Porto Torres, nell’ex Ferriera Sarda continuano i crolli: c’è il pericolo amianto
Zona industriale, preoccupazione tra i lavoratori
Porto Torres Cresce la preoccupazione tra i lavoratori delle aziende della zona industriale per il crollo di gran parte del tetto dell’ex Ferriera Sarda. La costruzione fatiscente e abbandonata ha subito un grande squarcio nella parte superiore e tra i detriti caduti a terra sono presenti fibre che potrebbero contenere amianto. È necessario quindi un controllo da parte degli enti ambientali per valutare attentamente la situazione di carattere sanitario in quella parte di agglomerato industriale che si trova in rovina.
Negli uffici comunali è in corso da ieri mattina una valutazione per capire se ci siano gli estremi per una ordinanza sindacale da parte di Massimo Mulas. Primo cittadino, vicesindaca, segretario generale, polizia locale e uffici tecnici del Comune stanno seguendo da vicino la questione del crollo del tetto dell'ex Ferriera. «L'ordinanza è un atto “motivato” – riporta la nota comunale –, cioè può essere adottata solo se un soggetto terzo certifica una situazione di pericolo concreto e imminente. Senza questa motivazione sarebbe infatti illegittima e priva di effetti». Deve essere quindi un altro ente a certificare l’eventuale pericolo da polveri di amianto nell’area dove è avvenuto il crollo, così come è capitato, ad esempio, per il pericolo erosione su richiesta del Centro forestale. «Il Comune non ha competenze istituzionali, tecniche e operative per fare analisi di qualsiasi tipo – aggiunge la nota – e non può genericamente lanciare “allarmi” non supportati da dati certificati da un altro ente istituzionalmente preposto».
Tutta quella parte di zona industriale è un “cimitero di costruzioni” obsolete, che la città aspetta di vederle rase al suolo. «La presenza di questi fabbricati abbandonati e fatiscenti – commenta il presidente del Consorzio industriale provinciale, Valerio Scanu – rappresenta un evidente fattore di rischio e un elemento che incide negativamente sull’attrattività dell’intera area industriale. Spesso riguardano immobili appartenenti a gestioni fallimentari con difficoltà di mercato per gli alti costi di decommissioning». Preso atto che tra i fondi del Pnnr non sono stati previsti interventi su queste attività, il Cipps ha allora presentato nel giugno del 2022 un’osservazione al Programma regionale Fesr chiedendo uno stanziamento di 35 milioni di euro per gli interventi di decommissioning degli opifici abbandonati. «Interventi doverosi e urgenti – aggiunge Scanu – per realizzare il processo di reindustrializzazione».