Buddusò, in aula il medico che visitò il sopravvissuto
Duplice omicidio di Biderosu, la dottoressa citata come teste dalla difesa «I carabinieri chiesero ad Angelo se avesse riconosciuto i killer e lui rispose di no»
Nuova sfilata di testi, ieri pomeriggio, nell’aula della corte d’assise al processo per il duplice omicidio di Buddusò. Il 29 aprile del 2011, nell’agguato nelle campagne di Biderosu furono uccisi Antonio Bacciu (32 anni) e suo zio Giovanni Battista (di 69). Altri due fratelli della giovane vittima scamparono miracolosamente al delitto: uno perché riuscì a scappare e l’altro perché si finse morto accanto al cadavere dello zio. Per quel delitto sono in carcere Gianni Manca, Gianni Canu e Salvatore Brundu.
In una delle ultime udienze, Angelo Bacciu, sopravvissuto all’agguato, aveva raccontato alla corte quei momenti concitati: «Ho aperto lo sportello con forza, e ho sentito una botta, non sono sicuro che quell’uomo sia caduto per terra – aveva detto così rispondendo alle domande del pubblico ministero Carlo Scalas – Io sono scappato, e voltandomi un attimo ho visto che lui mi inseguiva. Ero ferito al braccio, non so se mi abbia sparato mentre correvo o se fossi stato colpito nell’auto. Ma chi mi rincorreva era sicuramente del posto, si muoveva troppo bene dietro di me». Aveva avuto poche esitazioni, Angelo Bacciu, nel fare il nome del presunto killer. «Ho pensato subito fosse Salvatore Brundu, eravamo compagni di scuola». Pur non avendolo visto in faccia gli era infatti sembrato di riconoscerne la stazza.
Ieri pomeriggio gli avvocati della difesa Antonio Secci, Claudio Mastandrea, Speranza Benenati e Sara Luiu hanno sentito la dottoressa in servizio alla guardia medica del paese che il giorno dell’attentato medicò proprio Angelo Bacciu, ferito al braccio: «Sì, aveva una ferita d’arma da fuoco, mi riferì di essere rimasto vittima di un agguato e che un colpo lo aveva raggiunto mentre scappava. Lo medicai e lo mandai a Ozieri per accertamenti. Nell’ambulatorio c’erano anche i carabinieri». La difesa incalza: «Le disse di aver visto chi gli aveva sparato?». Risposta della dottoressa: «Ricordo che glielo chiesero i carabinieri e lui rispose di non aver riconosciuto nessuno. Mi disse che era seduto a fianco dell’autista (ossia del fratello che rimase ucciso ndr) e di esser fuggito subito». Una versione che, nell’obiettivo della difesa, serve a smentire quanto raccontato in aula da Angelo Bacciu.
Il legale di parte civile Lorenzo Soro (che assiste la famiglia Bacciu insieme al collega Pasquale Ramazzotti) ha chiesto alla dottoressa se ricordasse certi particolari perché sentiti direttamente dal giovane e la teste ha risposto che «in effetti in quei giorni avevo letto i giornali» che riportavano la ricostruzione dell’agguato.