La Nuova Sardegna

L'allarme

Il 41% delle famiglie sulla soglia della povertà: è emergenza sociale

di Paolo Ardovino
Il 41% delle famiglie sulla soglia della povertà: è emergenza sociale

Dai dati Istat  viene fuori una Sardegna fragile, l’appello delle Acli: «Disuguaglianze in aumento, la politica faccia qualcosa»

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Sassari I dati fanno paura. L’aspetto più preoccupante è che questa situazione vive un ossimoro: è un’emergenza cronica.

Le Acli Sardegna portano sotto i riflettori alcuni risultati recenti dell’Istat sulla povertà diffusa nell’isola. Il 41, 2% delle famiglie arriva a fine mese con enorme difficoltà economica, e più di una famiglia su tre valuta le proprie risorse come scarse o insufficienti e persino in calo nel corso degli ultimi anni. Questa la realtà che fotografa ciò che avviene dentro le case dei sardi.

I numeri «Quando una famiglia è in difficoltà non riesce a programmare il futuro, di conseguenza aumentano le disuguaglianze», fa notare Mauro Carta, presidente regionale delle Associazioni cristiane dei lavoratori. Alla fine del 2023, le statistiche dell’Istat mostravano un malessere economico confermato anche nei mesi successivi. Malessere dove il 69, 3% delle famiglie sarde ha avuto molti problemi a mettere da parte dei risparmi, mentre il 56, 6% ha dichiarato di non riuscire a far fronte a spese impreviste. Tutto bene (diciamo) finché ci si limita alla spesa al supermercato e ai piccoli costi quotidiani, ma in caso di un acquisto straordinario, o un guasto all’auto o una bolletta più cara del previsto, si va avanti in affanno.

Dal 2020 al 2023 una famiglia media ha perso duemila euro di reddito per effetto dell’inflazione e ha visto aumentare il costo di energia e cibo, segnalano le Acli. Al 31 dicembre 2023, la Sardegna contava oltre 1, 5 milioni di persone e ben 439. 000 vivevano in condizioni economiche precarie: quasi una persona su tre.

La riflessione «Il vero problema è che si sta verificando una diseguaglianza evidente in termini di coesione economica e sociale», commenta a margine Mauro Carta, vertice delle Acli in Sardegna.

Da un’analisi figlia dell’esperienza al servizio delle famiglie nei territori, dice: «La distribuzione della ricchezza non è equa. I livelli di reddito più alti si registrano nei centri urbani dell’isola, ma allo stesso tempo è dove c’è profondo malessere per un costo della vita che cresce». Tra i suggerimenti «al mondo politico ed economico», cita l’accesso al microcredito, e «una serie di programmi a medio e lungo termine anche a favore di determinate categorie». Si riferisce a quella che risulta ancora una minoranza nel mondo del lavoro, «le donne, che nei numeri sono coloro che hanno sempre maggiore difficoltà a trovare occupazione».

L’appello alla politica L’inclusione sociale passa dal lavoro, di questo ne è sicuro Carta, e dalle iniziative dall’alto che possono tramutarsi in spinte per chi ha meno mezzi a disposizione. «In Sardegna esiste tutta una grande parte di piccole e medie imprese a conduzione familiare, e quindi si può pensare a misure per agevolare i passaggi di generazione in generazione». Negli ultimi anni non c’è stata una politica di incentivi per creare nuova impresa, sostengono le Acli, «ed è per questo che vengono a mancare le opportunità». Carta guarda ai banchi decisionali, e con i numeri alla mano, preoccupanti, che resistono nel tempo, fa un appello: «Chiediamo che le forze politiche si interroghino sulle ragioni profonde di questa difficile situazione e agiscano al più presto».

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