PISA. Autorizzare una corsa che avrebbe dovuto essere sospesa e consentita solo dopo una sistemazione adeguata del terreno. In quelle condizioni il manto presentava pericoli evidenti. È la contestazione di fondo che ieri ha portato al rinvio a giudizio di tre commissari di gara accusati di omicidio colposo in concorso per la morte di un fantino caduto sulla pista di San Rossore.
Aveva 22 anni e si chiamava Pietro Alberto Brocca, originario di Dorgali e residente a Mores. Il gup Pietro Murano ha disposto il processo, accogliendo la richiesta del pm Egidio Celano, per Mauro Camuffo, 66 anni, neuropsichiatra dell’Asl grossetana, residente a Grosseto, del grossetano Stefano Lotti e del pisano Antonio Gentile. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Federico Procchi, Alessandro Parino e Maurizio Capurso. I genitori del fantino si sono costituiti parte civile con l’avvocato Anna Laura Vargiu.
All’origine della caduta fatale, secondo la Procura, ci sarebbe stata una negligenza nel provvedere alla sicurezza nel circuito durante la corsa del 21 gennaio di un anno fa. Era un giovedì pomeriggio e Brocca, mentre partecipava alla quinta corsa per gentlemen del premio Austro, venne disarcionato dal mezzosangue “Ziu Pascale”. Nella carambola finì a terra schiacciato da un cavallo che gli stava dietro che a sua volta spedì sull’erba un secondo fantino. Il giovanissimo Pietro Alberto morì tre giorni dopo all’ospedale di Cisanello per i traumi alla testa e alla colonna vertebrale.
La particolarità del caso riguarda gli addebiti rivolti a chi, per legge, assume una posizione di garanzia in occasione delle gare ippiche come quella in cui perse la vita il giovane sardo. La società di gestione dell’ippodromo di San Rossore fin da subito venne tenuta fuori dall’inchiesta. Diplomato geometra, il fantino, si sarebbe iscritto all’università per diventare veterinario. Nel frattempo aiutava il padre Francesco, conosciuto allenatore di cavalli. Il mondo dell’ippica e delle corse di cavalli per il giovane era il luogo naturale in cui costruire il suo futuro professionale.
L’incidente è stato filmato dalle telecamere interne dell’ippodromo: Ziu Pascale, montato da Pietro, tocca il cavallo davanti e l’animale proietta il fantino a terra. La sfortuna ha voluto che il cavallo subito dietro lo calpestasse. Alla fine un trauma cranico gravissimo, due vertebre rotte e un polmone perforato si erano rivelati fatali per il promettente fantino. Dopo uno stop alle corse, corrispondente anche alla fine della stagione agonistica, era arrivato il via libera dalla commissione tecnica incaricata dal ministero delle Politiche agricole di valutare la sicurezza del circuito. Ora arriva il processo sulla morte del fantino sardo.