La Nuova Sardegna

Sassari

Nelle “Officine Condivise” rivivono i mestieri di ieri

di Paolo Ardovino
Nelle “Officine Condivise” rivivono i mestieri di ieri

La giovane start-up nata per apprendere le tecniche dei lavori manuali  Gli artigiani insegnano falegnameria, sartoria, saldatura, ceramica e disegno  

19 ottobre 2021
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SASSARI. Togliete dalle loro mani computer e qualsiasi cosa richiami il digitale, dategli piuttosto un trapano o una saldatrice e li farete contenti. Sono due ragazzi e due ragazze uniti dalla passione per le attività manuali, riuniti in uno spazio a Sassari diventato sede delle loro “Officine condivise”: una start-up di co-working che punta alla riappropriazione dei lavori che oggi si definiscono già “di un tempo”.

Condivisione. Andrea Silvetti, Paola Salvadori, Giovanni Asara e Francesca Ganau compongono il direttivo delle officine che hanno preso forma in via Civitavecchia 51. Lo scopo è unire quanti più mondi che, diversi, possono rivelarsi compatibili. Falegnameria, saldatura, sartoria, ceramica, arti visive. La chiave è nella condivisione, degli spazi e delle passioni; quella che ha unito il gruppo sassarese ruota attorno alla manualità. Rispettivamente sono un laureato in Economia, una progettista, un laureato in Scienze politiche e un’architetta, ma ormai da un paio d’anni la principale attività di tutti è costruire, inventare, collaborare. Come principale occupazione, con il supporto di tanti artigiani della città, le Officine – che poi sono un’associazione di promozione sociale – hanno lanciato corsi specifici per imparare varie tecniche lavorative.

Il percorso. «Nel 2019 abbiamo presentato l’idea al bando ministeriale delle politiche giovanili “Fermenti”. Siamo arrivati quinti su mille. Primi in Sardegna». Tra cambi di Governo e pandemia, i finanziamenti ancora non arrivano. Ma loro non si perdono d’animo e decidono intanto di mettere su uno spazio stabile «e creare una rete di artigiani. Giovani e anziani indistintamente – raccontano – , alcuni hanno intuito l’ambizione del progetto e accettato subito, altri all’inizio avevano qualche titubanza nell’insegnare il lavoro di una vita». Ma certo in un corso di qualche ora non si può imparare tutto, «l’importanza sta nella trasmissione. Insegnare un mestiere o semplicemente una tecnica che altrimenti andrà persa di qui a poco». Trovato lo stabile, «la Fondazione Sardegna ci ha dato il primo contributo con cui siamo riusciti a partire, nell’ottobre del 2020, poi le restrizioni ci hanno frenato». Da questa estate i corsi sono ricominciati, un paio d’ore a settimana ognuno.

Includere e restaurare. «Chi li frequenta? La fascia d’età è ampia, abbiamo persone dai 18 agli 85 anni. Uomini e donne. Quasi tutti sassaresi, qualcuno da Alghero, due persone addirittura da Cagliari». Chi lo fa per imparare a utilizzare gli attrezzi, chi per capire se può diventare l’attività della vita. «E abbiamo convenzioni per ospitare tirocinanti da corsi delle università di Torino, Alghero e Sassari». «La nostra mission – spiegano i quattro – è proprio la riappropriazione della manualità. Riconoscere l’amore per i materiali, la conoscenza delle tecniche per permettere anche solo di sapersi costruire da soli oggetti o aggiustare qualcosa a casa». Condivisione è la parola che più fa eco quando Andrea, Paola, Giovanni e Francesca si raccontano. Le Officine guardano all’inclusività, un paio di giorni fa hanno coinvolto un gruppo di giovani nella ricostruzione di una serra al centro Poliss di via Baldedda. Ecco, il restauro di edifici da valorizzare è uno dei punti in agenda. Con attrezzi, maniche alzate e forza di volontà.

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