L’urlo del papa ai lavoratori sardi: «Non lasciatevi rubare la speranza!»
Nel cuore della crisi economica il Pontefice parla a braccio, poi la preghiera laica per ridare dignità a chi è disoccupato
Cagliari «Non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciatevi rubare la speranza!». Questo grido pronunciato per la prima volta Cagliari, rivolto alle migliai di lavoratori che il 22 settembre 2013 affollavano Largo Carlo Felice e via Roma, è stato un appello costante di 12 anni di pontificato, ripetuto dal Papa in tutti gli suoi incontri, in Italia e nel mondo, con gli operai in situazioni di crisi. La speranza di cui parla il Papa non è ottimismo, non appartiene al singolo, ma è di tutti, e invita a denunciare l’ingiustizia. «In questo sistema senza etica – dice il Papa – al centro c’è un idolo e il mondo è diventato idolatra di questo “dio-denaro”. Comandano i soldi! Comanda il denaro! Comandano tutte queste cose che servono a lui, a questo idolo. E cosa succede? Per difendere questo idolo si ammucchiano tutti al centro e cadono gli estremi, cadono gli anziani perché in questo mondo non c’è posto per loro! Alcuni parlano di questa abitudine di “eutanasia nascosta”, di non curarli, di non averli in conto… E cadono i giovani che non trovano il lavoro e la loro dignità. Ma pensa, in un mondo dove i giovani - due generazioni di giovani - non hanno lavoro. Non ha futuro questo mondo. Perché? Perché loro non hanno dignità! E’ difficile avere dignità senza lavorare. Questa è la vostra sofferenza qui». Quando Papa Francesco mette piede in Sardegna la crisi si fa molto sentire in un’economia strutturalmente debole come quella sarda. Il prodotto interno lordo nel 2013 è calato del 2,8 per cento. La Banca d’Italia, nel suo report del giugno 2013, registra per la Sardegna, che la produzione nelle costruzioni è ulteriormente diminuita, soprattutto a causa della progressiva flessione della domanda di immobili residenziali e del calo degli investimenti pubblici. Anche in questo settore la generalizzata contrazione della base produttiva fa uscire dal mercato di significative quote di imprese. Nei servizi, l’accentuata diminuzione dei consumi ha inciso negativamente sui risultati delle attività del commercio e di quelle turistiche; in quest’ultimo comparto, all’ulteriore forte contrazione della domanda turistica nazionale si è associato nel 2012 un netto calo della componente internazionale. In calo del 4% il fatturato industriale e del valore aggiunto, dopo la flessione già registrata nel 2011, diminuita dell’11, 5% l’occupazione in questo comparto. Quando arriva il Papa, l’Istat registra che in Sardegna delle 679 mila forze lavoro sono occupati 552 mila e 127 mila disoccupati. In particolare, l’occupazione complessiva risulta essere diminuita di 54mila unità e le persone alla ricerca attiva di un lavoro risultano essere aumentate di 20mila unità. Il tasso di disoccupazione si attestava pertanto al 18,6%, il quello di attività al 59,5% e il tasso di occupazione al 48,3%. Del malessere degli esclusi dal lavoro parla al Papa Francesco Mattana, operaio della “Sardinia Green Island”, da 4 anni inattivo: « La mancanza di lavoro rende lo spirito debole. Una debolezza che genera paura». Luciano Useli Bacchitta porta a Francesco il lavoro delle campagne « da anni accompagnato da precarietà, incertezza del futuro e da una condizione di evidente ingiustizia». Davanti a queste sofferenze lavorative ed esistenziali – perché «dove non c’è lavoro, manca la dignità» – il Papa lascia da parte il discorso ufficiale e va a braccio. «Diciamo le cose col proprio nome. In questo momento, nel nostro sistema economico, nel nostro sistema proposto globalizzato di vita, al centro c’è un idolo e questo non si può fare! Lottiamo tutti insieme – dice Bergoglio – perché al centro, almeno della nostra vita, sia l’uomo e la donna, la famiglia, tutti noi, perché la speranza possa andare avanti… “Non lasciatevi rubare la speranza!”». Poi conclude: «Vorrei finire pregando con tutti voi, in silenzio voi. Io dirò quello che mi viene dal cuore e voi, in silenzio, pregate con me. Signore Dio guardaci! Guarda questa città, questa isola. Guarda le nostre famiglie. Signore, a Te non è mancato il lavoro, hai fatto il falegname, Eri felice. Signore, ci manca il lavoro. Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non ci lasciare soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi; che dimentichiamo un po’ l’egoismo e sentiamo nel cuore il “noi”, noi popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro, dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro e benedici tutti noi. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». © RIPRODUZIONE RISERVATA