Il velocista Diego Nappi: «Erede di Tortu? Un onore, magari lo sfiderò alle Olimpiadi»
Il portotorrese campione europeo di categoria dei 200 metri si racconta: «Ho iniziato a correre quando c’era il Covid e non mi sono più fermato. Ora guardo a Los Angeles 2028»
Sassari Il velocista di Porto Torres Diego Nappi, campione europeo under 18 dei 200 metri, è appena entrato nel mondo dei “grandi” dell’atletica leggera italiana. Pochi giorni fa ha fatto il suo ingresso nelle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato.Un riconoscimento per la sua rapidissima e folgorante carriera. Il non ancora 18enne (li compirà il prossimo 10 agosto) ha già bruciato le tappe: l’anno scorso, a 16 anni, ai tricolori allievi di Molfetta, ha strappato il record di categoria nei 200 metri a un mostro sacro come Filippo Tortu, il campione olimpico della 4x100, correndo in un sensazionale 20.79, un record che aveva resistito per lunghi nove anni. Qualche giorno dopo il titolo di campione europeo under 18 dei 200 metri conquistato a Banska Bystrika, in Slovacchia.
Complimenti Diego, adesso è un poliziotto-atleta. Tra i suoi colleghi c’è anche il campione olimpico Marcell Jacobs.
«È emozionante far parte di questa grande famiglia, sarà bellissimo gridare “Lo giuro”».
A 17 anni Tortu si mangiava i 200 metri in 20.92, lei l’anno scorso ha stabilito il nuovo record di categoria con 20.79, dove vuole arrivare?
«Mi auguro lontano, molto lontano».
Tortu qualche giorno fa in un’intervista lo ha definito il suo erede nello sprint. “Emergerà al vertice in fretta!”, ha precisato.
«Ha sempre bellissime parole per me. L’estate scorsa è stato il primo a chiamarmi per farmi i complimenti dopo che gli ho strappato il record under 18, non è da tutti. Ora questo endorsement, mi ha fatto veramente piacere. Sono andato a trovarlo a casa sua, a Golfo Aranci, con i miei genitori. È stato un incontro emozionante, è sempre stato il mito, mi rivedo nel suo stile di corsa, mi piacerebbe sfidarlo».
Le ha dato qualche consiglio?
«Restare rilassato e divertirmi, come deve fare un ragazzo della mia età E, soprattutto, tenere la testa sulle spalle».
Dopo il ritiro per infortunio ai Mondiali under 20 in Perù, a dicembre, anche la stagione indoor appena trascorsa non è stata delle più semplici.
«Ho fatto due sole gare, a gennaio ai giovanili di Ancona ho corso i 60 metri realizzando il mio primato personale con 6.80, poi la delusione ai tricolori juniores di Ancona, sempre per colpa di quel maledetto dolore che non voleva passare».
Adesso l’infortunio è solo un brutto ricordo.
«Ho scoperto che il dolore al bicipite femorale sinistra era causato da problemi alla dentatura, devo ringraziare un bravissimo professionista di Sassari che mi ha curato».
Ora è pronto per la stagione all’aperto. Quali sono i suoi obiettivi?
«Intanto la prossima settimana sono stato convocato a Formia per il raduno nazionale giovanile, è sempre un’esperienza incredibile confrontarsi con gli altri atleti della Nazionale. Poi i campionati italiani junior under 20 e gli Europei under 20, ad agosto, in Finlandia. Non vedo l’ora».
Correrà solo i 200 o ci sarà qualche sorpresa?
«Mi piacerebbe provare anche i 100, ci sto lavorando».
Nella sua storia un ruolo determinante lo ha avuto il lockdown, il Covid le ha cambiato la vita.
«È stata la svolta della mia vita. Giocavo a calcio, con la Turritana, ruolo portiere, poi con la pandemia la scuola calcio ha chiuso i battenti e l’unica soluzione per non restare sul divano era darmi all’atletica e lì ho scoperto la velocità».
Una scommessa riuscita anche grazie al suo allenatore Marco Trapasso e a suo padre Giovanni, il suo personal trainer.
«I risultati che ho ottenuto sono merito anche del mio allenatore e dei miei genitori che hanno sempre sognato un futuro nello sport per me, senza mettermi troppa pressione però».
Dopo l’ingresso nelle Fiamme Oro continuerà ad allenarsi a Porto Torres?
«Sì, mi trovo molto bene con Marco Trapasso e poi devo concludere la scuola, sono iscritto al quarto anno del Liceo Scientico sportivo all’istituto Europa. Ne approfitto per ringraziare i miei professori che mi vengono incontro in tutti i modi».
La tabella dei suoi allenamenti.
«Tre in pista e uno in palestra con mio padre, una sessione dedicata ai pesi perché per correre ci vuole potenza».
C’è qualcosa in particolare che deve migliorare?
«La partenza e l’accelerazione, piano piano sto sistemando tutto»
A cosa pensa se le dico Los Angeles?
«Alle Olimpiadi 2028, ovviamente. È ancora presto per pensarci, ma è il mio sogno. Mi piacerebbe sfidare Noah Lyes (il campione olimpico dei 100 metri), è il mio mito. E poi, chissà, magari correre la staffetta con Filippo Tortu e poi tenergli testa nei 200 metri».