La Nuova Sardegna

La grande sete

Ancora siccità dopo le piogge: «Nel Sassarese è emergenza»

di Gianni Bazzoni
Ancora siccità dopo le piogge: «Nel Sassarese è emergenza»

A nord ovest raccolti poco più di 100mila metri cubi d’acqua. Zirattu (Consorzio di bonifica): «Le istituzioni devono intervenire»

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Sassari I discorsi degli ultimi dieci anni non hanno risolto il problema, anzi hanno trascinato l’emergenza acqua in una scena che si ripete sempre con lo stesso copione. Alla base delle mancate risposte, forse, c’è anche la scarsa conoscenza del territorio e l’assenza di volontà nel cogliere l’importanza di progetti che pure ci sono, hanno una elevata sostenibilità e per realizzarli richiedono meno risorse di quelle che poi si rendono necessarie per indennizzi e aiuti vari. E la gente delle campagne vuole vivere dal lavoro non dall’elemosina.

«Non possiamo fare ogni anno la danza della pioggia e sperare che arrivi anche qui – afferma sconsolato Gavino Zirattu presidente del Consorzio di Bonifica della Nurra e di Anbi Sardegna –. Non abbiamo certezze, nessuno ne ha. Purtroppo nel territorio del Sassarese sono entrati poco più di 100mila metri cubi d’acqua e non risolvono certo il problema. È andata bene invece nella costa orientale, come per esempio la diga di Maccheronis che lo scorso anno non se la passava per niente bene, così pure per il Flumendosa che invia l’acqua al medio Campidano. E per l’Ogliastra e alcune dighe dell’area del Govossai».

Nei giorni scorsi Zirattu ha chiamato a raccolta sindaci, consiglieri regionali, Provincia e altri rappresentanti istituzionali. «Non per comandare – dice – ma per ragionare insieme e renderci conto delle cose da fare con urgenza. Non c’è più tempo da perdere. Quei 100mila metri cubi entrati nei giorni scorsi si sommano ai 17 milioni di metri cubi che ci sono tra la diga del Temo e quella del Cuga. Sembrano chissà che e invece non ci consentono neppure di programmare la prossima stagione irrigua. L’incontro che abbiamo fatto con Enas purtroppo non ha portato alcuna novità di interesse».

Cambiamenti climatici sempre più imprevedibili, precipitazioni ridotte e sempre più localizzate confermano che bisogna cambiare strategia. E se non c’era bisogna averne una valida e da sostenere con tutte le forze. «È chiaro che servono interventi finalizzati allo sviluppo, che consentano di programmare e affrontare il problema con le soluzioni in mano – dice ancora Zirattu – . Noi abbiamo messo a disposizione un progetto valido che serve a completare il sistema idrico del nord ovest della Sardegna e può poi consentire di realizzare la tanto decantata interconnessione tra i bacini. È una diga da realizzare tra il confine della provincia di Sassari e Oristano, un intervento sostenibile e che richiede un costo di poche decine di milioni di euro. È una proposta che da anni portiamo al tavolo del confronto, ma non ci ascoltano. Ogni volta emergono scuse e il dato reale è che il progetto non figura mai nel Piano delle dighe. È parcheggiato lì, nonostante la sua valenza strategica».

Così si va avanti a inseguire l’emergenza, anno dopo anno. A sperare nelle piogge invece di credere nei fatti, nei progetti praticabili. Come quello dell’utilizzo dei reflui del depuratore di Sassari. «Forse non siamo lontani dal rendere operativo quel progetto che è stato realizzato nel 2015 e che ci trasciniamo quindi da dieci anni. Si possono recuperare tra i 12 e i 15 milioni di metri cubi l’anno: sono livelli importanti se si considera che la campagna irrigua della Nurra necessita di 32 milioni di metri cubi d’acqua. Sappiamo che la Regione sta lavorando su questo fronte insieme alla Provincia di Sassari per risolvere le ultime questioni burocratiche».

Ma per consentire davvero una programmazione, Gavino Zirattu indica la strada: «Completare le interconnessioni dei bacini e costruire nuovi invasi sostenibili. E bisogna essere operativi. Basta discorsi teorici».

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