Un’isola in pellegrinaggio per rendere omaggio al suo eroe
Il ricordo di quel 22 gennaio 2024, quando la Sardegna perse uno dei suoi migliori figli
Cagliari Sembra ieri ma è passato già un anno da quel 22 gennaio 2024, il giorno della scomparsa di Gigi Riva. Nel pomeriggio si era sparsa la notizia che era stato ricoverato in ospedale al Brotzu per problemi cardiaci, ma dalla famiglia erano arrivate rassicurazioni sullo stato di salute. Invece in serata il triste annuncio: “Gigi Riva è morto”. Lui aveva rifiutato di sottoporsi a un intervento chirurgico, una decisione che si era rivelata fatale. «Nella sua vita – ha raccontato più volte il figlio Nicola – ha sempre deciso passo per passo quando, come e cosa fare. Così è successo anche nei suoi ultimi momenti di vita».
Due giorni dopo, il 24 gennaio, i funerali nella basilica di Bonaria. Dopo il lungo pellegrinaggio per un giorno e mezzo allo stadio per rendere omaggio alla salma. Chiesa stracolma e una folla immensa nel sagrato che potè seguire il rito funebre grazie ai maxi schermi appositamente piazzati in diversi punti. Quel giorno erano in trentamila per l’ultimo saluto. Una rappresentanza robusta di quella Sardegna che lui aveva amato così tanto da decidere di farne la sua casa per sempre. C’erano anche tanti compagni di squadra, tanti ex giocatori rossoblù insieme a quelli attuali e all’allenatore Claudio Ranieri. C’erano anche alcuni azzurri del presente e quelli che lui aveva accompagnato e a cui aveva dato consigli e fiducia in Germania a vincere un mondiale, quello del 2006, che per ora resta l’ultimo dell’Italia. «Non è scomparso solo nostro padre – disse lo stesso Nicola Riva al termine della messa – ma un parente di tutti».
Parole uscite da un cuore spezzato ma che aveva acquisito parte di quella pacatezza e lucidità che era stata di Gigi Riva. All’uscita della bara dalla basilica quell’oceano di sciarpe rossoblù aperte davanti al mare di Cagliari mentre nella piazza dei centomila risuonavano le note struggenti di “Quando Gigi Riva tornerà” resterà impresso per sempre nella memoria di chi c’era quel giorno. La presenza di tanta gente ai funerali non è stata altro che l’ennesima testimonianza dell’affetto che la gente ha sempre ricambiato per Gigi Riva. Un amore nato quasi subito dall’estate del 1963 quando ragazzino appena 18enne fu paracadutato in Sardegna. Una cessione che lui aveva accolto di malavoglia senza neanche immaginare che come ha ripetuto spesso lui stesso e come fu scritto in un bellissimo striscione dagli Sconvolts esposto allo stadio dopo la sua morte: “Oggi so che invece era destino, so che stavo andando a casa mia”.
Sardegna, la sua casa. Cagliari, la città delle sue imprese da giocatore, la promozione in serie A, lo scudetto, i 207 gol in rossoblù più i 35 del record ancora suo in nazionale. E poi l’ultima partita, il ritiro. L’inizio della carriera da dirigente, la salvezza del Cagliari dal fallimento. E poi la parentesi come una delle prime seconde voci nei commenti delle partite di serie A e della nazionale alla Rai. Infine la lunga esperienza, dal 1988 al 2014, da dirigente della nazionale. Un fratello maggiore e un padre per i calciatori che si sono avvicendati in nazionale. Infine gli ultimi 10 anni in cui si è ritirato a vita privata, dedicando il suo tempo agli affetti più cari e agli amici. In questi anni sono stati tanti i libri scritti su di lui. C’è stato anche il bellissimo film di un grande regista come Riccardo Milani “Nel nostro cielo un rombo di tuono”. E poi anche alcuni spettacoli teatrali. Insomma mille modi per perpetuare la figura di un grande uomo che il giornalista Gianni Mura aveva efficacemente definito “Hombre vertical”. Dopo la scomparsa si sono moltiplicate le iniziative per ricordarlo, altre sarebbero in cantiere. Piazze, strade, statue. Forse anche troppo. Almeno lui , con il suo carattere schivo, avrebbe sicuramente commentato cosi: “ma no, non voglio disturbarvi”. Di sicuro Riva però meriterebbe che si risolvessero velocemente i problemi burocratici e si avviassero i lavori di costruzione dello stadio di Cagliari. L’impianto che sarà dedicato a lui sarebbe il modo migliore per ricordarlo in maniera tangibile per sempre .