Aree idonee, il gruppo Gis: «Un pino blocca un investimento da 280 milioni di euro»
Giovanni Sicari: «Le semplificazioni creano dei mostri: dire che tutti gli impianti deturpano il territorio significa ingannare le persone»
Sassari «Abbiamo il caso di un pino alto 12 metri che è stato dichiarato “monumentale” e si trova a 2,8 chilometri di distanza dall’area industriale di Macchiareddu. Quindi ora in quella zona si può, paradossalmente, realizzare una raffineria ma per via della legge sulle aree idonee non possiamo installare un impianto fotovoltaico a 2 metri e 20 centimetri da terra. Dico solo che a causa di questo vincolo abbiamo un investimento da 280 milioni di euro fermo al palo».
A parlare è Giovanni Sicari, avvocato e portavoce del gruppo Gis (Gruppo impianti solari), un’associazione presieduta da Raffaello Giacchetti che rappresenta oltre dieci associate e conta circa 500 addetti. Lo scoglio contro cui ha cozzato sintetizza alla perfezione l’idea per niente positiva che il suo gruppo ha sulle norme varate dal consiglio regionale lo scorso mese di dicembre.
«In questo momento – aggiunge – ogni impianto sembra il nemico, ed è davvero un peccato. Si sta cercando di mettere la Sardegna contro il resto del Paese e far sembrare che chi investe nell’isola stia rubando qualcosa. Il discorso delle rinnovabili è stato dipinto come un assalto, ma non è vero perché nel 2023 e nel 2024 la Sardegna è penultima tra le regioni per approvazione di progetti. Aver riempito l’isola di vincoli, tra l’altro aprioristici, è un errore che infatti viene contestato nell’impugnativa del Governo. In sostanza non c’è più un’area utile dove poter realizzare gli impianti, compresi quelli di accumulo».
In cosa ha sbagliato la politica regionale? «C’è stata mancanza di approfondimento e consapevolezza. Quando si fanno le crociate si finisce per produrre ingiustizie. Le semplificazioni creano dei mostri: dire che tutti gli impianti deturpano il territorio significa ingannare le persone. Come può fare male alla Sardegna un impianto fotovoltaico in un’area industriale che nemmeno si vede dall’esterno?».
Ma la legge sulle aree idonee per ora c’è e resta in vigore. Perlomeno finché la Consulta non deciderà di accogliere le richieste del Governo. E il Gis tifa chiaramente per il colpo di spugna. «L’errore più grande – dice ancora l’avvocato – è stato pensare che nelle aree non idonee non si possano fare impianti. Tra l’altro la Regione ha varato la norma in assenza di poteri, dato che il Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia della norma nazionale che consentiva alle regioni di mappare le aree idonee e non idonee in modo autonomo. Anche per questo la legge verrà abbattuta dalla Consulta e a quel punto si potrà fare di tutto. Mentre se si fosse lavorato con obbiettività, mappando le aree in maniera più sensata, ne avrebbero beneficiato tutti: il territorio, l’ambiente, i lavoratori, le comunità e gli investitori. Un impianto da 100 megawatt dà lavoro a 190 persone nella fase di realizzazione e a 20 agricoltori per trent’anni».