Dai nuragici ai Doria, nelle nuove ricerche l’antica storia di Siligo
Presentati i risultati delle indagini archeologiche
Siligo «La campagna di ricerca condotta sul colle Sant’Antonio, con la chiesa e il castello Capula, nonché nel sito multiperiodale di Sant'Ortolu, aggiunge importanti tessere per la ricostruzione del mosaico del territorio di Siligo». Lo ha detto Marco Milanese, ordinario di Archeologia medievale all'Università di Sassari, nel presentare i risultati delle ricerche “non invasive” autorizzata dalla Soprintendenza di Sassari e Nuoro, e portate avanti a luglio da un gruppo di ricerca che, aggiunge il professor Milanese, «si è dovuto confrontare sui siti con dure condizioni climatiche (prossime ai 50 gradi) e con un improbo lavoro di diserbo e di decespugliamento della vegetazione infestante i siti. Già al mattino presto la salita al castello di Capula prevedeva non meno di 30 minuti di pendenza stronca-gambe». Lo stesso è avvenuto a Sant'Ortolu, dove «tutti hanno lavorato senza risparmiarsi e la complessità del sito è emersa in modo clamoroso».
Nella sostanza, in entrambi i siti è stata rilevata la continuità di presenza umana dal periodo nuragico a quello medievale. «E anche questo ci consente di ricucire la storia più antica a quella recente», ha precisato Marco Milanese. Il rilievo sul castello di Capula con all’interno la chiesa, ha consentito di misurare con precisione il muro di quest’ultima, che è lungo 19 metri e testimonia di una importante presenza umana nel sito in epoca medievale. Il castello è citato in documenti che vanno dal 1330 al 1440, ed ebbe sicuramente un ruolo importante nella guerra senza esclusione di colpi fra i Doria e gli Aragonesi. Ad iniziare dalla famosa battaglia di “Aidu de Turdu” del 1347 nei pressi di Torralba, che vide la vittoria dei Doria sugli spagnoli. I Doria poi vennero definitivamente sconfitti a Monteleone Rocca Doria nel 1436 e a Castelgenovese nel 1448, dove Nicolò Doria, figlio di Brancaleone, venne battuto e ucciso. Non meno importante è risultato il sito di Sant'Ortolu, un'area pluristratificata dalla fase nuragica al II secolo avanti Cristo e quasi ininterrottamente fino al XIV dopo Cristo e ancora alle fasi postmedievali. «Un sito complesso – ha detto il professor Milanese – su un promontorio strategico, che chiude i dirupi della vallata, purtroppo interessato da scavi clandestini». Il quadro complessivo emerso dalle ricerche è di grande interesse, e rappresenta il preludio a una campagna di scavi che verrà avviata il prossimo anno. Per ricostruire la storia del territorio in maniera scientifica e per affermare quella “archeologia di comunità” che è uno dei cardini su cui si incentrano le ricerche di Marco Milanese e del suo gruppo di lavoro. La serata è stata introdotta dal sindaco Giovanni Porcheddu e ha visto gli interventi del suo vice Fabrizio Coni, dell’assessore Nino Fois e dei ricercatori Giovanni Azzalin, Stefano Pedersoli e Veronica Venco.