La chiesa di San Giovanni sarà restaurata
Osilo, oggi nell’ex Mercato civico l’illustrazione del progetto di recupero del monumento medievale
OSILO. Un progetto voluto dalla “Società di San Giovanni Battista”, redatto da validi professionisti e approvato dalla Soprintendenza per i beni architettonici e storici. È lo studio che verrà presentato oggi, alle 19, nella sala riunioni dell’ex Mercato civico. Ne parleranno due degli autori: Franco Campus, archeologo esperto di storia medievale, e Tiziana Campus, architetto, responsabile del settore edilizia privata del Comune di Osilo. Il progetto, un preliminare da 257mila euro, prevede il restauro della chiesa campestre, la realizzazione di un sistema di illuminazione, la sistemazione delle aree circostanti, uno scavo archeologico. «Con l’iniziativa di oggi – dice la presidente della società San Giovanni Battista, Giovanna Pintus – intendiamo divulgare la conoscenza di un progetto di alto valore storico e architettonico, e nel contempo avviare una campagna di sensibilizzazione per il suo finanziamento». Secondo le fonti disponibili, il primo riferimento alla chiesa di San Giovanni “de Sena” è del 1688, ma fra gli storici è diffusa l’opinione che originariamente fosse in realtà dedicata a Santa Barbara, citata nel XI secolo nel condaghe di San Pietro di Silki. Poi, scrive Franco Campus nella relazione al progetto, «nessuna menzione si ha della chiesa nel periodo che va dal XI secolo al 1688, nonostante l’esistenza di una grande quantità di fonti relative ad Osilo di età catalano-aragonese. Le notizie successive relative alla chiesa di san Giovanni risalgono al 1868». Il 24 giugno del 1891 - secondo una ricerca condotta da Giovanna Elies, segretaria della società - nasceva a Osilo la Società di San Giovanni Battista, ad opera di un gruppo di negozianti. «In mancanza di una bandiera – scrive Giovanna Elies – il gruppo chiese in prestito la bandiera di San Paolo, alla quale veniva opportunamente sostituita l'effigie. Dal 1894 in poi, il gruppo chiese in prestito la bandiera di Sant'Antonio Abate. A cavallo tra la metà del Novecento e per tutta la seconda metà la festa fu portata avanti non da gruppi canonici ma in modo estemporaneo. Restando, in ogni caso l'appuntamento fisso della giornata del 23 giugno, sia per i fuochi (“compares de fogarone”, riservato agli uomini) sia la tradizione, poi codificata nei patti agrari, che tutti contratti di un anno avessero come data di inizio e fine il 24 di giugno. La tradizione vuole che proprio intorno al "fuoco" padroni scontenti licenziassero servi/coloni poco interessati al lavoro, e che servi/coloni scontenti sciogliessero il loro legame con padroni schiavisti». Dopo un periodo di abbandono, la Società è rinata il 15 maggio 1996, proprio a opera di Giovanna Elies, e da allora, oltre ad aver ripristinato i festeggiamenti religiosi, porta avanti una intensa battaglia per il recupero della chiesa.
Mario Bonu