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Decadenza di Alessandra Todde, prima udienza in tribunale: si decide il destino della legislatura

di Giuseppe Centore
Decadenza di Alessandra Todde, prima udienza in tribunale: si decide il destino della legislatura

Al via il processo in sede civile. Ma la decisione finale sarà nelle mani della Corte Costituzionale

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Cagliari Appuntamento alle 10, al primo piano del palazzo di Giustizia. Inizia oggi, 20 marzo, il processo in sede civile che deciderà, in primo grado, sulla decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde.

Le parti. I suoi legali hanno chiesto in primo luogo la sospensiva dell’ordinanza/ingiunzione con la quale il collegio regionale di garanzia elettorale ha disposto la decadenza. Gli stessi legali, lo studio Legale Ballero e Associati e l’avvocato Giuseppe Macciotta, hanno chiesto il rigetto dell’ordinanza sia per la parte sanzionatoria (40mila euro) che per la decadenza vera e propria.

Per la presidente il sostegno arriverà anche dai legali dei partiti di maggioranza, in consiglio regionale. Contro di lei invece a sostegno dell'ordinanza di decadenza, si è invece costituito lo stesso collegio di garanzia, rappresentato non dall'avvocatura di Stato ma dal giurista Riccardo Fercia, e la segretaria dell'organismo, Daniela Muntoni. Con loro due privati cittadini, Salvatore Corrias, di Oliena, ed Emanuele Beccu, vicecoordinatore di FdI sardo.

La decadenza. A gennaio il collegio regionale di garanzia elettorale, istituito presso la Corte d’Appello e presieduto dalla stessa presidente della Corte Gemma Cucca, aveva contestato sette punti di violazione della legge nazionale del 1993 sulle regole per la trasparenza delle campagne elettorali, «imponendo» la trasmissione degli atti alla Procura per eventuali profili penali, comminando la sanzione di 40mila euro e facendo decadere dalla carica di candidato eletto presidente la stessa Todde. Quest’ultimo atto trasmesso al presidente del Consiglio Regionale Piero Comandini per «i provvedimenti di sua competenza».

Le reazioni. L’ordinanza/ingiunzione di decadenza ha scatenato una tempesta nel mondo politico e istituzionale sardo e anche nazionale. Molti commenti sono stati improntati alla prudenza, come quello della stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «si tratta di un atto non definitivo, la presidente Todde ha annunciato ricorso e non voglio entrare nel merito. Non sono il tipo che gioisce se uno che vince elezioni poi decade per questioni burocratiche o giudiziarie». Altri, provenienti dai partiti locali del centro-destra chiedevano subito le dimissioni della Todde.

Le norme. Il groviglio di leggi, nazionali e regionali, sul tema della rendicontazione vecchie di quasi trent’anni, si forma quando entra in gioco la legge elettorale regionale. La decadenza della presidente infatti, provoca automaticamente lo scioglimento del Consiglio Regionale e l’indizione di nuove elezioni. Ma la Todde è consigliera eletta presidente o è presidente e solo dopo, di diritto, consigliera? In questi mesi il confronto, dopo il dibattito di febbraio nell’aula dello stesso consiglio, non ha sciolto i dubbi, semmai li ha accentuati. Lo scorso 3 marzo dopo una mozione del Consiglio Regionale che ha dato mandato alla giunta regionale di esprimersi, la giunta regionale ha deciso di sollevare conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale tra enti dello Stato. In questo caso l’ente in contrasto col Consiglio è il Collegio regionale di garanzia, incardinato nel sistema ordinamentale dello stato e regolato da leggi statali.

La Consulta. I giudici costituzionali non ha ancora fissato una data per il pronunciamento. È credibile che questo avverrà dopo l’estate, ma sarà, alla fin dei conti quello decisivo, al quale, naturalmente, tutti le altre magistrature dovranno attenersi.

Ecco perchè non è escluso che oggi, dopo aver preso atto del ricorso alla Consulta, il collegio dichiari di attendere il pronunciamento della Corte. Questa non si pronuncerà sulle ragioni che hanno portato il Collegio di Garanzia a decidere la decadenza, ma solo sulla costituzionalità di quell’atto che facendo decadere la presidente della Regione determina automaticamente lo scioglimento del Consiglio. Questo atto è stato definito lo scorso 14 febbraio «abnorme» dall’assemblea di via Roma, che scrive anche nella mozione, in merito al provvedimento adottato, di «legalità violata».

Gli scenari. A prescindere da eventuali decisioni odierne, comunque appellabili, sarà la Corte Costituzionale, che di fatto dirà se la XVII legislatura arriverà a scadenza naturale o se dovrà essere interrotta prima per la decadenza della presidente e lo scioglimento del Consiglio. Eventualità, nonostante i proclami, non gradita ad alcuno degli attuali consiglieri regionali.

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