La Nuova Sardegna

Il caso

«Sono la prima donna laica risarcita da un uomo di Chiesa»

di Paolo Ardovino
«Sono la prima donna laica risarcita da un uomo di Chiesa»

Angelo Becciu dovrà rimborsare Genoveffa Ciferri e monsignor Perlasca. Intanto pubblicate le chat contro il cardinale: «Se ci scoprono tutti è finita»

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Sassari Il suo caso è unico, dice. «La prima donna laica a dover essere risarcita da un uomo di Chiesa». Genoveffa Ciferri è un nome ricorrente nel processo contro il cardinale Angelo Becciu. «Collaboratrice» e «sodale» di monsignor Alberto Perlasca, l’ex collaboratore stretto del cardinale di Pattada e proprio colui che lo ha messo sotto accusa con un memoriale. Angelo Becciu è stato condannato dal Tribunale vaticano a cinque anni e sei mesi per peculato e truffa sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

Secondo una sentenza del 2022 del Tribunale di Como, confermata dalla Corte d’appello vaticana l’8 gennaio 2025 – e con parere positivo del promotore di giustizia della Santa sede Alessandro Diddi – Becciu ora deve risarcire Perlasca e Ciferri con 40mila euro («più more») perché «abusò» dello strumento processuale nella causa intentata contro i due per danno non patrimoniale da reato. «La Sentenza di condanna al risarcimento mi consente la rivalsa in sede civile nei suoi confronti per ciò che concerne il reato di danno morale e d'immagine continuato», sostiene Genoveffa Ciferri. La donna, rietina, amica dell’accusatore di Becciu, Perlasca, parla di illazioni sottintese e accuse esplicite andate avanti dal 2020 al 2025. Il primo incontro tra il porporato sardo e Ciferri è avvenuto nel luglio del 2020 quando quest’ultima si era recata nell’abitazione di Angelo Becciu. Un momento che la donna aveva raccontato pubblicamente sulle pagine dell’Espresso e che torna a descrivere come significativo: «Io le sarò nemica e con un esercito in battaglia – le parole che lei avrebbe detto all’uomo di Chiesa –, e lei perderà tutto questo». Era preoccupata per le condizioni di salute del monsignor Perlasca. In mezzo, invece, c’è stata la bufera arrivata fino a Papa Francesco, per via del processo sull’uso improprio di fondi ecclesiastici e sulla compravendita dell’ormai famoso palazzo di Sloane Avenue, nel quartiere esclusivo di Chelsea, a Londra.  Il processo di primo grado a fine 2023 ha condannato Becciu. In questi anni, il cardinale sardo ha più volte parlato di un complotto nei suoi confronti.

È tornato a farlo ieri dopo un articolo pubblicato su Domani perché vengono scoperchiate le tante chat tra persone-chiave del processo fin qui “omesse” dal promotore di giustizia Alessandro Diddi, e che rischiano di diventare elemento significativo per un possibile inquinamento delle indagini. Esistono 126 messaggi tra Genoveffa Ciferri e Francesca Immacolata Chaouqui, esperta di comunicazione, scelta da Papa Francesco all’inizio del pontificato, poi condannata per rivelazione di informazioni riservato nel processo Vatileaks II.

«Se scoprono che eravamo tutti d’accordo è finita», sarebbe una delle frasi delle chat. Poi escono fuori anticipazioni continue su ciò che sarebbe successo il giorno stesso, o pochi giorni dopo, in udienze o interrogatori nei confronti di Becciu. «Non sono stata io a divulgare le chat», spiega Ciferri. Nelle ultime 24 ore la fuoriuscita dei messaggi ha fatto tornare le ombre del complotto ad hoc dietro le accuse al cardinale sardo. Ma l’amica di Perlasca rifiuta questa lettura. Sulle chat spiega di averle stampate e depositate da un notaio e, per ulteriore scrupolo nell’attestarne la veridicità «il 4 luglio 2024 le ho sottoposte ad analisi forense allo studio giuridico forense F t i Consulting di Londra. L’analisi forense non fu effettuata con intenzione di divulgazione». Ma le carte in qualche modo sono uscite dallo studio. E oggi riaccendono il caso attorno al cardinale più discusso della storia contemporanea della Chiesa.

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