale fumare all’interno dei locali. Per fortuna tutto è cambiato», insiste Silverio Nanu.

Prima e dopo «La legge Sirchia? Una delle poche davvero giuste e fatte bene», sorride Piero Muresu da Ossi. Per oltre vent’anni ha portato avanti il “Caffè Accademia” a Sassari, mentre la discoteca Blu Star di Ossi ha quasi mezzo secolo di vita. Non fu un colpo facile: «I fumatori sono sempre stati i clienti migliori – racconta Muresu –. Quando la legge entrò in vigore fu un trauma, se ne parlava tanto ma sembrava una cosa molto lontana, che non si sarebbe davvero realizzata». Per i primi tempi, tutti si attrezzarono con aree apposite per chi alla sigaretta proprio non poteva resistere, e per convincerli comunque a frequentare i locali. «Però devo dire la verità, poi ho tolto del tutto le aree fumatori. Un calo iniziale c’è stato ma noi titolari e i clienti abbiamo compreso». E soprattutto, ne ha beneficiato l’ambiente al bancone o nella pista da ballo. Odori e abitudini. «Esatto, prima sentivi solo la nicotina ed eri costretto a imbiancare le pareti ogni anno. Invece abbiamo cominciato tutti ad apprezzare gli odori e i profumi, come quello delle brioche appena sfornate»: questo è il commento di Pierfranco Bussu, che è stato storico titolare del “Caffè Nord est”, bar di Olbia da metà degli anni ’90 fino a una decina di anni fa. Centro nevralgico della vita della città, «per fortuna avevamo già una grande veranda e chi voleva fumare poteva sedersi fuori». Però quella legge ha dato una svolta alle abitudini «in meglio», sostiene. «Prima si fumava ovunque e non c’era problema, in questi ultimi anni anche negli spazi esterni, dove è consentito, il fumatore si fa più problemi, chiede magari a chi è accanto o si sposta. Questo non succedeva prima». E aggiunge: «Sì, a qualcuno la legge è dispiaciuta. Sai, il piacere del caffè con la sigaretta a fine pasto. Ma io, da fumatore, dico che non vorrei vedere più fumo all’interno dei locali». Piero Muresu chiosa: «Ecco, in fatto di leggi, trovo molto più pericoloso il nuovo parametro sul tasso alcolemico. Ora le persone hanno paura di bere e il fine settimana finiscono per rinunciare all’uscita».

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