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La storia

Ylenia, la regina dei culurgiones: «Porto le delizie sarde nel mondo»

di Lorenzo Musu
Ylenia, la regina dei culurgiones: «Porto le delizie sarde nel mondo»

Parla la food creator di Sant’Antioco campionessa di pasta fatta a mano

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Cagliari Prima e unica vincitrice del Campionato della pasta fresca fatta a mano, anni di esperienza all’estero e lezioni in alcune delle città più importanti del globo. Un minimo comune denominatore: i culurgiones. Ylenia Parente è una chef 28enne di Sant’Antioco con un grande amore nel cuore: la pasta. Quella tipica sarda, che cerca di far conoscere attraverso il suo talento e la voglia di raccontare le proprie origini. Origini che, in cucina, sono tradizioni di cui si è orgogliosi e viene difficile condividere.

Ma Ylenia lo fa, anche sui social: la pagina personale Instagram @yle_pastafresca, dove mostra preparazioni e piatti autentici, conta oltre 28mila follower. Un contributo, il suo, che dimostra come si possono conservare le storiche ricette sarde insegnandole al mondo intero.

Ha partecipato con successo al primo Campionato della pasta fatta a mano, a Paestum. Come ha vinto questo prestigioso titolo?
«Ho portato una rivisitazione del piatto “Seppia e piselli”: un culurgiones tondo con seppia, in tre consistenze diverse. All’esterno una crema di piselli, poi salsa di cipolla in nero di seppia e pelle di seppia essiccata e fritta, diventata una chips. Per fare il culurgiones ho usato tutte le parti del mollusco. Grazie a questa ricetta sono arrivata prima in campionato, conquistando anche il premio per il miglior impasto e quello “dieta mediterranea”. Un successo che mi ha portato visibilità. Da poco sono infatti partita per una masterclass a Los Angeles, dove mostrerò le tecniche di preparazione, e a breve volerò ad Abu Dhabi. Poi a maggio sarò al National restaurant association show di Chicago, dove sarò ospite di Emilio Mitidieri e Pastabiz, azienda che mi farà preparare i culurgiones con le sue sfogliatrici professionali».

Culurgiones, gioiello culinario e parte di storia dell’isola. È con questi che cerca di diffondere la tradizione della pasta fresca sarda nel mondo? O propone anche altri piatti?
«Faccio anche altri tipi di pasta, ma il mio cavallo di battaglia sono i culurgiones. Mi piace revisionare le cose classiche, riproporle in una maniera alternativa. Li faccio in quattro chiusure: tonda, classica, a forma di cuore e a “tortellurgiones” (un tortello chiuso con l’iconica spiga del culurgiones). All’estero, di solito, li propongo classici, ma faccio vedere anche le altre chiusure. Uso molto i coloranti naturali, ovvero quelli prodotti grazie a verdure, carne o pesce. Per dare un tocco di colore».

Come è nato l’amore per la pasta fresca? E l’idea di lanciarsi in cucina prima e sui social dopo?
«Da quand’ero piccola ho sempre fatto la pasta con mia nonna Caterina, avevo circa 8 anni. Poi mi sono iscritta all’alberghiero, che ho terminato al terzo anno. Ho preferito fare un’esperienza in Germania e mi sono appassionata alla cucina ancora di più. Da lì sono seguite diverse stagioni fuori: Toscana, Roma, Villasimius, Porto Cervo, e ora Austria. Gli ultimi quattro anni li ho passati principalmente a Cagliari. Comunque è durante il covid che ho fatto passi avanti. È da quel momento che ho provato nuove paste colorate con verdure e nuovi ripieni. Cose che ho iniziato a far vedere anche su Instagram, aprendo una pagina dedicata alle preparazioni».

Diverse le sue esperienze all’estero. Cosa pensa sia più importante trasmettere a culture nettamente diverse in merito alla pasta fresca, e in particolare ai culurgiones?
«Sicuramente è importante far vedere che abbiamo delle paste molto belle. Dobbiamo soprattutto portare avanti tradizioni che si stanno perdendo. Le nostre ricette a mano sono tipiche e particolari. In alcuni paesi rimangono a bocca aperta quando vedono eccellenze della pasta fresca per la prima volta. Mi è capitato negli Usa. Per gli americani vedere una tagliatella o un malloreddus è wow, la fine del mondo».

Pensa che un giorno la tradizione della pasta fresca sarda sarà apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo come, per esempio, lo è il sushi giapponese o la pizza italiana?
«Penso sia più che possibile. La pasta sta andando di moda, sempre più gente è interessata e la valorizza molto. È un mondo che si sta evolvendo. Tante persone in Sardegna si chiudono, sono “gelose”, e non vogliono spiegare fuori come cucinare i piatti della tradizione. Bisogna mettere da parte questo sentimento e insegnare queste cose nelle scuole. Abbiamo una storia importante, tante tradizioni. Tradizioni che, se non condivise, andranno perse».

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