La Nuova Sardegna

La storia

Grazia Pinna in campo nel 1979: «Sono stata la prima ad arbitrare in Italia»

Grazia Pinna in campo nel 1979: «Sono stata la prima ad arbitrare in Italia»

A 36 anni la carlofortina sfidò gli uomini al “Barco” di Firenze

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Cagliari «Se credi che il mio arbitraggio non vada bene, il fischietto prendilo tu». Grazia Pinna, 81 anni, natali a Carloforte e fiorentina d’adozione «per amore», quarantasei anni fa è diventata così la prima donna arbitro d’Italia. «Negli anni Settanta ero presidente della squadra che aveva appena disputato la partita di un torneo dilettantistico della Uisp. La provocazione del direttore di gara, seduto al tavolino del mio bar a Campi Bisenzio, non mi spaventò. Andai all’Unione italiana sport per tutti, mi iscrissi al corso per arbitri, e dopo un anno ero sul campo di Firenze a dirigere la mia prima partita, in mezzo agli uomini che quel giorno me ne dissero di tutti i colori».

Correva l’anno 1979, la notizia, per l’epoca, era sensazionale: «Arrivarono duecento giornalisti da tutta la provincia. Mi chiamavano l’arbitro col rossetto». Il primo fischio d’inizio partita, al femminile, fu quella domenica al “Barco” di Firenze, per Castello–Fiorenza. Divisa nera, pantaloncini che lasciavano ammirare le gambe più sexy della domenica, moneta verso il cielo, palla al centro: «Tutto è iniziato quando il direttore di gara di una partita dove giocava la mia squadra mi lanciò la sfida perché gli contestai un rigore. Mi disse “fallo tu visto che sei tanto brava”. E io non persi tempo». Grazia Pinna, che vive ancora a Firenze, al contrario della sorella gemella Vittoria che ha sempre vissuto a Cagliari, non nega di esserne stata molto orgogliosa: «La Figc non accettava donne, le porte erano chiuse, mentre alla Uisp si potevano fare i corsi». La prima volta in campo? «Una grande emozione, era un avvenimento per tutti, soprattutto per i giornalisti che si precipitarono allo stadio per scrivere di me. I primi minuti sono stati terribili, avevo paura di condizionare la partita, poi credo di essere entrata perfettamente nel ruolo».

Non sono mancati pregiudizi e scorrettezze: «Uno spettatore mi insultò dicendomi che come donna potevo essere brava soltanto a letto. Mi girai, lo guardai dritto negli occhi e gli dissi “sì può darsi, ma certamente non con te”. L’ispettore mi disse che era vietato replicare al pubblico, però ormai era andata». Sotto la pioggia e sotto la neve, la bella Grazia non si tirava indietro: «Mai. Quando mi chiamavano ero sempre pronta a partire. Devo dire che sono stata sempre molto severa, anche se i giocatori non si sono mai lamentati. Piuttosto il pubblico sì, dagli spalti sentivo spesso borbottare». I cronisti sportivi erano tutti a bordo campo: «Quel giorno si dimenticarono di darmi penna e cartellino, dunque scordai di segnare il primo gol. La partita si concluse due a uno, ma io ero talmente stordita dall’emozione che non mi resi conto quale squadra vinse». “L’arbitro col fondotinta”, “l’arbitro col rossetto”: «I titoli dei giornali erano spesso così, io però non mi sono mai offesa, anzi, in partita portavo anche i gioielli».

La passione per il calcio l’ha sempre avuta fin da ragazzina: «Il mio idolo era ovviamente il grande Gigi Riva, ma seguivo anche l’arbitraggio di Sergio Gonella. Io ho portato in campo la mia sensibilità, insegnando ai ragazzi la sportività di una stretta di mano a fine partita. E quando entravano in campo dicevo loro di salutare il pubblico». La celebrità le ha fatto arrivare lettere di ammiratori da tutto il mondo, oltre che dall’Italia: «Mi scrissero perfino dal Messico. Volevano sposarmi, ma anche se all’epoca ero vedova non mi interessava».

Fra i corteggiatori avvocati e professori: «Qualcuno mi mandò il biglietto aereo per raggiungerlo». Le donne arbitro? «Se oggi sono importanti, anche a livello internazionale, forse un pochino lo devono al mio coraggio di indossare i pantaloncini corti e fischiare qualche rigore. Avrei voluto tanto arbitrare in Serie A, ma all’epoca le porte erano blindate, non ci volevano». Ora che le donne arbitro scendono in tutti i campi di Serie A e non solo e sono numerose anche in Sardegna, Grazia Pinna è felice: «Quando iniziai avevo 36 anni. Non vorrei essere presuntuosa, penso che sia un po’ anche merito mio: sono stata la prima in Italia». (ilenia mura)

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