Brigata Sassari, i familiari: «Per mesi abbiamo avuto paura ma adesso è l’ora della gioia»
I parenti raccontano come hanno vissuto questi 180 giorni
Inviato ad Alghero «Lo abbraccerò forte»: Teresa Maria Bruno è rossa ed emozionata, nel cuore della notte. Il suo sorriso nasconde la paura ma sa soprattutto di sollievo. Originaria di Cuglieri, è arrivata da Porto Torres all’aeroporto di Alghero per riabbracciare il suo fidanzato, Sebastiano Fara, uno degli ottanta soldati della Brigata Sassari impegnati a capo del contingente Unifil nella missione in Libano cominciata ad agosto.
«Questi sei mesi? Sono stati lunghi. Ma alla fine ci riabbracciamo». Già, alla fine. Nelle sedie in acciaio a fianco, nell’area dei check-in che è stata adibita all’arrivo del contingente militare, due bambini si incuriosiscono e rispondono subito: «Aspettiamo babbo». La madre ride: «Digli cosa vi dicevate con papà», e lui risponde: «Buonanotte, sogni d’oro, un bacio e ti adoro»: così ogni notte via whatsapp. Tornando a Teresa, il sorriso non le si stacca dal volto: «Questa è la terza missione che vivo, ma di sicuro la più difficile». Nelle settimane tra ottobre e dicembre gli attacchi tra Israele e Hezbollah hanno toccato le basi Unifil, ci sono stati dei feriti. Da quest’altra parte del Mediterraneo, c’è stata paura.
Intanto l’aeroporto si affolla, tutti i parenti dei Sassarini sembrano una grande comunità unita dagli stessi destini. C’è chi si conosce bene, in questi mesi ci si è tenuti compagnia grazie alle chat. Una famiglia ha preparato un grande cartellone: “Bentornato babbo”. Miriam, di Sassari, ha un mazzo di rose rosse per la sorella Nadia. «Hai sentito? L’aereo è sopra la Calabria, sta arrivando», si sparge la voce poco dopo le 22. Manca ancora più di un’ora all’arrivo del contingente e lo schermo del cellulare rimane fisso sulle app con i radar del traffico sui cieli. Roberta Serra, di Alghero, è arrivata in aeroporto con i suoceri Andrea e Rosalba. «Col mio fidanzato, Luca, ci sentivamo spesso tramite videochiamate e messaggi, quando internet funzionava. I momenti dell'annuncio della tregua con Hezbollah e poi con Hamas sono stati i più belli di questi mesi. E poi lui ha ricevuto un elogio speciale, era soccorritore». E i tre ci tengono a specificare: «Ma eravamo contenti, perché stava facendo ciò che ama e ha sempre voluto». «Non erano partiti per una missione di guerra, questo imprevisto ci ha destabilizzati tutti», interviene Marinella Chessa, che aspetta il fratello alla seconda missione con la Brigata Sassari. Lucia, da Ploaghe, ieri è stata una delle prime ad arrivare, alle 20 era già nella hall dell’aerostazione. Ancora non sapeva dei ritardi che ha subito il volo partito da Beirut: «Mio marito ha fatto una quindicina di missioni, un po’ ti abitui ma non è facile – e precisa –, è difficile per tutti, di là ma anche qua: io vivo in campagna e sono da sola». Tutto alle spalle, stanotte urla di felicità e pianti di liberazione.