La città solidale con gli anziani
di Paoletta Farina
Gara per rifornire di cibo la “Divina Provvidenza”. Piras (Csa): «Serve una nuova gestione privata»
3 MINUTI DI LETTURA
SASSARI. La città non sta lasciando soli gli ospiti della “Divina Provvidenza” e silenziosamente, come è d’uso quando si fa beneficenza, sta donando cibo e quanto altro può essere utile perché agli anziani non manchi niente. La Protezione civile si è messa in moto già diverse volte per rifornire la casa di riposo di generi alimentari e presidi sanitari, la Coldiretti ha fatto altrettanto, ma ci sono anche tanti cittadini che stanno facendo la loro parte in questo momento di straordinaria emergenza a causa della crisi finanziaria in cui è precipitato l’istituto. Primi fra tutti anche alcuni dipendenti che portano alimenti ai “loro” anziani e poi commercianti che con grande generosità stanno fornendo il pane o il gasolio per poter assicurare l’acqua calda ai 48 dei 75 ricoverati rimasti, dopo le dimissioni cominciate da aprile, nella casa fondata nel 1910 da padre Giovanni Battista Manzella per dare sostegno a indigenti e disagiati.
Nel frattempo nell’Istituto di via Sant’Anna si naviga a vista in attesa di eventi. Il Comune ha chiesto il commissariamento della Fondazione alla Regione perché, ha detto anche di recente il sindaco Nanni Campus, perché bisogna garantire gli ospiti e i 43 lavoratori commissariamento che invece il consiglio di amministrazione non ritiene opportuno e sul quale sono d’accordo, invece, almeno una parte dei dipendenti, tra i quali ci sono gli undici che sempre lo scorso aprile hanno ottenuto dal giudice il pignoramento di 66 su 75 rette. Ma intanto altri venti lavoratori hanno seguito la strada del decreto ingiuntivo per i crediti maturati da ottobre a oggi in seguito al mancato pagamento degli stipendi. Ad assisterli è il sindacato autonomo Csa convinto della necessità dell’arrivo di un commissario. Con il segretario Giovanni Piras che già da tempo aveva proposto al prefetto e alla Regione il salvataggio della storica istituzione attraverso la nomina di un tecnico che potesse mettere in ordine i sempre traballanti conti della “Divina Provvidenza”. «Essendo la Fondazione un ex Ipab e svolgendo un attività di carattere pubblico che dal sistema socio assistenziale pubblico non viene fornita – dice Piras – occorre che la Regione intervenga. La casa di riposo potrebbe diventare una Rsa e continuare a svolgere la sua missione in un territorio che ha forte bisogno di assistenza agli anziani non autosufficienti». Per il segretario Piras occorrerebbe un cambio totale di gestione per salvaguardare sia il servizio che i lavoratori, e così invoca anche l’intervento di un privato che possa dare un futuro alla struttura, se il commissariamento non andasse in porto. «Ho interessato un importante gruppo di livello nazionale affinché prenda in considerazione questa ipotesi», fa sapere.
Intanto il vicepresidente del cda della Fondazione, Andrea Pintus, smentisce di essere presidente della cooperativa “Il salice” che gestisce la casa protetta per malati psichiatrici situati in una parte dei vecchi locali dell’istituto.
Nel frattempo nell’Istituto di via Sant’Anna si naviga a vista in attesa di eventi. Il Comune ha chiesto il commissariamento della Fondazione alla Regione perché, ha detto anche di recente il sindaco Nanni Campus, perché bisogna garantire gli ospiti e i 43 lavoratori commissariamento che invece il consiglio di amministrazione non ritiene opportuno e sul quale sono d’accordo, invece, almeno una parte dei dipendenti, tra i quali ci sono gli undici che sempre lo scorso aprile hanno ottenuto dal giudice il pignoramento di 66 su 75 rette. Ma intanto altri venti lavoratori hanno seguito la strada del decreto ingiuntivo per i crediti maturati da ottobre a oggi in seguito al mancato pagamento degli stipendi. Ad assisterli è il sindacato autonomo Csa convinto della necessità dell’arrivo di un commissario. Con il segretario Giovanni Piras che già da tempo aveva proposto al prefetto e alla Regione il salvataggio della storica istituzione attraverso la nomina di un tecnico che potesse mettere in ordine i sempre traballanti conti della “Divina Provvidenza”. «Essendo la Fondazione un ex Ipab e svolgendo un attività di carattere pubblico che dal sistema socio assistenziale pubblico non viene fornita – dice Piras – occorre che la Regione intervenga. La casa di riposo potrebbe diventare una Rsa e continuare a svolgere la sua missione in un territorio che ha forte bisogno di assistenza agli anziani non autosufficienti». Per il segretario Piras occorrerebbe un cambio totale di gestione per salvaguardare sia il servizio che i lavoratori, e così invoca anche l’intervento di un privato che possa dare un futuro alla struttura, se il commissariamento non andasse in porto. «Ho interessato un importante gruppo di livello nazionale affinché prenda in considerazione questa ipotesi», fa sapere.
Intanto il vicepresidente del cda della Fondazione, Andrea Pintus, smentisce di essere presidente della cooperativa “Il salice” che gestisce la casa protetta per malati psichiatrici situati in una parte dei vecchi locali dell’istituto.