La Nuova Sardegna

Famiglia

Congedo di paternità, in Sardegna lo usa poco più della metà dei papà: ecco perché

di Serena Lullia
Congedo di paternità, in Sardegna lo usa poco più della metà dei papà: ecco perché

Tutti i dati dell’Inps su reddito, distribuzione geografica, tipo di lavoro dei padri che usufruiscono della misura del Governo

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Sassari Prendere il congedo di paternità non è solo una questione di volontà. Il reddito, il tipo di contratto e la sicurezza lavorativa incidono pesantemente sulle scelte dei padri italiani. In Sardegna, solo il 58,1% dei papà aventi diritto riesce a usufruirne, mentre al Nord il dato raggiunge picchi dell’80% in regioni come Veneto e Friuli Venezia Giulia. Non è un caso, ma la fotografia di un Paese spaccato tra chi può permettersi di assentarsi dal lavoro per stare accanto ai figli e chi invece è costretto a fare i conti con stipendi più bassi e contratti meno stabili. I numeri lo dimostrano chiaramente: tra i padri con un reddito tra i 28.000 e i 50.000 euro, l’83% utilizza il congedo. La percentuale scende al 66% tra chi guadagna tra i 15.000 e i 28.000 euro e cala drasticamente tra i lavoratori stagionali e precari, spesso esclusi da questa possibilità.

La stabilità lavorativa gioca un ruolo chiave: il 70% dei padri con contratto a tempo indeterminato lo richiede, mentre tra i lavoratori a termine la percentuale si ferma al 40%, fino a crollare al 20% tra gli stagionali. A livello territoriale, il divario tra Nord e Sud è netto. Nel Nord Italia, tutte le regioni superano il 70% di utilizzo, con Veneto (79%) ed Emilia-Romagna (76,5%) ai primi posti. Al Centro, Umbria (73,7%) e Marche (71,6%) si avvicinano ai livelli settentrionali, mentre nel Sud la situazione cambia radicalmente: in Calabria, ultima in classifica, solo il 35,1% dei padri lo utilizza, seguita da Campania (39,1%) e Sicilia (39,4%). Meglio in Abruzzo (64,9%), Basilicata (56,5%) e Puglia (51%), ma sempre lontani dai numeri del Nord.

  • Cosa è il congedo di paternità e cosa prevede?

Il congedo di paternità è stato introdotto in Italia nel 2012 con l’obiettivo di favorire la condivisione della cura dei figli tra madre e padre, riequilibrando il carico familiare e facilitando la conciliazione tra vita privata e lavoro. La misura, inizialmente sperimentale, è stata poi resa strutturale ed estesa nel tempo: oggi prevede 10 giorni retribuiti al 100%, da utilizzare nei primi cinque mesi di vita del bambino. Eppure, nonostante la crescita dell’utilizzo (nel 2013 lo sceglieva meno del 20% dei padri, oggi siamo al 64,5%), una larga fetta degli uomini che ne avrebbero diritto continua a non usufruirne.

  • Perché molti padri ancora non lo usano? Le cause

Alcuni padri temono ripercussioni lavorative, soprattutto nelle aziende più piccole. Il dato dell’Inps conferma questa percezione: il congedo è richiesto dall’80% dei lavoratori di aziende con oltre 100 dipendenti, ma solo dal 40% di chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti. Poi c’è il problema del reddito: tra chi guadagna oltre 50mila euro il tasso di utilizzo sfiora l’80%, ma tra i lavoratori con stipendi tra 15mila e 28mila euro scende al 66%. In altre parole, meno si guadagna, più è difficile permettersi il congedo, nonostante sia interamente retribuito.

  • Trend positivo ma serve cambiamento culturale

«Sul congedo di paternità registriamo un trend positivo che evidenzia un cambiamento culturale in atto. Tuttavia - sottolinea il presidente Inps, Gabriele Fava - circa il 35% dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce, è una misura su cui faremo ulteriori iniziative di sensibilizzazione. Promuovere il congedo di paternità produce effetti concreti: favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne. Un passo essenziale verso una reale parità di genere nelle famiglie italiane».

  • I benefici su neonato e famiglia

Una visione condivisa da Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, che sottolinea come il congedo sia «essenziale per superare gli stereotipi di genere e favorire una reale parità tra uomini e donne».

  • Come funziona nel resto d’Europa

Se l’Italia vuole avvicinarsi agli standard europei, il percorso è ancora lungo. In Francia, i padri hanno diritto a 28 giorni di congedo, in Spagna a 16 settimane, in Svezia addirittura a 6 mesi, da suddividere tra i due genitori. In Italia si discute di un possibile allungamento del congedo, ma per ora resta fermo ai 10 giorni.

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